Ospedale di Lamezia, reparto Medicina: l’orchestra filarmonica è “scordata”

Lamezia Terme 30 Marzo 2025

A proposito del reparto di Medicina dell’ospedale di Lamezia Terme

L’orchestra  filarmonica è “scordata” …

“Umanità ed estrema professionalità. Una struttura di eccellenza accordata come una prestigiosa orchestra filarmonica” . Questo è lo stralcio di una lettera di un paziente, che ha avuto un’esperienza felice nel reparto di medicina Interna del presidio ospedaliero di Lamezia Terme, indirizzata al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, al Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, al Dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria, al Commissario Straordinario Antonio Battistini, e al Direttore della S.O.C. di Medicina Interna del Presidio Ospedaliero di Lamezia Terme, Gerardo Mancuso.

Sento il bisogno, prima di addentrarmi in una doverosa riflessione critica sul merito, di esprimere gli auguri più sinceri al paziente, autore della lettera, di pronta guarigione. Avverto anche la necessità di chiedere, ai destinatari della lettera dell’utente, di sentire anche le altre campane, i cui rintocchi, prodotti dalle segnalazioni degli utenti inviate, tramite il TDM di Lamezia Terme, ai responsabili dell’ASP di Catanzaro, non sono stati adeguatamente attenzionati. Quale migliore occasione per monitare i disagi segnalati ed apportare correttivi alla struttura organizzativa di quel reparto e alla congruità degli operatori nella gestione delle relazioni con i pazienti e con i loro familiari! Sono trascorsi un paio di giorni da quando la stampa locale ha pubblicato la lettera di esaltazione degli operatori del reparto di medicina interna, aggregandoli in una sorta di “... orchestra che suonava all’unisono sotto la mirabile regia del suo Maestro, il Direttore Prof. Gerardo Mancuso“.

In seguito a tale pubblicazione, ho ricevuto, come responsabile del Tribunale per i Diritti del Malato, messaggi di cittadini irritati che, al contrario, hanno parlato di esperienze atroci in quel reparto, come il decesso di un padre o di una madre in solitudine e senza neanche una carezza dei loro cari. Cosa che accadeva  soprattutto negli anni del covid, per il diniego “capotico” delle visite dei familiari, anche in forma protetta.

Ma c’è di più! Il link di quel giornale è stato postato su facebook e letto da decine e decine di lettori, 220 dei quali hanno commentato descrivendo, all’unisono, situazioni di forte criticità in quel reparto  a livello di accoglienza e di attenzionamento costante dei degenti, bisognosi di personalizzazione dell’assistenza in quanto portatori di deficit nell’autonomia personale e sociale. A fronte di tutto ciò, e in particolare a causa dell’esiguità di personale infermieristico e di Oss, si è scelto consapevolmente di negare ai familiari la possibilità di integrare l’assistenza ai loro cari, anziani e fragili, anche per gli aspetti affettivi e psico-relazionali.

Una scelta inconcepibile, ancora oggi, come se fossimo in piena pandemia e il 5 di Maggio del 2023, data in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato la fine dell’emergenza, non ci fosse mai stato. A riprova di ciò, anche le  segnalazioni al TDM di Lamezia Terme dei familiari, riguardanti i dinieghi delle visite ai degenti, tutt’ora troppo frequenti per essere considerate episodiche. Non nascondo che anch’io, leggendo la bella ” lettera/recenzione”, ho avuto un sussulto di incredulità per non essermi accorto, in questi anni, che in quel reparto i medici, gli infermieri e le Oss, assimilati ad un’orchestra filarmonica, erano così accordati al punto di poter competere, grazie alla regia del  loro mirabile primario, con due fuoriclasse del calibro di Claudio Abbado e Riccardo Muti.

Nessuno si è accorto della presenza  dell’orchestra filarmonica di stanza ai piani alti del nosocomio lametino, forse perché distratti dalle criticità dell’ospedale di Lamezia Terme e della Calabria nella sua interezza; criticità che, per essere rimosse, necessitano di risorse professionali, strutturali, finanziarie e formative per avere servizi degni di un paese civile. Nei  commenti  alla lettera soprarichiamata emerge una domanda che esige una risposta: come mai, a fronte di un cittadino utente che ne decanta l’efficienza professionale e l’umanità, 220 cittadini, provati da pesanti esperienze dirette, affermano l’esatto contrario?  Un altro interrogativo lo aggiungo io, sperando che sia motivo di riflessione ulteriore: c’è, oppure no, l’esigenza  di aggiornare gli operatori sanitari, come fanno gli “orchestranti” accordando gli strumenti prima di esibirsi, per imporre, esaltandola, la cultura dell’accoglienza, della disponibilità  e della capacità di ascolto? Esattamente quelle componenti emozionali che il paziente, autore della lettera, ha ricavato dalla sua personale esperienza. Non è solo un problema di proporzione, aritmeticamente  improponibile, ma di rispetto della verità. Per il resto, occorre solo aspettare  che anche le decine e decine di utenti, che hanno vissuto esperienze meno idilliache e spesso tragiche, possano un giorno avere a che fare con ospedali  in cui l’armonia con l’utenza e la continuità con l’esperienza familiare, troppo spesso interrotta,  rendano meno gravoso il peso della sofferenza.

Fiore Isabella (Responsabile TDM di Cittadinanzattiva di Lamezia Terme)