Vibo. Occhiuto “pilota” la protesta contro i commissari per rimettere in sella il suo “generale”. Povera Calabria nostra!

La sanità calabrese ha toccato e sta toccando il fondo. Mai prima d’ora era apparsa così grave la situazione generale in tutti i territori, nessuno escluso. E se a San Giovanni in Fiore scendono in piazza in migliaia per urlare la rabbia della gente contro il sistema politico e in particolare con colui che, da commissario, dirige questo sfacelo, a Belcastro il sindaco se ne esce con un’ordinanza nella quale “vieta” ai cittadini di ammalarsi e lo fa anche lui per gridare tutto il suo malcontento contro lo stesso sistema politico che ha portato la Calabria nel baratro.

Epperò, mentre succede tutto questo, a Vibo il commissario Occhiuto aveva anche trovato il tempo di “pilotare” una ridicola protesta per dare in testa alla triade commissariale insediatasi dopo lo scioglimento per mafia dell’Asp – il secondo – e cercare di accreditare quell’inutile idiota del generale Battsitini, piegato ormai da anni alle logiche perverse e corrotte del sistema politico.

Per pilotare la protesta Occhiuto ha scelto due soggetti che sono tutto un programma: Antonello Talerico e Francesco De Niui, famigerati in Calabria per la facilità con la quale cambiano casacca e per le loro ambigue frequentazioni. Occhiuto in particolare ha sguinzagliato questi due impresentabili con la scusa del mancato rinnovo del contratto a 23 operatori sanitari e la proroga di appena due mesi a un’altra ventina di loro da parte della triade nominata dal ministero… Una contestazione che altro non è che il preludio a un suo intervento diretto per… aggiustare le cose e per passare per “salvatore” de ‘sta cippa (scusate il francesismo).

Ma per chiarire meglio il tutto bisogna partire dall’inizio. Lo scioglimento dell’Asp di Vibo Valentia risale a fine settembre. Il presidente Roberto Occhiuto, nonché commissario della sanità, interviene subito affermando con la sua proverbiale “sicurezza” (auuuu) che le cause erano da ricercarsi nelle gestioni passate e che con il suo arrivo l’azione di risanamento in Calabria e a Vibo Valentia va alla grande. Non solo: spende grandi parole di elogio verso il commissario Battistini da lui inviato a Vibo Valentia. Proclama: «Ringrazio Antonio Battistini per l’ottimo lavoro fatto. Sotto la sua gestione l’Asp ha avviato un positivo percorso di risanamento aziendale, con azioni concrete e per nulla scontate».

Il commissario Battistini a sua volta interviene affermando: «Questo epilogo era inevitabile se le premesse sono quelle dell’inchiesta Maestrale-Carthago. Non sono sorpreso, solo molto dispiaciuto». La narrazione del chiacchierone di Cosenza va avanti su giornali e giornaletti dove addirittura si asserisce che il commissario Battistini avrebbe potuto far parte della triade che avrebbe diretto l’Asp di Vibo Valentia. Lui stesso a esplicita domanda ammette: «Se mi fosse data l’opportunità di restare sarei contento e se così non dovesse essere, certo, mi dispiacerebbe. Ma spero che venga qualcuno in grado di proseguire ciò che di buono è stato fatto». Alcuni giornali scrivono che “la questione è anche politica, il governo di centrodestra, costretto allo scioglimento per dati oggettivi, potrebbe decidere di attenuare l’impatto sul presidente di regione e vicesegretario di Forza Italia, confermando Battistini nella triade e alleggerendo così il peso di una vicenda che purtroppo costa alla Calabria di Occhiuto l’ennesima gogna nazionale” .

La narrazione di Robertino Occhiuto si infrange una prima volta alla nomina della triade commissariale, perché di Antonio Battistini non c’è traccia. E purtroppo – per lui – diventa una disfatta a leggere le motivazioni del ministro degli Interni del governo Meloni di centrodestra sulle cause dello scioglimento dell’Asp. Sono legnate da orbi su chi ha gestito in questi decenni la sanità vibonese.

Nessuno viene risparmiato, se molti giudizi riguardano fatti denunciati nell’ordinanza Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro, molti altri, purtroppo per il duo Occhiuto/Battistini, arrivano ai giorni nostri descrivendo un’azienda sanitaria mal governata in pieno caos organizzativo dove ognuno fa quello che cazzo vuole. In più si afferma che nessuna azione incisiva di risanamento è stata mai avviata.

Ma lasciamo la parola alle motivazioni pubblicate che sono di una chiarezza sbalorditiva. Già si parte con un assaggio sulla nomina del Commissario Giuliano nel 2023 sostituito dopo pochi giorni per un avviso di garanzia per peculato: “Al riguardo è opportuno evidenziare che nel mese di giugno 2023 il commissario straordinario allora preposto al vertice dell’azienda veniva sostituito in quanto coinvolto in un’indagine giudiziaria riferita a fatti antecedenti al periodo di svolgimento dell’incarico di direzione dell’ASP e, al suo posto, veniva nominato un altro commissario attualmente in carica”. Partiamo bene…

La relazione ricorda come l’Asp di Vibo Valentia fu sciolta nel 2010 “per condizionamenti da parte della criminalità organizzata che, di fatto, ne controllava gli appalti e le pubbliche forniture e risultava «essere in rapporto di relazione diretta e/o indiretta con il personale dipendente dell’Asp”. La relazione conferma che quei condizionamenti mafiosi non sono mai smessi e sono continuati anche successivamente: “Le ingerenze della criminalità organizzata e i tentativi di condizionare la vita amministrativa dell’ente sanitario sono proseguiti anche negli anni successivi, come viene confermato dagli esiti di diverse inchieste giudiziarie, richiamate dal prefetto di Vibo Valentia il quale evidenzia che le stesse hanno reso palese come l’Azienda sanitaria di Vibo Valentia, sia per l’importanza delle risorse che gestisce che per la natura dei servizi resi, rappresenta un terreno di conquista e di occupazione da parte delle locali consorterie criminali. Le risultanze della recente operazione di polizia denominata Maestrale-Carthago hanno posto in rilievo le ingerenze riconducibili alle locali consorterie, tese a condizionare il personale amministrativo e medico dell’azienda sanitaria, parte del quale risulta avere legami diretti o indiretti con i diversi clan ‘ndranghetisti del territorio, oltre ad essere coinvolto in procedimenti giudiziari”.

La relazione denuncia un contesto territoriale condizionato dalla ndrangheta con forti intromissioni nella gestione del personale dell’Asp, negli incarichi professionali, nella gestione del patrimonio immobiliare, nei lavori pubblici, nella fornitura di beni e servizi, nelle prestazioni sanitarie convenzionate. Nella relazione non c’è un prima e un dopo. Non c’è un prima condizionato dalla ‘ndrangheta e un dopo l’arrivo di Occhiuto e di Battistini di avvio di una nuova fase.

Anzi, la relazione ci va pesante sull’Asp di Battistini ad iniziare dalla mancata collaborazione e dai comportamenti omissivi dei suoi dirigenti e funzionari. Si scive: “In merito all’attività della commissione di indagine, il Prefetto di Vibo Valentia ha, innanzitutto, stigmatizzato la scarsa collaborazione prestata dalla struttura dirigenziale dell’azienda sanitaria nel fornire la documentazione richiesta dall’organo ispettivo, tanto da affermare «non tutta la documentazione richiesta (…) è stata consegnata nei tempi stabiliti», circostanza questa che “gia’ di per se deve ritenersi sintomatica di una grave criticità”, non fosse altro di natura organizzativa evidenziando, altresì, “l’assoluta gravità del fatto”, pur in presenza di obblighi informativi nascenti da richieste provenienti da una commissione di indagine nominata ai sensi degli articoli 143 e 146 del decreto legislativo n. 267/2000″.

Voi penserete che finisce tutto qui e vi sbagliate. La relazione entra nel merito di come viene gestita l’Asp all’epoca del duo Occhiuto/Batrtistini, un caos infernale. Stiamo esagerando? A voi il giudizio: “… Inoltre, viene rimarcato che la commissione ha avuto modo di constatare una situazione di grave disordine, e caos, rilevando, ad esempio (…), una gestione organizzativa del personale che e’ apparsa inequivocabilmente fuori controllo”. A ciò si aggiunge che la disamina della pur parziale documentazione esibita – in forma del tutto disordinata – nonché l’impossibilità di eseguire le dovute e programmate verifiche di taluni aspetti gestionali, in considerazione proprio della carenza o – addirittura – della mancata esibizione della relativa documentazione, hanno permesso di accertare e confermare ulteriormente le carenze organizzative e gestionali che hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora l’Azienda sanitaria di Vibo Valentia, condizione che oggettivamente contribuisce non poco a favorire gli interessi della criminalità organizzata. Gli esiti ispettivi hanno consentito di riscontrare diversi contatti tra le varie articolazioni dell’ASP ed elementi della criminalità organizzata, rapporti che complessivamente considerati depongono per l’esistenza di un condizionamento dell’ente nel suo complesso, che si rileva in modo particolare nel controllo delle procedure seguite per gli affidamenti di commesse pubbliche concretizzatesi «nel favorire società e professionisti di fatto contigui alle locali cosche di ‘ndrangheta». A conferma di cio’ viene riferita una notevole carenza dei controlli antimafia laddove si evidenzia che l’azienda sanitaria nelle deliberazioni relative agli incarichi professionali o alle assegnazioni di lavori ha spesso comesso i riferimenti alle predette verifiche preventive, risultando infatti che su ottantadue delibere oggetto di attenzione da parte della commissione di indagine soltanto in sette risultano riportati,e dunque effettuati, i prescritti controlli”.

Quindi, per riassumere, uno sfacelo che va avanti negli anni e che continua ancora oggi. La relazione asserisce che “proprio le carenze gestionali sono di per se un fatto che “oggettivamente contribuisce non poco a favorire gli interessi della criminalità”. Tutta la relazione è un calvario ed è impietosa anche verso l’ attuale management dell’ Asp per la carenza delle sue azioni di direzione, gestione e controllo. Sulla refezione ospedaliere, per fare solo un esempio, si sottolinea come, dopo lo scioglimento dell’Asp del 2010, fu stipulato un protocollo d’intesa tra Prefettura e Asp che prevedeva la possibilità di chiedere la sostituzione di persone non gradite e che risultavano inidonee. La relazione denuncia che nessuna azione è seguita a quest’accordo negli anni fino ad oggi per allontanare persone sospette di appartenere alla ‘ndranghetà: “benché risultino tuttora assunti e operativi alcuni soggetti legati a uno dei locali clan di ‘ndrangheta, come per altro confermato dagli esiti della predetta operazione di polizia giudiziaria”.

Ma non fìnisce qui. La politica della gestione degli affitti degli immobili è allucinante con una perdita che tra uscite e mancate entrate sfiora il milione di euro e nessuna operazione di inversione è stata messa in atto in questo anno.

Il presidente Occhiuto tace, non parla più di Sanità e agisce solo – come a Vibo o come per il suo intervento al cuore – per i suoi porci comodi mentre la gente continua a morire per strada, com’è accaduto a San Giovanni in Fiore.

Purtroppo la situazione in Calabria sta diventando pesante. L’incapacità a governare di Occhiuto obbliga la politica ad una scelta, delle due l’una: o lui trova la sensibilità istituzionale di dimettersi da Commissario visto che questa relazione non è altro che un atto di sfiducia nei suoi confronti e prima di dimettersi dovrebbe avere la decenza di revocare la nomina a dirigente dell’Asp di Catanzaro ad Antonio Battistini… Oppure il governo centrale dovrebbe intervenire, in primis con un intervento del Ministro alla salute, oppure della stessa presidente Giorgia Meloni e revocare la nomina di Occhiuto e mandare un Commissario mezzo decente che pensi alla salute della gente e non a fare propaganda o a “pilotare” improbabili proteste per rimettere in sella il suo ronzino. Povera Calabria nostra!