All’inizio fu: i carabinieri fermano nel quartiere di via degli Stadi un minorenne a bordo di uno scooter, e vengono accerchiati da parenti e amici accorsi in massa per evitare l’identificazione. La suggestione che ne deriva è questa: in un normale controllo del territorio, una gazzella dei carabinieri nota qualcosa di sospetto. Un giovane si aggira con fare losco a bordo di uno scooter tra i vicoli del quartiere. I militari, insospettiti da un atteggiamento tanto criminogeno, decidono di intervenire: sgommando inseguono lo scooter e, con una manovra degna di Fast & Furious, si piazzano davanti al mezzo, tirano fuori la paletta e intimano l’alt. Neanche un minuto dopo, e attorno alla pattuglia si raduna una folla di cittadini infervorati, parenti del giovane compresi, con l’intento di proteggerlo e impedirne l’identificazione. Uno scenario da fiction criminale che ricorda certi quartieri di Palermo, Napoli, Bari, Foggia, quando la polizia tenta di arrestare un pusher e viene circondata da una folla pronta a fare scudo umano. Anche in via degli Stadi, sempre secondo titoli, veline e suggestione, la situazione si fa tesa: urla, spintoni, concitazione. Si sfiora l’aggressione vera e propria ai carabinieri, e solo l’arrivo tempestivo dei rinforzi evita il peggio. È così che la notizia della “tensione di ieri a via degli Stadi” si è diffusa, con tanto di commenti indignati.
Fino a stamattina. Quando è intervenuto il padre del giovane a raccontare come sono andate davvero le cose. A cominciare dallo “scooter”, che in realtà era una mini moto omologata. Il “giovane sospetto”? Un bambino di 6 anni. E sì, stava semplicemente gironzolando nel quartiere, come gli è concesso. E qui la domanda sorge spontanea: possibile che due carabinieri, addestrati, esperti, in pattuglia per garantire la sicurezza, non si siano accorti di star inseguendo… un bambino? Non diciamo un ninja travestito, un nano da circo in incognito, ma proprio un bambino. Alla fine, una folla che secondo i titoli dei giornali di ieri sera sarebbe stata “agitata”, rinforzi chiamati con urgenza, e due carabinieri convinti di aver messo le mani su un pericoloso latitante. Peccato solo che il “latitante” piangesse disperato e la folla non stesse cercando di ostacolare l’arresto, ma semplicemente di far capire ai militari che quello davanti a loro era un bambino spaventato, non un boss della mala. Cronaca di un grande successo dell’Arma: Operazione Pampers – missione compiuta.