Caleca: “La presenza mafiosa a Reggio Emilia si fa forte del costante rapporto con Cutro”. I nomi degli arrestati

Questa mattina a Reggio Emilia è andato in scena un altro capitolo della lotta alla ‘ndrangheta da parte della Dda di Bologa e della procura di Reggio Emilia. Gli approfondimenti investigativi effettuati dalla Polizia di Stato hanno consentito di attestare l’esistenza e l’operatività, nell’alveo della cosca ‘ndranghetistica emiliana, del gruppo mafioso Arabia.

Secondo quanto appurato dagli investigatori, il sodalizio era caratterizzato dall’ampia disponibilità di armi e dedito alle estorsioni, alle truffe, nonché alla ricettazione di beni provento di furti a ditte di autotrasporto, commessi al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa.
Il capo del sodalizio, Giuseppe Arabia, già condannato con sentenza passata in giudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso – il cui fratello è stato ucciso nel 2003 a Steccato di Cutro nel corso della guerra di mafia che ha visto contrapposti gli Arabia, legati ai Dragone, e la cosca Grande Aracri – operando in sinergia con i suoi sodali, ha posto in essere condotte tipicamente mafiose, con l’adozione di modalità violente e comunque intimidatorie, sia a scopo ritorsivo e punitivo, sia per imporre, con la forza di intimidazione promanante dall’appartenenza al sodalizio ‘ndranghetistico emiliano, la propria volontà.

La misura cautelare è stata disposta nei confronti di Giuseppe Arabia, 59 anni; Giuseppe Arabia, 36 anni; Nicola Arabia, 40 anni; Salvatore Messina, 45 anni; Giuseppe Migale Ranieri, 47 anni, e Salvatore Spagnolo, 34 anni, tutti di Cutro.

Parlando con i giornalisti, ecco quanto ha evidenziato il procuratore di Reggio Emilia Francesco Caleca: “Un aspetto significativo di questa indagine, che è bene evidenziato negli atti, è il costante rapporto con Cutro e la realtà calabrese. Un rapporto che è biunivoco. Da un lato serve a rafforzare la presenza mafiosa giù in Calabria, ma dall’altro lato la presenza mafiosa a Reggio Emilia si fa forte anche di questo costante rapporto con gli scenari mafiosi calabresi perché è come un capitale intimidatorio che possono mettere in campo e utilizzare. Dunque, la presenza di questo costante rapporto non solo è importante ma decisiva e viene spesso valorizzata nei rapporti interni…”.