Vibo. Ma Romeo cade? Manuale e rituali del politico/a voltagabbana

“Ne’ Destra ne’ (questa) Sinistra. (Qui) si vive alla giornata: acqua santa e acqua minerale” (Leo Longanesi)

di Rocco Tripodi 

In tanti continuano a chiedermi cosa io sappia di più rispetto a quanto si sa dalle informazioni ufficiali, su quanto sta succedendo nel Palazzo Comunale di Vibo Valentia.

A me, quella tragedia andata in scena nei giorni scorsi, è sembrata più una sorta di SPEED CAR SHOW con protagonisti piloti in rappresentanza di tutte le marche politiche accreditate nel vasto panorama cittadino, con prestigiose presenze (all’ammucciateja) di campioni regionali, che, per eccesso di pudore, hanno voluto restare in ombra. Spettacolo fastidioso, caciottaro per le rumorose sgommate, derapate e testacoda, a gusto mio disgustosi e rivoltanti, messi in scena in forma burina, trucida e garbatelliana, dentro e fuori dell’aula comunale; con sfrontato disprezzo per i cittadini che sempre più turbati e sgomenti, assistono ormai passivi e disorientati, nulla comprendendo di quanto politicamente stia succedendo sopra le loro teste giudicate cocuzze senza semi e senza sostanza. Vi invito a presenziare ai prossimi consigli per godere in diretta della tragica comicità che si può cogliere appieno, nella loro esilarante meschinità, solo in diretta.

Dovreste vederli! Tutti lavati, strizzati e asciugati, acconzati e impomatati, stirati e tirati a lustro dalle premurose accudenti e trepidanti mammuzze; maschi e femmine con ciglia, sopracciglia, baffi e peli di svariate fogge, indifferentemente, di qualunque stagione e latitudine; della misura prevista dal regolamento, con abitucci di sartoria (di periferica provincia) che per taglia e ottimistica valutazione degli ingombri del proprio corpo, lasceranno, a fine giornata sulle loro carni gli effetti di un cilicio.

Le donne, in particolare, addobbate come madonne sbrillucicanti in processione. Gli uomini appesantiti già di loro, quantunque l’età, gravati da orologi, anelli, collane, crocefissi e bracciali in oro, tamarri il giusto, imposti anche dalla loro cultura, come dire…della Appartenenza; tutti rigorosamente in abito scuro e cravatte scelte dai loro fantasiosi bimbi. Con scarpe da tennis bianche, o mocassini assolutamente senza calze, pantaloni a tubino lunghi ben più al disotto… del ginocchio. Barba apparentemente trascurata, ma scrupolosamente squadrata, irregimentata, conforme al ruolo, di 11 giorni, al più 13 se giustificati dalla mamma. Sputati…nel senso di riprodotti dalla stessa fotocopiatrice. Per non confonderli, fate come me: portatevi i loro santini con i nomi.

A questa gente che per acconciarsi in tal guisa ha bisogno dalle 4 alle 6 ore, bastano, pensate, da 1 al massimo 6 minuti, soltanto, per decidere se far cadere, a comando, la giunta; se passare a destra, al centro o a sinistra; se allearsi con chi gli sta difronte invece che con chi gli sta di dietro; se uscire piuttosto che entrare in un GRUPPO; se votare secondo l’indicazione suggeritagli al volo sul cellulare invece che quella concordata prima di entrare, o promessa ad “un amico” durante la corsetta domenicale; …oppure, pur sapendo che certamente verrà espulso dal gruppo, VOTARE ADDIRITTURA SECONDO COSCIENZA (finora non si è mai verificato).

Romeo cade?
Comunque, belli, sono belli certamente. Ma quanto profumati però! Ogni 15min. occorre uscire dalla sala, prendere una boccata d’aria e poi rientrare.
Sarà forse anche per questo che il balcone del municipio è sempre affollato!
Mi si dirà: ma è sempre stato così? Beh, in parte. Un tempo ci si muoveva nel rispetto di una rigida CONTINUITA’, per lo meno apparente, magari solo nella forma, ma non altrettanto nella sostanza.

Un esempio: se la nonna era Segretaria del fascio; o se il padre militava in quel gruppo che negli anni ’60 lottava contro le gabbie salariali, con queste premesse, non ci si meravigliava che la prima, in continuità, si collocasse nel MSI, mentre l’altro nel PCI. Così come, il figlio di un influente accumulatore di tessere e generoso distributore in campagna elettorale di pacchi di cannarozzeja e 45 giri di Little Tony, scegliesse di stare nella DC.

E chi, con un genitore che scherzosamente veniva associato a un mago, un prestigiatore, ribadiva questa sua attitudine nel PSI; e anche chi, procreato da un prete e cresciuto da un illusionista trovava la sua naturale collocazione nel PSDI. In questo scenario per noi elettori tutto era più facile. Avevi informazioni certe. Quando ti veniva certificato su quali giacigli, culle, brande, pagliai, tavolacci, baldacchini, ombre di sipale e per i più abbienti, sedili reclinabili, sofà e canapè venivano consumati certi accoppiamenti, ti recavi al voto con sufficiente consapevolezza. Allestivano formazioni che ti aiutavano ad inquadrare il tuo candidato sulla base della nascita, appartenenza, crescita, frequentazioni sociali, formazione scolastica ed intellettuale, estensione culturale, maturazione e infine collocazione politica e programmi.

Per grandi linee, chi ha una certa età, dovrebbe, su questa analisi concordare con me. C’erano certo, eccezioni. Prendete me. Il mio papà integerrimo, impenetrabile, per questo spesso inviso anche nel suo ambiente, è stato fino a diventarne maresciallo, un esempio di fedele “REALONE” cioè carabiniere (così chiamati perché fedelissimi al re). Ma com’è facile capire, anche e non solo, per ragioni anagrafiche il solo RE verso il quale da giovane mi sono avvicinato restandogli fedele, è quello che ho incontrato sui tasti e sulle corde della mia prima chitarra. Tutte queste pippe e pipponi con cui vi sto ammorbando vanno giudicati con, spero, generosa sopportazione e riconosco essere forse troppo impertinenti ed inzurtanti, li ho ritenuti indispensabili per chiarire una mia personale provenienza e successiva collocazione politica… Ma non voglio farvela troppo lunga e allora qui mi fermo per il momento ma vi dò appuntamento a prestissimo.

1 – (continua)