A dicembre 2021, un funzionario giudiziario della Procura di Catanzaro avrebbe rivelato ad un presunto esponente della cosca Martino di Cutro l’esistenza di un’inchiesta sul narcotraffico che avrebbe portato a numerosi arresti tra Crotone, Papanice e Catanzaro. È la fuga di notizie ricostruita nell’avviso di conclusione indagini dell’inchiesta “Sahel” che il pm della Dda, Paolo Sirleo, ha fatto notificare a 54 persone. L’operazione, scattata il 20 settembre 2024 con 31 misure cautelari eseguite dai carabinieri di Crotone, smantellò l’organizzazione dei Martino, legata al clan Grande Aracri, dedita alle estorsioni e al narcotraffico. E nell’potizzato scenario, figura la “soffiata” che Renato Guarnieri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione di segreto d’ufficio, avrebbe fatto a Paolo Verni, cognato del detenuto Vito Martino, sulle indagini a carico di Francesco Martino, un omonimo del figlio di Vito.
Gli accertamenti disvelati riguardavano la rete di narcotrafficanti e spacciatori di droga operante a Crotone finita al centro del blitz “Grecale” venuto alla luce il 26-11-2024 con 49 provvedimenti cautelari. In questo modo, scrive il pm Sirleo, gli accoliti del Martino sarebbero stati messi nelle condizioni di eludere le investigazioni e rafforzare la loro presenza sul territorio. Poiché, osserva il magistrato, potevano contare “su un soggetto bene introdotto nel circuito giudiziario per la raccolta di informazioni riservate potenzialmente pregiudizievoli per la tenuta della ‘ndrina”.
Allo stesso modo, a maggio 2022, Guarnieri avrebbe divulgato le indagini su una persona che girava armata per Catanzaro Lido prima di essere fermata. L’inchiesta “Sahel” ha messo nel mirino la famiglia Martino che aveva ripreso a dettare legge a Cutro a colpi di estorsioni all’indomani del declino della cosca Grande Aracri, falcidiata da arresti e condanne.
Sotto scacco erano finiti fli imprenditori dei settori edili, agricolo e commerciale che, dal 2021 al 2022, subirono le imposizioni dei figli e della moglie di Vito Martino, ex braccio destro del boss ergastolano Nicolino Grande Aracri. Ma i Martino si sarebbero cimentati pure nei traffici di droga. Infatti, un “forno” di Cutro era diventato la “base logistica” dove il clan avrebbe steccato, confezionato e smerciato cocaina. Mentre per le “forniture” i sodali della ‘ndrina erano soliti usare un linguaggio criptico. Fonte: Gazzetta del Sud
I 54 indagati: Angelo Aiello, Antonio Abbruzzese, Liliana Barbieri, Domenico Barletta, Damiano Berlingiere, Massimo Berlingieri, Danilo Bevilacqua, Giuseppe Brizzi, Giulio Buonifati, Antonio Colacino, Domenico Diletto, Diletto Pasquale, Francesco Ferrazzo, Giuseppe Ferrazzo, Paolo Fiorentino, Sergio Fraietta, Vittorio Gentile, Giuseppe Grimaldi, Paolo Gualtieri, Raffaele Gualtieri, Renato Guarnieri, Salvatore Ierardi, Benedetto Marchio, Celia Martin De Oliveira, Francesco Matino, Salvatore Martino, Vito Martino, Francesco Maugeri, Mario Maugeri, Giuseppe Ranieri Migale, Antonio Marchio, Antonio Pasquale Muto, Giuliano Muto (del 1988), Giuliano Muto (1998), Giuseppina Muto, Vito Muto (1966), Vito Muto (1975), Fedele Oliverio, Giuseppe Parrotta, Rosario Parrotta, Angelica Passalacqua, Daniele Passalacqua, Fabio Passalacqua, Leonardo Passalacqua, Pino Passalacqua, Patrick Patitucci, Salvatore Peta, Stefano Placanica, Rosanna Policastrese, Matteo Santoro, Salvatore Scandale, Michele Sodaro, Carlo Verni e Veneranda Verni.