Caso Cospito, Delmastro condannato a 8 mesi

Rivelazione di segreto d’ufficio: con questa accusa il tribunale di Roma ha condannato a otto mesi il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro per la vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito. “Spero ci sia un giudice a Berlino, ma non mi dimetto” ha detto Delmastro dopo aver appreso la notizia della condanna. La sentenza è arrivata a poco meno di tre mesi dal rinvio a giudizio, con la Procura capitolina che aveva chiesto l’assoluzione per il politico. Per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e la Rosalia Affinito manca l’elemento soggettivo del reato. Ovvero la mancherebbe la cosciente e consapevole volontà di compiere un fatto reato. I giudici, però, hanno deciso diversamente, condannando il componente del Governo Meloni. L’indagine su Delmastro era partita dopo che aveva rivelato al coinquilino, oltre che compagno di partito, Giovanni Donzelli diversi dettagli sulla detenzione di Cospito. Particolari e dettagli – sui dialoghi di Cospito con alcuni boss mafiosi suoi compagni di reparto nel penitenziario di Sassari – che sarebbero arrivate dal Nic, il Nucleo investigativo centrale della polizia Penitenziaria

Il caso – Il 31 gennaio, durante una seduta della Camera, Donzelli aveva usato quelle informazioni per attaccare quattro parlamentari del Pd, Debora Serracchiani, Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai, accusandoli di vicinanza alla mafia per aver fatto visita all’anarchico qualche settimana prima. L’indagine era stata aperta dopo un esposto presentato in Procura dal parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli. La sentenza dovrebbe arrivare in giornata. Il politico ha già anticipato nei giorni scorsi che, in caso di condanna, non si sarebbe dimesso dal suo incarico nel governo.

La vicenda giudiziaria – Nell’udienza preliminare la Procura di Roma, rappresentata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo aveva chiesto il non luogo a procedere. Lo scorso luglio però il gip Attura aveva disposto l’imputazione coatta per il sottosegretario, non accogliendo la richiesta dei pm, che avevano invece sollecitato l’archiviazione ritenendo non ci fosse appunto la prova dell’elemento soggettivo del reato (cioè della consapevolezza di Delmastro di stare violando un segreto amministrativo). Il sottosegretario aveva dichiarato di essere “straordinariamente fiero di non aver tenuto sotto segreto un fatto di gravità inaudita, cioè che terroristi anarchici in combutta con criminali mafiosi tentassero di fare un attacco concentrico al 41-bis. Lo rifarei domani mattina”. Fonte: Il Fatto Quotidiano