“Il governo vuole il modello ungherese, senza spazio per il dissenso”: nuova protesta contro il ddl Sicurezza

“Con il ddl Sicurezza è in gioco la sicurezza della nostra democrazia”. Anche a Milano, come in altre piazze d’Italia, in migliaia sono scesi in piazza per protestare contro il ddl sicurezza. “Il rischio è quello di una deriva ungherese” dicono i manifestanti che puntano il dito contro le misure repressive che colpiranno in particolare i movimenti sociali e ambientalisti e chi lotta per la casa e per il lavoro. “Un ddl paura” lo ha ribattezzato il segretario della Fiom Cgil Michele De Palma, anche lui in piazza a manifestare.

A Roma il corteo ha coinciso con il quarantacinquesimo anniversario dell’uccisione del militante di autonomia operaia Valerio Verbano da parte di tre neofascisti. In tantissimi sono radunati in via Monte Bianco, dove Verbano viveva e fu ucciso, poi hanno dato via al corteo antifascista al grido «uccidono un compagno ne nascono altri cento».

Alla manifestazione ha partecipato anche la rete No ddl Sicurezza. Per il Pd sono presenti il segretario dem di Roma Enzo Foschi e Marco Miccoli, e per la Cgil il segretario di Roma e Lazio Natale Di Cola. Tra i partecipanti anche il fumettista Zerocalcare e il docente romano e scrittore Christian Raimo.

A Milano ad aprire la manifestazione è un camion con la scritta «Ma quale sicurezza? Verità per Ramy e Fares» a ricordare la morte del giovane ragazzo dopo un inseguimento della polizia. Un caso ancora sotto indagine.

«Zone rosse non ne vogliamo»: è uno dei cori più scanditi. Molto partecipato anche il corteo a Napoli, con associazioni e sindacati. Diversi gli slogan urlati contro il governo Meloni.

Sugli striscioni le frasi «No al modello Caivano», «Nessuna sicurezza da chi semina la guerra», «La repressione non passerà».

«Con queste norme uno studente o un lavoratore che manifestano per il diritto allo studio o per la difesa del proprio posto di lavoro, rischia fino a due anni di carcere» spiega il segretario campano della Cgil, Nicola Ricci: «C’è un tema che riguarda la tenuta della democrazia: in questo Paese deve continuare ad esserci la garanzia di poter dissentire, di poter scioperare e di mobilitarsi nell’ambito di un conflitto sociale che ha delle regole democratiche. Il Governo non vuole sentire voci contrarie ed è per questo che oggi siamo in piazza insieme a tante lavoratrici e lavoratori provenienti da tutta la regione».

Circa cinquemila persone erano presenti a Bologna al corteo a cui hanno partecipato centri sociali, collettivi, sindacati e associazioni. Fra i manifestanti anche la vicesindaca Emily Clancy e l’attore Alessandro Bergonzoni.

In tanti anche a Genova per protestare contro «un provvedimento sbagliato e pericoloso, che limita le libertà fondamentali sancite dalla Costituzione e colpisce i diritti di sciopero, di manifestazione e di dissenso senza affrontare i reali problemi del Paese».

«La sicurezza non si costruisce con la repressione, ma con il lavoro dignitoso, con contratti nazionali che prevedano salari adeguati e con servizi pubblici efficienti e accessibili a tutte e tutti – sostiene la rete No Ddl Sicurezza -. Il Governo deve ritirare immediatamente il provvedimento, che aumenta le disuguaglianze e restringe i diritti invece di tutelarli, e concentrarsi sulle vere emergenze del Paese: lavoro, sanità, istruzione e giustizia sociale».