C’è un filo nero che lega affari, politica e informazione in Calabria. Un filo intriso di compromessi, accordi sottobanco e silenzi compiacenti. E oggi, quel filo lo tira Franco Laratta, il democristiano dalle uova d’oro, che da qualche mese ha trovato il suo nuovo trono: la direzione di LaC News 24 e LaC Tv, la voce (o forse sarebbe meglio dire la copertura mediatica) di Domenico Maduli, l’uomo che ha costruito il suo impero tra affari, compromessi e contratti capestro, tenendo i giornalisti sotto scacco e con le cimici in redazione per controllarli meglio. E non azzeccando una scelta – che sia una – ormai dai tempi del redivivo Pasquale Motta. E sono passati anni…
Non c’è da stupirsi: Laratta è il personaggio perfetto per continuare a coprire questa vergogna infinita. Uno che si è arricchito sfruttando ogni poltrona disponibile, senza mai davvero sporcarsi le mani per il bene della Calabria, senza mai opporsi davvero a quel sistema che ha contribuito a costruire. È stato nella Commissione antimafia ma le sue mani non hanno mai sfiorato i fili che muovono la “mafiopoli” di Vibo Valentia, dove tutto si mescola e tutto si compra.
Laratta è uno che ha sempre sguazzato nel sistema, attaccato al denaro e al potere, che non ha mai pronunciato una parola fuori posto contro chi tiene in pugno i calabresi. Un servo con la livrea, che fa più “chic”. Politicamente è stato un moralista da strapazzo, sempre pronto a pontificare sul bene comune ma a spese degli altri, senza mai rischiare nulla di suo. Sempre al centro, sempre ben posizionato nei corridoi giusti, sempre pronto a fare accordi dietro le quinte per garantirsi una bella poltrona. Ma oggi persino Maduli si domanda se Laratta sia il volto giusto per far passare l’immagine di un’informazione “pulita” e rispettabile: più che rispettabile ormai è diventata tragicomica e lo vedono tutti, giorno dopo giorno.
Non è solo un problema di informazione, è anche un problema politico. Franco Laratta ha distrutto il centrosinistra a San Giovanni in Fiore, trasformando quello che era un partito con radici profonde in un’accozzaglia di correnti e personalismi, svuotato di idee e di consenso. Ha messo le mani sulle primarie del Pd per favorire Domenico Lacava, un candidato fragile e facilmente manovrabile, assicurandosi così che il partito perdesse le elezioni e lasciando campo libero a Rosaria Succurro, che da San Giovanni in Fiore con il sostegno di quei poteri che Laratta ha sempre favorito ha spiccato il volo verso la Cittadella.
Ma la storia non finisce qui. Laratta non si è mai limitato alla politica. Ha sempre saputo “monetizzare” ogni occasione, portando avanti affari personali sotto mentite spoglie. È stato un parassita della politica e dell’informazione, passando dal Parlamento all’Ismea (un altro regalo del Pd nazionale, grazie a Franceschini), continuando a intascare stipendi pubblici senza che nessuno potesse mai ricordare un suo solo intervento a favore della Calabria durante la sua carriera da parlamentare.
E ora, da direttore di LaC, le marchette vanno avanti che è una bellezza. Gli accordi con il governatore Roberto Occhiuto sono noti a tutti: il tycoon ha campo libero sull’aeroporto di Lamezia e in cambio Laratta garantisce una copertura mediatica compiacente piegando la testa persino quando Occhiuto va nel salotto della Grippo e lo chiama La(g)atta…
Questa Calabria non cambierà mai se si continua a lasciare campo libero a personaggi come Laratta, che trasformano tutto quello che toccano in oro per loro stessi e in melma per gli altri. È un predatore mascherato da benefattore, un furbo travestito da moralista, un paraculo che si riempie la bocca di belle parole per poi tradirle nella pratica di ogni giorno.
La sua vocazione per i giovani è un’altra truffa. Dietro le quinte, usa i ragazzi per costruirsi un’immagine, mentre i veri giornalisti, quelli che si fanno un mazzo nelle redazioni, sono costretti a sottostare ai ricatti di contratti precari, come quelli di Maduli e consorte. Che lui adesso “benedice” con l’insediamento alla direzione.
Laratta ha già fatto abbastanza danni al Pd, alla politica e al giornalismo calabrese. Se il Partito Democratico vuole ancora avere una speranza in questa regione, deve prendere le distanze da lui una volta per tutte. Deve isolare chi ha trasformato il partito in una macchina di clientele e accordi sottobanco, in un comitato elettorale personale che non ha mai avuto come obiettivo il bene della comunità, ma solo il proprio tornaconto.
Non possiamo più permetterci di stare zitti. La Calabria ha bisogno di cambiamento vero, di persone che abbiano il coraggio di rompere con i vecchi schemi. Franco Laratta è il simbolo di tutto quello che deve finire: l’opportunismo, i compromessi, le mezze verità, le poltrone occupate per interesse personale. Noi non abbiamo niente di personale con lui ma aborriamo il sistema nel quale sguazza Laratta e non abbiamo paura di scriverlo. Prima o poi anche questo sistema di potere dovrà pur cambiare. A partire da un bel calcio nel sedere al prode Laratta. A futura memoria, come al solito.









