La Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto i fratelli Vincenzino e Giuseppe Fruci e il collaboratore di giustizia Francesco Michienzi dall’accusa di omicidio dell’avvocato lametino Torquato Ciriaco, avvenuto il 1 marzo 2002 nei pressi dello svincolo della Statale «Due Mari» all’altezza di Maida (Cz). Si trattò di un delitto «eccellente» che scosse la comunità di Lamezia Terme. La sentenza di oggi fa seguito all’annullamento di una precedente sentenza di secondo grado da parte della Corte di Cassazione, che aveva rinviato il giudizio a un nuovo processo. La sentenza annullata condannava a trenta anni i fratelli Giuseppe e Vincenzino Fruci. La Procura generale aveva chiesto la conferma della condanna a 30 anni di carcere per i fratelli Fruci e 7 anni e 4 mesi per il collaboratore di giustizia Michienzi. Secondo l’originaria prospettazione accusatoria, l’omicidio Ciriaco sarebbe stato deciso dalla cosca Anello-Fruci, operativa a parere degli inquirenti a cavallo delle province di Catanzaro e Vibo Valentia.
Dure le critiche dei familiari di Ciriaco nei confronti della decisione della Corte d’Appello: «Adesso – scrivono le sei figlie di Ciriaco, Teresa, Francesca, Laura, Eugenia, Maria Chiara e Giuli – diteci chi è stato se non sono stati loro. Questi ‘signorì sono riusciti a farla franca e ancora una volta dopo un’accusa per fatti di sangue rimangono impuniti. Non ci sono mai abbastanza prove. Un altro caso di giustizia negata. Nostro padre non è stato strappato alla vita da un uomo invisibile ma da menti criminali che sapevano quello che facevano. Nostro padre non è stato ammazzato da un pazzo qualunque ma dalla cosca Anello-Fruci che ha voluto levare di mezzo un avvocato integerrimo e pertanto scomodo. Basta. Basta con le prese in giro. Basta con le favole di giustizia. Basta. Tu Stato – concludono le figlie dell’avvocato Ciriaco – non parlare più di giustizia perchè non sai cosa vuol dire visto che l’hai sepolta da tempo. Sempre indignate».