Lamezia 2025. Sanità canaglia, tutte le verità che Doris Lo Moro ha nascosto e continua a nascondere (di Igor Colombo)

di Igor Colombo

Mai come in questa campagna elettorale per le amministrative a Lamezia, si è parlato della tematica della sanità, posta al centro dell’attenzione dei tre candidati a sindaco da parte di tutta una opinione pubblica nonostante questa non sia materia e competenza primaria di un’amministrazione comunale e di un sindaco.

Ovviamente il tema è molto sentito e vista la presenza come candidato a sindaco della dottoressa Doris Lo Moro, già assessore alla sanità in Calabria, forse questo ha stimolato ulteriormente la discussione. Si è tornati infatti a parlare dello sciagurato decreto notturno dell’11 maggio 2007 quando, sotto la sapiente regia di Nicola Adamo e del suo partito e col benestare di Agazio Loiero e di altri pezzi importanti della politica calabrese, si riorganizzava il sistema sanitario aziendale cancellando con un solo colpo le vecchie Asl e con un’operazione di accorpamento quelle undici aziende venivano trasformate in aziende sanitarie provinciali.

Il perché di quella riforma? Gli attori protagonisti ci spiegarono che col vecchio sistema aziendale vi erano sprechi enormi, strutture e ruoli che pesavano a livello economico sui cittadini e che con quella riforma ci sarebbe stato un risparmio del settore ed una migliore offerta sanitaria.

Peccato che ai calabresi proprio in quel periodo venivano nascoste verità ancora più grandi ed i cui effetti avremmo conosciuto negli anni successivi di mala gestione nel settore sanitario. Intanto nessuno dice alla città di Lamezia quando si parla di quel periodo e di quell’accorpamento, che proprio in quella fase temporale si nascondeva un debito sanitario regionale molto importante. L’allora assessore regionale alla sanità, l’attuale candidato a sindaco di Lamezia Terme, Doris Lo Moro, parlò di un debito di circa 70-80 milioni, tutto falso.

In quella sfortunata stagione in Calabria si verificarono tre casi di malasanità in cui persero la vita i giovanissimi, Federica Montaleone, Eva Ruscio e Flavio Scutellà. Il governo nazionale con ministro della Salute Livia Turco, allora nel partito dei Ds (lo stesso della Lo Moro) inviò in Calabria una commissione, la Serra-Riccio per capire meglio cosa stesse accadendo anche perché, proprio nella sanità, sempre in quel periodo, c’erano stati omicidi eccellenti, ricordando Francesco Fortugno vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, assassinato a Locri nel 2005, da cui  dopo partì anche una inchiesta diretta dalla Procura Antimafia di Reggio Calabria, “Onorata sanità” . 

Alla fine il documento estensore di quella commissione governativa parlò chiaramente di una commistione politico-affaristica-mafiosa. Uscì fuori che le Aziende sanitarie presentavano bilanci orali, cosi come li definì l’ex Ministro dell’economia Giulio Tremonti, fatture pagate due-tre volte e tanti altri pericolosi intrecci. Il debito sanitario, proprio quando la dottoressa Lo Moro era assessore, era di ben 2 miliardi e 200 milioni che furono pagati cosi: fu acceso un muto trentennale per 900 milioni, un altro miliardo e 100 milioni fu pagato con i fondi Fas ed i restanti 200 milioni con il blocco del turn over dove non furono rimpiazzati neppure i primari andati in pensione, e con i depotenziamenti degli ospedali calabresi, tra cui il nostro di Lamezia Terme. Il piano sanitario di cui parla la dottoressa Lo Moro e di cui dimentica di dire, che fu praticamente stracciato dal governo e scritto quando ormai il danno era fatto. Un Piano che  non prevedeva un ritorno delle vecchie Asl nel numero di otto, bensì otto ambiti territoriali che son cosa molto diversa rispetto ad una azienda sanitaria.

Ci sta altresì da aggiungere che  nel 2010,  stanco delle omissioni dei governatori calabresi (prima Loiero e poi Scopelliti) che erano commissari ad acta, il governo centrale non fidandosi più della nostra politica, inviò un commissario del governo ed iniziò una lunga fase di commissariamento e di un debito sconosciuto che è cresciuto sempre più. Di quei famosi venti milioni di cui parla la dottoressa Doris Lo Moro non ci sta assolutamente traccia. La Calabria invece continua a subire una sciagurata ripartizione del Fondo sanitario Nazionale, nodo gordiano di tutto, che dal 1999 ad oggi, viene esercitato con un criterio scellerato che non tiene conto del numero effettivo degli ammalati, bensì della popolazione pesata, cosi facendo, ovvio che le maggiori risorse economiche sono destinate alle già ricche regioni del nord e dove, la nostra regione ha perso ogni anno ben 4 milioni e mezzo di euro.

Nessun assessore al ramo, compresa la dottoressa Lo Moro e nessun governatore sia esso di centrodestra o di centrosinistra, hanno mai battuto i pugni sul tavolo alla Conferenza Stato-regioni per modificare tale criterio di assegnazione, cosi come nessuno si è mai veramente preoccupato a Lamezia, di porre rimedio ad un’altra sciagurata riorganizzazione delle rete ospedaliera che ha suddiviso gli ospedali in Hub e Spoke, dove al nostro ospedale Giovanni Paolo II, per solo  qualche migliaio di abitanti in meno, è toccata la qualifica di spoke con tutti i disagi che ne sono conseguiti e che ancora oggi si vedono. Ho cercato di fare in sintesi una sorta di operazione verità sulla sanità, certo che alcune testate giornalistiche andranno a censurare questa mia nota. Il tutto non mi fermerà  da urlare la verità anche sui tetti, soprattutto oggi che sono un paziente oncologico, tutti colpevoli, centrodestra e centrosinistra!!!