Sono le 9 di un mattino soleggiato del 20 luglio 2001 e insieme ad altri, dopo aver passato la notte in una tenda nel cortile di una scuola in zona Redipuglia, ci accingiamo a raggiungere il luogo di concentramento dove si sono dati appuntamento, per sfilare in città, tutte le sigle del sindacato autonomo e di base europeo giunte a Genova.
E’ l’indomani del partecipatissimo e tranquillo corteo per i migranti. Il corteo della base antagonista sindacale è convocato per le 14 in piazza Paolo Da Novi. Il primo dei cortei a “partire”.
Sono le 10,30 e arriviamo in piazza, e già tutt’attorno è un nugolo di gruppi e gruppetti impegnati a montare, chi bandiere chi l’amplificazione. L’aria che si respira è quella tipica del “precorteo”. Si attendono entro le 14 circa settemila persone. Un giro per la piazza a salutare amici e compagni, e nel mentre, cominciano ad arrivare gruppi più o meno compatti di uomini vestiti in nero. Alcuni dei quali sembrano quasi maschere carnevalesche, con strani copricapi e tamburi battenti. In pochi minuti sono già più 500.
Sono le 11,30. Prendono possesso della piazza. Al cui centro è posizionata una grande aiuola. In maniera organizzata iniziano a divellere tutta la recinzione in ferro dell’aiuola, a rastrellare tutti i cassonetti dell’immondizia in giro e a smontare sanpietrini, occludendo le due traverse presenti in piazza dove si era schierata la polizia.
Creano due grosse barricate, alle quali aggiungono anche vetture parcheggiate nella zona. Il tutto sotto lo sguardo attonito dei manifestanti presenti e la tranquillità dei poliziotti. Che nonostante gli uomini in nero si adoperassero per più di un’ora a smontare una piazza intera, non intervengono. Qualcuno dei manifestanti prova a dirgli: ma che state facendo? E di tutta risposta riceve un bel palo in testa. Ambulanza e via al pronto soccorso.
Sistemate le barricate, intorno alle 12,30 del 20 luglio inizia la prima battaglia di Genova 2001. Gli uomini in nero cominciano una fitta sassaiola all’indirizzo dei cordoni della polizia schierati ad una trentina di metri di distanza. Una operazione che dura più di mezzora, nella quale si lancia di tutto.
I poliziotti non reagiscono, restando nei cordoni e proteggendosi dalle pietre con gli scudi. Restano fermi lì, immobili, a ricevere di tutto, non certo per volontà loro, se avessero potuto avrebbero caricato dopo due secondi. L’impressione è quella di chi si è organizzato per ricevere una “offesa” al fine di favorire un disordine fittizio, per poi giustificare una cruenta repressione.
Se avessero voluto evitare la guerriglia, sarebbe bastato non fargli erigere le barricate e smontare la piazza nella più totale tranquillità.
Quando la giustificazione dei disordini era più che sufficiente, visto che alcuni degli uomini in nero avevano iniziato anche ad aprire supermercati e banche, la polizia decise di intervenire con un fitto lancio di lacrimogeni e cariche di alleggerimento, fino a costringere il corteo a partire ancor prima del previsto.
Cariche indiscriminate che scatenano un fuggi fuggi generale dalla piazza, evidenziando un cambio repentino della polizia che dall’atteggiamento di difesa, sostenuto fino a quel momento nei riguardi degli uomini vestiti in nero, passa all’attacco, manganellando chiunque si trovi sulla loro strada. Del tipo chini ci ‘ncappa ‘ncappa.
In tutto questo, la folta pattuglia degli uomini in nero si disperdeva in sordina con metodo che pareva scientifico, dimostrando una conoscenza della città impressionante, tanto da farmi pensare ad un attacco studiato bene, perché studiato anche nelle vie di fuga. In un batter d’occhio erano spariti nei vicoli di Genova. Incendiando, al loro passaggio, macchine e distruggendo lampioni e vetrine, senza prendere neanche una manganellata.
In piazza, nel frattempo, sono rimasti bloccati molti dei lavoratori dei sindacati autonomi sorpresi dagli eventi e appena giunti sul posto che non sanno cosa fare. La polizia li punta, e giù manganellate, nonostante sapessero bene, gli agenti, che non erano certo loro i violenti.
Segno evidente di un accordo tra gli uomini in nero e i poliziotti. La strategia usata è un classico della polizia di tutto il mondo: infiltrare i cortei con decine e decine di agenti sotto copertura con l’ordine di provocare disordine al fine di giustificare una forte ed indiscriminata reazione.
Questo avviene quando la volontà politica è quella di annientare un movimento, come quello che si era costituito a Genova, che per eterogeneità e determinazione e partecipazione, faceva paura al potere. Se da un lato è vero che non tutti gli uomini in nero erano infiltrati, dall’altro oramai è chiaramente accertato che molti erano agenti sotto copertura.
La mattanza in piazza continua indiscriminata, e al corteo non resta altro da fare che difendersi.
Inasprendo così la repressione che a quel punto è sparsa un po’ dappertutto mentre dal Carlini si avvia il corteo delle Tute Bianche con il quale bisognava ricongiungersi nei pressi di via Tolemaide.
Sono quasi le due, e gli scontri in piazza Da Novi, e nel suo circondario, vanno avanti da almeno un’ora e mezza. Molti sono rimasti chiusi nella piazza, e cercano tra le manganellate una via di fuga. La situazione è agghiacciante. Teste rotte e sangue dappertutto.
Persino i medici e gli infermieri arrivati sul posto per prestare soccorso vengono selvaggiamente manganellati. A quel punto era chiaro a tutti che era in atto un vero e proprio arbitrio delle forze del disordine al cui comando in quei giorni si era posto, per conto del governo, il fascista pentito Fini.
L’ordine era reprimere il movimento con ogni mezzo necessario. Farli passare per violenti agli occhi dell’opinione pubblica e decretarne la fine mediatica e fisica. Nel mentre gli infiltrati vestiti di nero continuavano a dare fuoco ad ogni cosa provocando colonne di fumo che alte si levavano nel cielo di Genova a mo’ di segnale agli altri cortei che erano in marcia in altre parti della città, quasi come a dire: stiamo arrivando. Ce n’è anche per voi.
E così sarà, dall’attacco ingiustificato del corteo delle tute bianche in via Tolemaide, dove finalmente tra mille peripezie eravamo riusciti ad arrivare, fino alla morte di Carlo Giuliani.
Non tutti conoscono l’origine degli scontri di Genova. Tutti pensano che gli scontri di Genova si siano generati in via Tolemaide con l’attacco al corteo delle tute bianche. Almeno per quel che riguarda il “grande pubblico”. E in questa giornata di commemorazione io ho voluto ricordare questo.
GdD