A priori, ci scusiamo se non siamo perfetti.
Perdonateci se siamo ammalati.
Due indizi, però, fanno una prova. La garante della sanità calabrese e il commissario dell’ Asp di Vibo, l’altro ieri, sono stati abbastanza chiari. La prima ha visitato – passerella – l’ospedale di Cosenza, l’ Annunziata, ed ha trovato, a Suo dire, tutto in ordine. Tutto perfetto. Un’ispezione tanto a sorpresa che già tutti erano bene informati. Pronto Soccorso vuoto. Nemmanco un misero ammalato. Tutto brillante e luccicante.
Il secondo ha affermato che le ambulanze non dovevano stare lì. Quando mai sì è visto che un’ambulanza porti gli ammalati al Pronto Soccorso, quando? Eppoi all’unisono, affermano: questi ammalati non sanno distinguere un infarto da un ictus. Sono proprio ignoranti. La perla delle perle è stata: se non ci fossero gli ammalati non avremmo ospedali stracarichi e funzionerebbero, pure, bene.
Delirium per delirium. Leggiamo di un’altra mente eccelsa. Il presidente argentino, Milei, chiamerà le persone con disabilità, “idioti”, “imbecilli”, e “ritardati”. Nulla di nuovo sotto il sole. Il Lombroso affermava, senza smentita alcuna, che “il calabrese è un soggetto destinato al crimine per via dei suoi tratti somatici”. Ma dai. Suvvia. Perdindirindina. A Sparta, dal monte Taigeto, venivano “delicatamente” buttati giù coloro che non rispettavano i canoni classici. Mentre e nel mentre, noi poveri e sciancati affetti da mielopatia rischiando la paralisi, non avendo parente alcuno, con tre figli in cerca di fortuna laureati e a spasso. Non potendo più aspettare di fare la risonanza magnetica a fine maggio andiamo a fare la questua oppure ci rivolgiamo agli usurai, per cercare di curarci.
Un farmaco dalla farmacia territoriale lo aspettiamo da oltre 100 giorni.
Perdonateci se siamo pure poveri oltre che ammalati.
La morte si sconta vivendo.
Maurizio Matera, educatore