Cosenza, polizia violenta. Tutto è concesso fuorché il silenzio (di Pino Tassi)

di Pino Tassi

Sulla vicenda di Gabriele Carchidi tutto è concesso fuorché il silenzio. La vicenda si poteva anche archiviare come una normale operazione di controllo di un cittadino senza documenti. Purtroppo le immagini brutali dell’ammanettamento riprese da un cittadino fanno andare la mente alle immagini viste tante volte in tv provenienti dagli Stati Uniti d’America. Vedere un cittadino inerme di 60 anni avvinghiato, spintonato e buttato a terra per essere ammanettato, come se si fosse trattato di un criminale pericoloso, è semplicemente agghiacciante.

Eppure era evidente che non si era davanti ad uno ‘ndranghetista pericoloso. Non si trattano così i cittadini comuni solo perché non esibiscono la carta d’identità. Sarebbe interessante sapere se questo metodo di controllo è nella prassi della polizia a Cosenza. Gabriele Carchidi sostiene che quel trattamento è scaturito per la sua attività di denuncia giornalistica. Tanti altri legano la questione al suo essere un giornalista che fa controinformazione. Paride Leporace scrive che nasce il sospetto che il tutto sia dovuto alla pessima ragione del suo scomodo pensiero giusto o sbagliato che sia. E chiede che chi di dovere intervenga. Di fronte a tutte queste domande, al sospetto che la vicenda nasca per la sua attivi giornalistica, il Questore non può stare zitto e deve fare piena luce sull’intera vicenda. Molti sono intervenuti esprimendo solidarietà a Gabriele Carchidi, non abbiamo ancora letto nessun comunicato da parte delle altre testate giornalistiche, da parte dell’ordine dei giornalisti, da parte dei partiti politici e anche del sindaco di Cosenza. La vicenda riguarda tutti e il silenzio è la scelta peggiore che si possa fare. Da parte mia piena solidarietà e vicinanza a Gabriele Carchidi e a Iacchite’.
“Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”