Lettere a Iacchite’: “Malasanità in Calabria, tutti i numeri del fallimento di Occhiuto”

Mentre il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto è impegnato 24 ore su 24 nelle riprese da cinegiornale dell’istituto Luce in stile “ducetto” della Calabria, cercando di mistificare la realtà, i dati ci raccontano tutt’altro.

Sia l’Eurostat che l’Istat confermano, qualora ce ne fosse bisogno, che siamo la regione più povera d’ Europa, con il 48,6 per cento degli abitanti che vive una situazione di deprivazione, che tradotto in soldoni significa… povertà. Nel 2024 la Calabria si conferma la prima per numero di abitanti che lasciano questa terra in cerca di lavoro. E mentre Occhiuto si vanta di aver aumentato i voli da e per gli aeroporti calabresi in tutta Italia e in Europa, con un incremento dei passeggeri dal 3,5%, non sa o finge di non sapere che questi aumenti sono per lo più dovuti ai migranti che lavorano al Nord e all’estero che utilizzano i voli per tornare nella propria terra di origine.

Sul piano della Sanità, ha fatto credere ai poveri calabresi che si curava in una struttura pubblica di Catanzaro (il Policlinico oggi Dulbecco) salvo poi scoprire che nella stessa struttura ha chiamato il suo… cardiochirurgo deus ex machina della sanità “privata”…

Sempre sul piano della Sanità, nonostante sia stato nominato commissario in Calabria, secondo gli ultimi dati Istat il tasso di mortalità infantile è più che doppio nella nostra Regione, 3,9 per cento, contro l’1,7 della media nazionale.

Dai dati di spesa sanitaria (fonte Conti pubblici territoriali), a fronte di una media nazionale di 2.140 euro, la spesa corrente più bassa si registra in Calabria con 1.748 euro.

In relazione alla “fuga” dal Sud per ricevere assistenza in strutture sanitarie è sempre la Calabria a registrare l’incidenza più elevata di migrazioni: il 43% dei pazienti si rivolge a strutture sanitarie di regioni non confinanti.

Tutto questo disastro avviene mentre il Cazzaro e parassita sociale continua a finanziare gli amici degli amici – il socio Potestio in primis – e a distruggere le strutture pubbliche favorendo i privati accreditati nel solito giro di affari per la modica cifra di 6 miliardi di euro all’anno.

La Ragioneria Generale dello Stato nel suo Rapporto sulla spesa sanitaria in Italia per il 2023, evidenzia che “nel 2023 la spesa sanitaria in Italia è risultata pari a 131.119 milioni di euro, con un tasso di decremento dello 0,4% rispetto al 2022”.

A livello di singola regione, nel 2023 sono solo la Calabria e l’Umbria a evidenziare valori negativi (-4,3% e -0,6%, rispettivamente). In Calabria si passa da 4.078,8 a 3.904,4 milioni di euro.

Il sotto-finanziamento reale del Servizio Sanitario Nazionale, la crescita delle diseguaglianze, la costante privatizzazione, l’esclusione di milioni di cittadini e cittadine dalle cure e in fin dei conti lo sconquasso della sanità pubblica, si aggrava con la legge finanziaria.

In quella approvata dalla maggioranza che sostiene il governo Meloni c’è il bluff sugli “stanziamenti record”, e ci sono i tagli del governo sulla sanità pubblica. L’incremento nominale degli stanziamenti (meno di 2,3 miliardi di euro) coprirà a malapena l’aumento della spesa per il personale (il rinnovo dei contratti di medici, infermieri e altro personale scaduti da anni). Ma quell’incremento non coprirà affatto l’aumento dei costi di gestione, dall’aumento dei costi energetici all’aumento dei prezzi dei farmaci e tanto meno l’incremento registrato negli ultimi anni nel mondo degli appalti, specie quelli edilizi e impiantistici.

Quello che conta non è la cifra nominale, ma la percentuale della ricchezza prodotta destinata alla salute e alla sanità, allo stato sociale in genere, invece che alle continue sovvenzioni alla grande industria privata, alle grandi opere nocive e all’industria delle armi. Ed allora vediamo questi conti con le loro grandezze reali: ● la spesa sanitaria sul PIL scende al 6,3%: prima della pandemia (2019) era al 6,4%. ● Nel 2022 era al 6,8%. La media OCSE è del 7%. ● Al sistema pubblico italiano mancano, rispetto alla media OCSE, quasi 900 euro per ogni abitante. Una cifra enorme.

La Calabria registra il dato più basso con 315,9 posti letto complessivi ogni 100mila abitanti, mentre per numero di posti letto nel privato la Calabria, insieme a Lazio e P.A. di Trento, si situa al posto più alto in classifica.

Si depotenziano volutamente tutte le strutture pubbliche, e si bloccano le assicurazioni per far funzionare le cliniche private. Una vergogna tutta calabrese.
Ma tranquilli: ci pensa lui da pessimo attore del cinema a farvi credere di vivere nella Regione dei balocchi…

Lettera firmata