“Reggio. Sul ghetto di Arghillà nord si continua a seguire la strada più sbagliata”

COMUNICATO  STAMPA

Sul ghetto di Arghillà nord si continua a seguire la  strada più sbagliata  

Una parte  degli enti impegnati nel quartiere continua a diffondere l’idea errata e discriminante  secondo la quale la “colpa” dei gravi problemi del quartiere sarebbe della comunità rom e per questo si invoca anche la “militarizzazione” del quartiere.  Ma nessuno di questi enti  ricorda che il ghetto di Arghillà, che emargina i suoi abitanti sistematicamente,  è stato realizzato e mantenuto in vita dal Comune, dall’Aterp e da loro stessi;  mentre  la comunità rom è una delle  vittime di questa gravissima operazione. Tanto meno questi enti ammettono che negli ultimi 25 anni con il fantomatico obiettivo della “rigenerazione urbana del ghetto” sono stati realizzati   ad Arghillà progetti per molte decine di milioni di euro che non hanno risolto per niente il problema, ma hanno mantenuto il ghetto peggiorando  la situazione.  Difatti i progetti sono stati e sono tuttora  dei palliativi che hanno affrontato solo gli effetti del ghetto  e non la sua causa e quindi i soli risultati ottenuti sono stati temporanei ed effimeri . Mentre con le decine di milioni di euro utilizzati per realizzare i  progetti   si sarebbe potuto eliminare il ghetto più volte .

Tutto questo non viene detto e per nascondere le responsabilità degli enti pubblici e privati si utilizza costantemente il “capro espiatorio” delle famiglie  rom a cui addebitare “la colpa” di tutto, criminalizzando l’intera comunità.  Addirittura anche la Scuola del territorio di Arghillà per coprire le proprie responsabilità in fatto di istruzione , negli anni passati, ha dato  la “colpa ai  rom” per  l’insuccesso scolastico degli alunni non-rom, riportando  questa terribile “argomentazione” perfino in un proprio documento ufficiale (RAV).  La strategia del “capro espiatorio” applicata alla comunità rom viola la Costituzione perché questa  prevede che la responsabilità dei reati  è sempre e solo  personale e mai di gruppo, inoltre alimenta un ulteriore  “conflitto” nel quartiere di Arghillà peggiorando ulteriormente la situazione.

I  fatti ci dicono che Arghillà non solo non  è “ in mano alla comunità rom”  come qualcuno irresponsabilmente  ha dichiarato , ma è in mano ad una visione errata dei fatti  ed ai  progetti  di “rigenerazione urbana   del ghetto” che nei decenni hanno  “rigenerato” solo se stessi ed i finanziamenti .

Da questo drammatico circolo vizioso che  da decenni viene pagato  a caro prezzo da tutti  gli  abitanti di Arghillà si potrebbe però uscire se ci fosse veramente  la volontà  .

Quello che proponiamo  da tempo  è  di abbandonare  l’obiettivo di “rigenerare il ghetto”  visto che negli ultimi 25 anni si è dimostrato  completamente fallimentare, di non criminalizzare nessun gruppo,  di non militarizzare  Arghillà, ma  di seguire l’unico obiettivo coerente che è quello dell’effettivo  superamento del ghetto .

Il punto di partenza per il superamento del ghetto è capire veramente cos’ è un ghetto urbano e perché nasce. Secondo la Sociologia urbana i ghetti urbani come Arghillà  nascono  da una geopolitica urbana che prevede la città divisa per funzioni e in spazi residenziali omogenei suddivisi per fasce di reddito;   questo porta a concentrare nello stesso luogo  le famiglie più povere ed emarginate . Questi luoghi diventano dei ghetti per una precisa causa che non è  la presenza di un gruppo etnico specifico,  non è   la carenza di  servizi , ma  è costituita, come riportano i risultati di  molti studi scientifici, dal concentramento in un luogo  di un’alta percentuale di redditi bassi. Questa causa  produce un capitale sociale molto negativo e quindi  un ambiente sociale di strutturale esclusione sociale e degrado  che caratterizza il ghetto urbano.

L’unico modo per eliminare il ghetto costituito da una  strutturale  emarginazione sociale non può  essere  la realizzazione dei  progetti di rigenerazione urbana del ghetto stesso, perché questi non agiscono sulla causa del ghetto ,  ma  è quello di eliminare la causa  del ghetto che è l’alto “concentramento di redditi bassi” realizzando  la progressiva equa dislocazione di tute le famiglie in altri quartieri della città . Questo  garantisce  un ambiente abitativo di mix reddituale e culturale che, secondo gli studi scientifici,  consente l’ inclusione sociale, realizzando l’effettivo superamento del ghetto.

Il progetto di equa dislocazione abitativa  è  realizzabile come dimostra l’esperienza attuata  nella nostra città ed in altre città. Per l’acquisto degli alloggi in dislocazione  da assegnare  tanti sono i finanziamenti a cui il Comune potrebbe attingere. Gli stessi  finanziamenti utilizzati per mantenere il ghetto di Arghillà si potrebbero  utilizzare per l’equa dislocazione come stanno facendo altre città . Difatti mentre il Comune di Reggio Calabria, con il sostegno di molti  enti del Terzo Settore,  sta utilizzando i 18 milioni  di euro del Progetto Pinqua per mantenere in vita  il ghetto di Arghillà, altri Comuni stanno, invece, utilizzando il finanziamento Pinqua per acquistare alloggi in dislocazione  da assegnare alle  famiglie ghettizzate. Questa Associazione nel momento della pubblicazione del bando Pinqua aveva proposto al Comune proprio questo utilizzo dei fondi, ma non è stata ascoltata .

L’equa dislocazione, meglio conosciuta come mixitè sociale,  è un piano assolutamente sostenibile perché il mix reddituale che genera produce progressivamente  l’ inclusione sociale delle famiglie, senza finanziamenti e progetti da replicare all’infinito.

Pertanto, invitiamo ancora una volta il Comune, la Prefettura  e gli enti del Terzo Settore a voltare pagina su Arghillà  impegnandosi concretamente in un  progetto di equa dislocazione abitativa, modificando il progetto Pinqua e reperendo altri finanziamenti disponibili per l’inserimento abitativo in equa dislocazione .

Auspichiamo che nel prossimo incontro in Prefettura dedicato al “Patto per Arghillà”, al quale questa Associazione chiaramente non è stata invitata, si possa cominciare a riflettere sulla necessità e l’urgenza di cambiare il paradigma errato  seguito fino ad oggi .  

Reggio Calabria, 03 febbraio 2025

Marino A Giacomo – Un Mondo Di Mondi