Paola, Galleria Santomarco. Il testamento degli Sconfitti
I lavori partiranno e Paola sarà sventrata per l’assalto al PNRR più insensato d’Italia. Questa riflessione, piuttosto lunga come ogni testamento che si rispetti, intende dimostrare che la questione galleria Santomarco, dietro le quinte, è l’armadio della vergogna della politica paolana da tre anni a questa parte.
In molti si stavano giusto chiedendo il perché del sangue agli occhi dei candidati per insediarsi a dirigere un comune azzoppato da milioni e milioni e milioni e milioni di debiti. La risposta è semplice. Arrivano i dollars per le “opere compensative”. Non guardate altrove. Si parla di una quarantina di milioni. O almeno ne sono convintissimi.
Ed ecco lo spettacolo pietoso dei collaborazionisti che sgomitano per compiacere l’invasore. È un piacere sentirvi cianciare di Santomarco, fare a gara per far comizi a Pantani, allisciare gli espropriati, dopo che la questione è stata trattata come poco più di una seccatura per anni, dopo non aver neppure risposto al sindaco di Montalto Uffugo che accusava i paolani di voler lucrare sulle case abusive, un piacere vedervi appiccicati a quell’”indennizzo monetario per il Comune” (lo hanno scritto davvero) richiesto nell’ultimo atto di assenso all’opera.
Battaglia persa, ma non contro le Ferrovie, il famoso gigante che non si può sconfiggere. Non contro i progetti impossibili da modificare e che poi invece sono stati letteralmente stravolti. Non contro la Santomarco, diventata all’improvviso l’opera più importante e utile della Calabria, quando in realtà è una mostruosa e costosissima cattedrale nel deserto, concepita nell’interesse degli speculatori cosentini e subìta supinamente dagli insulsi politici paolani. Che, detto per inciso, nel famoso corridoio che arriva in Finlandia passando per Gioia Tauro (astenersi dalle ilarità, grazie) aggira totalmente la stazione di Paola.
La battaglia l’abbiamo persa contro la coscienza dei paolani. Perché di certe cose era – ed è – meglio tacere di fronte a un popolo senza memoria.
Della nostra disfatta, dopo le osservazioni al Ministero dell’Ambiente che tutti “quelli che contano” hanno letto e quasi tutti ignorato pubblicamente, decine di riunioni e di incontri a vuoto, inutili sedute in una surreale Commissione, ci piace ricordare l’assoluta indifferenza sulle assurdità più volte segnalate di questo progetto, sui morti di cancro di Pantani, sui sondaggi per l’amianto che evitavano accuratamente le rocce amiantifere, sul mistero che aleggia sotto l’area mercatale fatta opportunamente asfaltare tanti anni fa dall’Imperatore e dalla quale RFI si è tenuta ben alla larga con i sondaggi, sul fatto che le nostre montagne contengono rocce ricchissime di metalli pesanti e minerali ancora più pericolosi dell’amianto, sulle stranissime valutazioni di esproprio che prevedevano pagamenti dai 50 ai 100 euro a metro quadro per terreni incolti o aree comunali – non lo sapremo mai – con estensioni non corrispondenti alle planimetrie del progetto.
Sul fatto che il Comune, in quei mesi di silenzio trascorsi da Novembre 2021 a Luglio 2022, si mosse solo per tutelare un singolo espropriato, lasciando nell’ignoranza assoluta tutte le altre centinaia di persone. Nessuno ha mai chiesto conto di queste infamie. Nessuno.
È stato un voltafaccia dopo l’altro, un insabbiamento dopo l’altro, una parola rimangiata dopo l’altra.
E solo qualche misero successo. RFI costretta a fare le analisi del suolo che aveva accuratamente tentato di saltare. Un po’ di attenzione in più sull’amianto, l’unica tematica che mette d’accordo grandi e piccini, affinché tra vent’anni ci sia qualche morto in meno. L’ultima versione della relazione tecnica sugli espropri dove i metri quadri inventati e quella inspiegabile lievitazione di 3 milioni di Euro sono scomparsi.
Quando piove e tira vento, bisogna proteggersi… dai vincitori. E congratularsi con loro, sportivamente.

E allora, Onore a tutti voi!
Onore a Roberto Perrotta, il Male Assoluto Minore. Onore per la tattica di non rivelare l’esistenza degli espropri alla popolazione perché c’erano le elezioni in mezzo, a differenza del sindaco di Montalto che mise a disposizione l’ufficio tecnico sin da febbraio 2022. Il progetto giunse sulle sue scrivanie nel novembre 2021. Lo sventramento era descritto nei minimi particolari e le cento famiglie colpite erano elencate con nome e cognome. Onore per aver fatto fare il lavoro sporco al Comitato Santomarco riesumato dopo la sconfitta elettorale, tutti i giorni sul giornale di carta, ogni giorno un nuovo progetto, ogni giorno un’opinione che contraddiceva la precedente. Quelli che ebbero la faccia tosta di far sfilare gli espropriati di Paola Sud a difesa del progetto del 2012 che avrebbe sventrato Petrulla. Ben fatto, Imperatore. Intorbidire le acque per farle sembrare più profonde è stato un colpo da maestro.
Oggi, con la Sua inimitabile voce calda e i Suoi toni rassicuranti, può addirittura accusare gli altri candidati di non difendere i cittadini da RFI. Riesce a spacciarci ancora le Sue “interlocuzioni” ufficiali per difendere i poveri paolani – due, massimo tre messaggi e-mail in sei mesi dal Suo ufficio tecnico, nelle quali si menzionava solo un proprietario – come un atto di coraggio. Tattica inspiegabile. L’Imperatore ha sempre agito diversamente. Piccoli proprietari e campagne sono sempre stati un Suo feudo, perché mai inimicarseli facendo il finto tonto? Se qualcuno un giorno gliene chiederà conto, forse Egli opterà per la tattica preferita del politico paolano: incolpare qualche ex alleato.
Onore, più di ogni altro, al Suo ex alleato, Graziano Di Natale. Ha vinto la sua linea: promuovere l’assurdità che un’opera che spostava l’Alta Velocità a Cosenza e aggirava totalmente Paola nel corridoio merci TEN-T potesse essere un “volano di sviluppo”, poi puntellare la sua reputazione con le opere compensative di cui parlava già all’epoca facendone un corposo elenco, in anticipo su tutti. La sapeva lunga e ci vedeva lungo. Un giorno nega di esser stato il più grosso promotore dell’opera, poi ad autorizzazioni ottenute se ne fa vanto.
Complimenti per la tattica di non presentarsi mai agli incontri per difendere l’opera durante il periodo più torbido, quando il Sant’Agostino era popolato da una folla inferocita e urlante, magistrale l’aver incassato la redazione dell’atto di dissenso – votato all’unanimità dal Consiglio – nonostante la sua “lista civica” fosse in maggioranza. Le omelie infuocate di tanti membri della sua squadra contro di lui vanno ovviamente inquadrate nel contesto. Tanti professionisti pronti a progettare e soprattutto a indirizzare le opere compensative. E così sia, Graziano, tutti convertiti alla filosofia del pentito: la carne al diavolo, le ossa a Cristo! Ora tutti insieme per la riconquista del Pd regionale magari con un bel fiore per Gaza: ripartendo da zero! Perché questo vale la millantata vicinanza agli amici espropriati, questo vale per voi la coerenza, questo il lascito delle vostre campagne feroci contro la vecchia politica per tacere degli sproloqui contro Graziano, questo vale per voi il nostro paese rispetto agli ordini di scuderia: zero. Eppure il tempo vi ha dato ragione.
Onore ai giri di valzer con voltafaccia finale del Suo ex alleato Politano, impreparato e confuso dall’aver ricevuto a tradimento la patata bollente dall’Imperatore. Sull’onda del furore degli espropriati, chiese di redigere in fretta e furia un atto di dissenso ai consiglieri di opposizione. Sapete, non c’era un euro per chiamare a uno preparato. L’amministrazione che si faceva guardare in cagnesco dai funzionari di RFI, che fece innumerevoli tentativi di contatto con i politici regionali per farsi trattare, sempre e comunque, come dei poveri scappati di casa che dissentivano senza motivo. Avreste dovuto adottare la linea Di Natale, vostro alleato, sin dal principio, ma all’epoca andava di moda l’empatia fasulla. Oggi la musica è cambiata! Prima non c’era un euro, oggi ci sono camionate di Onore per redigere l’atto di revoca del dissenso datato novembre 2024 con la famigerata richiesta di indennizzi monetari per il Comune, a totale insaputa della commissione Santomarco e dell’intero paese. Tutto da leggere, quell’atto di dissenso. E pensare che bastava aspettare un anno e tutte le opere compensative sarebbero state gestite dalla giunta in carica! Maledetta congiura che ha fatto cadere Politano troppo presto!
Comincia a essere più chiaro il quadro? Tira la rabbia degli espropriati? Viva gli espropriati! Tira la questione amianto? Abbasso l’amianto! Poi non tira più nulla, e allora viva lo sviluppo e il progresso e viva la Ferrovia! Bene, ormai vi conosciamo e credere alle vostre parole è veramente da fessi, ma è fuori dal recinto di questa Sacrilega Trinità, con gli altri due candidati a sindaco, che la faccenda onore e disonore si complica: con la congiura, le guerre intestine, senza riguardo alcuno per i simpatizzanti che hanno assistito disperati all’autodistruzione dell’unica forza politica che si era opposta all’opera.
Onore, ma delle armi, ai nostri compagni di sconfitte Andrea Signorelli e Tonino Cassano, all’epoca ancora beatamente insieme. Difensori fino all’ultimo dell’unica ipotesi sensata – recupero della galleria esistente e traffico merci Lamezia-Jonio, velocizzazione della linea storica – oggi la loro posizione sull’opera è antitetica. E a noi piace pensare che una piccola parte di questo verminaio e di questi veleni derivano dall’atteggiamento diverso nei confronti della Santomarco e alle opere compensative.
La linea di Signorelli, bontà sua, è spingere per una revisione del progetto anche oggi che l’opera sembra inesorabile. E viene accusato di “mentire sapendo di mentire”. La linea di Cassano è semplice: bisogna spendere bene i soldi delle opere compensative e far espropriare anche le case più prossime al cantiere. Linea che coincide alla perfezione con l’atto di assenso redatto dallo Studio Legale Gaetano.
Bene. Sono accampato in Comune da una settimana per chiedere conto di due documenti presumibilmente emessi dopo la risposta di RFI trasmessa al Comune di Paola, la Delibera n.159 e la Determinazione n.485, pubblicati tra il 28 novembre e il 4 dicembre. Scomparsi e introvabili. E voglio che la cittadinanza ne sia al corrente. C’è un muro di gomma totale e i miei tentativi di far pubblicare quei documenti – a colpi di segnalazioni e tentativi di parlare con i funzionari – sono andati tutti invano. Non chiedevo un accesso agli atti e i suoi maledetti 30 giorni, chiedevo solo conto di una mancata pubblicazione con soli 6 mesi di ritardo. Questi documenti NON sono stati annullati in autotutela. Se un giorno saranno pubblicati e risulterà qualche acquisto di stampante o una delibera per la Sagra della Patata Cigliata, voglio che su questo tema ci sia massima attenzione da parte della cittadinanza e delle autorità preposte. A costo di passare per pazzo visionario. Se qualcuno ha questi documenti, e io so bene chi li ha, è pregato di pubblicarli immediatamente nei commenti a questo post per scongiurare qualsiasi rischio di falsificazione.
A proposito di atto di assenso, che ha definitivamente sbloccato la Conferenza dei Servizi che vedeva ancora il solo Comune di Paola contrario, il tempo dirà la verità – forse. Sappiamo solo che a una sequela di richieste del Comune di Paola – indennizzi monetari, possibilità di far espropriare anche le case prossime al cantiere, nomina di un rappresentante del Comune, ecc.ecc. RFI si è limitata a rispondere con questa sibillina e striminzita formula: “si assicura sin d’ora il riconoscimento di eventuali misure di mitigazione/compensazione che potranno essere concordati con codesto Comune e la Regione nei limiti previsti dalla legge”. Tradotto: nun ve se ‘nculano de striscio.
Soluzione vera per gli espropriati? RFI, giocando d’anticipo, vuole scavalcare gli avvocati. E di questo, unica cosa, le saremo grati. Quindi, farsi aiutare dall’Intelligenza Artificiale per scrivere due righe in avvocatese, trattare con RFI facendo peggio di un bancarellaro e poi andare via, Fiumefreddo come minimo sindacale, per non mettere più piede in questo paese di traditori e bugiardi. Non cadete nell’errore di voler ritagliarvi un pezzetto di mondo qui. Noi che resteremo continueremo a farci un fegato così, schiavi della miseranda classe dei notabili di questo paese. Che purtroppo si danno sempre alla politica. Sempre i migliori alleati disinteressati dei lavoratori, quelli che chiamano in ospedale per svegliare il medico amico, quelli che aiutano i poveri invalidi a ottenere quattro soldi senza pretendere niente in cambio, quelli che difendono i malandrini in quanto “sentinelle della costituzione”, quelli che si dedicano all’architettura raffinata mentre il paese è un colabrodo che una volta si allaga e l’altra resta senz’acqua, quelli che redigono contratti che assicurano agli stagionali compensi onesti e ore lavorate reali, quei benefattori ai quali siete grati per le briciole di 3 ore di lavoro al giorno e nel frattempo sfamano eserciti di liberi professionisti in cerca di una svolta, quelli che rifiutano gli omaggi e le stimanze, quelli che non battono cassa con parcelle che ti stroncano mentre si accordano con il tuo nemico, sappiamo che quello che conta per voi è la ciccia.
Ricordate, però, che solo la lista vincitrice potrà mettersi ad arrostire carne. Non c’è spazio per accordi, siamo sotto i 15000 abitanti. Se l’Imperatore, notoriamente favorito, prenderà il potere, ricordate che “quando gli metti la fascia, vulissa sparato” (cit.). Gli altri, soprattutto quelli dei vostri codazzi, saggeranno l’amara consapevolezza di esser stati miserabili soldati a cottimo, portatori di qualche decina di voti e nulla più.
Noi, sconfitti nemici del progresso, a Pantani come a Paola Sud, torniamo nelle nostre caverne, ancora per poco. Entro dicembre molti di noi dovranno sparire. Tutta la vita sotto la ruspa. Costretti a girare come matti su Google Maps per vedere se c’è un pezzettino di terra per non rassegnarsi a mollare tutto e abbandonare quel pezzo di campagna vicino al mare per finire in un appartamento a buon mercato. Perché ci troviamo di fronte prezzi da Montecarlo grazie all’Imperatore che ha reso tutti i terreni – i pochi non sventrati dai lavori – edificabili con un clic, solleticando quegli istinti di rendita che da sempre governano il nostro paese.
Ma in fondo, chi mai vorrà restare qui nelle campagne? Noi la sappiamo lunga e temiamo le polveri, altro che l’amianto. Sappiamo che quelle rocce sono piene di metalli pesanti che anno dopo anno ti mangiano i polmoni e le vie urinarie, e infatti i discorsi dei nostri mitici candidati parlano delle nuove bestie nere che turberanno la quiete delle vie cittadine e faranno scappare i bagnanti: i “camion di amianto”, da dirottare – e su questo sono quasi tutti d’accordo – su nuove strade da aggiungere al progetto. Soluzione, quindi? Sventrare le campagne! Forza tamarroni, ciucciatevi anche un po’ di rumore e di diesel oltre a cromo, nichel e vanadio. E la buttiamo lì, tanto per spingere la popolazione a informarsi: antigorite fibrosa. Pare che le rocce verdi calabresi ne siano piene.
Concludiamo con le dovute maledizioni. L’Italia non ha droni né missili a sufficienza e la situazione internazionale non è delle migliori, per tacere delle casse dello Stato. Chissà, certi soldi potrebbero essere dirottati al riarmo o a qualche opera necessaria in Alta Italia. Oppure, più realisticamente, RFI potrebbe optare per spendere il grosso della cifra per opere di compensazione serie, dare qualche soldo in più agli espropriati e lasciare al comune di Paola, il più sconclusionato dell’intera Calabria e ormai privo di qualsiasi potere contrattuale, letteralmente quattro spicci.
Allora vi vedremo finalmente spendere fior di euro in parcelle e consulenze per recuperare quei maledetti soldi della Santomarco che consideravate già roba vostra.
Pensate un po’, sostenitori delle opposte passioni, ormai rimbambiti dall’euforia illusoria di far parte di una grande squadra: dopo aver tradito amicizie, esservi alleati col diavolo, rinnegato le parole di pochi mesi prima, messo in imbarazzo totale movimenti fatti da giovani volenterosi che non sanno più come rimediare alla figuraccia e brancolano disperati da un comizio all’altro, dopo aver messo in giro voci terrificanti con lo zelo di un inquisitore ebreo convertito, solo per partecipare a questo miserabile assalto alla diligenza…
… rischiereste di restare con il deretano in fiamme e senza ciliegie. I vincitori, a cercare di far sparire debiti e dare fuoco a documenti e alzare ancora un poco poco le tasse e a svendere i nostri boschi. I perdenti, a strisciare in ginocchio e ricevere qualche incarico minore in cambio di un voto in Consiglio. E in questo caso, dalle macerie delle nostre case spunterà un gran bel cappello di micete.
È lì, tutto per voi. Sempre che dai sondaggi non spunti qualche esemplare ancora più bello, che troverà pronte le vostre nobilissime terga poiché siete già da tempo con la testa sotto l’asfalto.
Buon appetito a tutti e soprattutto buona, regolare e liscia digestione, gli Sconfitti.
Lettera firmata











