Vibo, la strage dei pini che indigna la Città (di Rocco Tripodi)

di Rocco Tripodi

Non preoccupandosi più di camuffare la loro natura truffaldina, becera, cinica e ambientefobica, oltre che antidemocratica, ce l’hanno fatta ad abbattere gli alberi in piazza Fleming, fottendosene della legge, dello scorno che si porteranno dietro per tutta la vita e soprattutto della sensibilità espressa, al contrario di loro, da tutti i cittadini. Se ne sono ben fottuti dal rispettare una data indicata da un magistrato, che era il 22.05.25, domani, entro la quale presentare la documentazione richiesta, per poi riservarsi di pronunciarsi sull’abbattimento degli alberi. Oggi hanno scientemente organizzato di procedere arbitrariamente alla strage dei pini, fottendosene dell’autorità e credibilità dello stesso magistrato. Mi auguro che il magistrato in questione abbia il mio stesso temperamento.

E, in alternativa ad una articolata, complessa e affidabile indagine tecnica strumentale sulla salute degli alberi, richiesta dal ricorrente Wwf, hanno presentato una semplice dichiarazione a firma dell’agronomo Rotiroti, con la quale, fottendosene dell’esplicita richiesta di una indagine ben più complessa e dettagliata, legittima il taglio dopo una semplice ATTENTA ANALISI VISIVA, dimostrando, assieme al Sindaco Aggarbatuni, che gliel’ha commissionata.

Il motivo di tanta impudenza nei confronti di un’autorità peraltro Giudicante? Semplice: portare il giudice a dichiarare la non procedibilità in quanto con l’abbattimento degli alberi, viene meno l’interesse perseguito dal ricorrente, cioè la salvaguardia degli stessi. Ma è anche vero che permane la possibilità di ricorrere ad una procedura risarcitoria; e valutare la regolarità delle scelte difensive dell’assai poco garbato sindaco e del suo assoldato giannizzero, anche sotto l’aspetto penale. Regolarità che potrebbero o dovrebbero essere di competenza della Procura della Repubblica.

Quanto indispone il cittadino quest’agire da giovani improvvide e immature prugnette che t’allappano la lingua e sempre sul cesso ti portano. E poi tutte ste manfrine all’ammucciuna, perché se ne fottono della nostra intelligenza, in tutte le cose che fanno in perfetta continuità e sinergia con chi li ha preceduti. Credo e spero che anche questa volta sbatteranno malamente i denti. E neanche il sindaco dentista ne godrà.

In questa storia, imbarazzante per tutti loro, il comportamento criminale non si cancella. Spero che da parte di qualcuno si consideri la possibilità di configurare un diverso reato e che lo persegua.

Si mostrano ormai come modestissimi individui, volgari, sputtenti, niente di più che palazzinari cementificatori seriali, senza il benché minimo senso dello sputtanamento. E che dire del coraggio di questi combattenti della legione del male? Oggi dentro e fuori del cantiere c’erano solo quattro operai, e nessun altro, che lavoravano come primati aggrappati puntellandosi con le unghie dei piedi ai tronchi, con in mano pesantissime motoseghe, senza caschi o altri strumenti di sicurezza, sugli alberi sradicati e piegati sui rami pericolosamente dondolanti a seguito dei loro movimenti, con un enorme escavatore che con la pala dentata faceva artistiche acrobazie sulle loro teste. Nessun altro.

Non un capocantiere, non un direttore dei lavori, non un progettista, un assessore, una signora architetta responsabile del progetto; un politico neanche a parlarne. Non un vigile del fuoco, non una guardia, un forestale e nemmeno ovviamente un ispettore del lavoro. Ma la grande assente era la DIGNITÀ dei politici. In compenso, la grande presente era la CRUDELTÀ dell’uomo che veniva messa in scena tragicamente da un centinaio di rondini che, come impazzite e disorientate, sfrecciavano incrociando e poi posandosi, come se ispezionassero gli alberi abbattuti. Ma loro, gli Illuminati, nel sicuro del loro fortino, se ne Fottono convinti così di ripararsi dalla vergogna. Ma non dovrebbe bastare come riparo, sopratutto per chi ha una salda convinzione che lassù Qualcuno lo guarda, vero signor sindaco?

Loro continuano ad abbattere e noi continuiamo a battergli le mani. Loro se ne fottono, fintanto che anche noi ce ne fottiamo.