di Rocco Tripodi
La buona notizia è che Salvini, terrorizzato dopo un incontro con un congiuntivo, non verrà a Vibo. La cattiva è che Vannacci, il suo braccio destro – da qualunque lato si metta sempre destro è – ha formato il primo, in Calabria, TEAM VANNACCI (‘nculo al made in Italy), formato da 10 camerati, i cui nomi resteranno segreti e comunicati solo al Direttivo Nazionale, per evitare che si potesse pensare si trattasse di una formazione democratica. Solite pippe di presentazione invasellinate con slogan alla zagara inzuppati di famiglia, patria, Dio, sovranità, come se ci credessero per davvero.
La notizia mi viene servita su Whatsapp da un’amica che, non so se ingenua, ironica o preoccupata, si chiede perché mai abbia scelto Vibo Valentia per erigere un così fondamentale, rassicurante avamposto di CIVILTÀ.
E bene! In una città dove una giunta di sinistra arriva a fare carte false, sfidando persino la magistratura alla quale si era rivolto il WWF, per impedire l’abbattimento di un boschetto, e che potrebbe aver programmato l’annientamento di tutti quegli alberi che osino superare i trenta anni di età e i tre metri di altezza, in questa città tutto è possibile, anche trovare il giusto clima politico e una AGGARBATA accoglienza.
Perché Vibo Valentia?
Non ai 10 pirla che aderiranno va chiesto, ma ai soliti ignoti diventati ben noti dopo la sentenza sulla strage di Bologna. Parlo di tutti quei traditori della Costituzione che celandosi dentro costumi di politici nostalgici, massoni, militari, magistrati, alti prelati, ininterrottamente, dal dopoguerra ad oggi, godono di forti ed inossidabili coperture.
Non è un caso che questa nuova “minaccia alla libertà” sia intitolata ad un eroe concittadino che in qualità di ministro del regime fascista ha costruito nel suo paesello, distraendo probabilmente soldi pubblici da altre città che più meritavano, ma senza santi e podestà in paradiso, non diversamente da un Salvini qualunque che proprio in questi giorni, ha distratto investimenti destinati alla viabilità calabrese, per centinaia di milioni, per costruire piste da sci e arredi per il San Raffaele di Milano. Un ministro, Luigi Razza, che omettono di dire, come accertato da storici imparziali, è morto in un attentato e non in un incidente aereo. Così com’è accertato il movente, riconducibile al cattivo sangue che correva tra lui e il suo capo Puzzone. Parliamo di gente che ideologicamente nasce in un regime che ha fatto della PROPAGANDA un’arma potentissima e che ancora utilizzano. E mentre da un lato celebrano la grandezza dell’illustre concittadino, intitolandogli ancora oggi strade e piazze, conservando monumenti più alti del campanile della cattedrale, dove si continua a deporre fiori e corone e nello stesso tempo lo celebrano in privato o pubblicamente con saluti romani indirizzati al Puzzone che del loro indimenticabile eroe ne è stato il carnefice.
Ma torniamo al: Perché Vibo Valentia?
Perché, con lo stravolgimento di piazze, strade, suoli e sottosuoli, dovuto ai tanti cantieri aperti contemporaneamente, si sono spalancate le fogne, creando quell’humus che non a tutti dispiace, anzi a molti è congeniale… quegli spontanei naturali composti organici con i loro effluvi ficcanti, quell’olezzo invitante e quella penetrante fragranza che accompagna e che guida questa gorgheggiante pappetta, quando non può più scorreggiare lungo le condotte sotterrane ed esplode ed esonda in superficie. E quale richiamo più forte di questo per loro? Più del richiamo di un lampione per i cani. È delle fogne di Vibo Valentia che stiamo parlando. Quella stessa Vibo che fin dai tempi del procuratore Cordova negli anni ’90, si guadagnò la maglia nera (non a caso nera…) risultando la città con il più alto numero di iscritti alla massoneria, ai tempi quasi più che abbonati alla SIP. E se c’era un sentimento di cui difettava la comunità vibonese era quello rinchiuso nel trinomio DIO-PATRIA-FAMIGLIA, per cui oggi s’imponeva la nascita di un presidio di valorosi patrioti che se ne facessero interpreti e divulgatori. Ed eccoli qua. Nuovi testimoni in una città (da sempre fascista come dicono tanti spesso con vanto) dove la maggior parte dei separati non ha mai consumato, per cui dopo anni di matrimonio, sono stati assolti, benedetti e messi in libertà dal tribunale della Sacra Rota. Del resto è noto a tutti che per la destra il divorzio è una blasfemia…o no? Una città tenuta in vita da noti mafiosi, filibustieri, maneggioni, speculatori, ladri professionisti privati o di regime, accolti e riveriti nelle chiese e nelle sacrestie.
E la patria? Non c’è mai stata occasione, incontrando compagni di scuola o amici d’infanzia che in gioventù manifestavano appartenenze a partiti di estrema destra, di scambiarci impressioni sull’esperienza del servizio militare, allora obbligatorio, e sapete perché? Perché obbligatorio lo fu solo per me. A tutti loro patrioti, integralisti e sovranisti è stata evidentemente diagnosticata una grave insufficienza toracica o un’eccessiva abbondanza di…E poi la sacralità della famiglia. Ah se potessero rispondere le mutande di questa gente qua!
E occhio. Cu si pungi…nesci fora! I cristiani hanno licenziato Dio e i nuovi Patrioti, poveri cazzoni, stanno provando ad offrirgli il posto di Capo del personale promettendogli più in là quello di Ministro degli Interni. Sempri si ssi cumporta pulitu, però!









