CALABRESI? EXTRAITALIANI! INIZIA L’ORDALIA DELLA RIVOLTA
di Santo Gioffrè
Da dove iniziamo? Dalla Caritas che proprio ieri mattina ci racconta che sta aiutando a sopravvivere centinaia di famiglie Calabresi, ormai, considerati dal governo Meloni extraitaliani, o dagli anziani che non hanno soldi per comprarsi le medicine e si lasciano morire?
Partiamo dalle continue notizie che ci raccontano di una feroce lotta di potere scoppiata tra fazioni che governano la Regione Calabria, dopo che gli stessi se la sono svenduta alla Lega Lombardo-Veneta-Emiliana, votando e sostenendo l’Autonomia Differenziata e le materie non LEP?
Da dove iniziamo? Dai propositi del ministro della Colonie Meridionali e del caro estinto, Tommaso Foti, che vuol accompagnare le Terre da loro stessi desertificate, come la Calabria, verso l’estinzione antropologica?
Da cosa iniziamo? Da ciò che si va raccontando circa inchieste tenute nei cassetti per anni e, dopo ordini romani, tirate fuori, pas pour la justice sed ex necessitate? Da cosa incominciamo, dai rotocalchi televisivi, tipo Le Iene, che ci dicono che siamo degli straccioni, farabutti, ladri, tutti complici dei nostri boia, e che i nostri ospedali sono topaie, cercando non verità ma sensazionalismo, strumentalizzando, per fini, insomma, non oscuri, il pregiudizio, senza mai dire chi, come, in che modo e perché, siamo ridotti così? Senza indagare, col rigore di un gridato servizio pubblico, avendo il coraggio di raccontare, facendo i nomi, i saccheggi perpetrati contro la sanità calabrese che durano da 20 anni?
Da dove partiamo, insomma, dal manipolare l’opinione pubblica affinché si convinca che finanziare la Calabria, extraitaliana, per i bisogni vitali dei suoi residuali abitanti, è inutile, tanto i Calabresi sono degli animali privi di voglia di vivere normalmente, nomadi, incapaci, persino, di provare rabbia contro chi li sta portando al patibolo?
Da dove incominciamo, da chi, contemporaneamente ai porcili Calabresi, fa vedere favolosi ospedali del Nord, dove resuscitano pure i morti ,tanto sono organizzati, puliti, bravi e avanzati nella ricerca? E perché mostrano quegli ospedali, per lo più privati ed i cui proprietari sono fondazioni bancarie che si portano in pancia, tra l’altro, i favolosi guadagni provenienti dagli interessi commerciali e anatocistici dopo l’acquisto, e portati a termine vantaggiosissime transazioni con le Asp Calabresi e la DBE, dei presunti debiti della sanità calabrese, con fatture pagate ben quattro volte? E che, attraverso ben montate e mostrate immagini di banlieue simil-americane, messaggio intendono lanciare se non quello del dire: fuggite dalla Calabria. Venite qui, perché solo qui potete salvarvi la vita e il pagare, ogni anno, 350 milioni al Nord per potervi curare, deve divenire una prassi istituzionale di Stato a vostro discapito?
Che cosa vogliono dire se non che è un loro diritto avere quei nostri soldi per fare le loro cose, ampliare le loro strutture ospedaliere, appianare i loro deficit di bilancio, accumulare enormi ricchezze, perché, alla fine della storia, noi Calabresi, porci con le ali, più rimaniamo dentro il Piano di Rientro, più loro potranno espandersi e lucrare sulla nostra inutile pelle?
Le Iene, pur sapendo, non dicono a chi conviene di più che la Calabria rimanga in questo stato precario e moribondo e mai dicono perché, dopo 16 anni, la Calabria resta dentro il Piano di Rientro, che ha causato una macelleria sociale.
Da dove incominciamo? Dal fatto che Le Iene nulla dicono sulle complicità e coperture politiche e istituzionali, a livello nazionale e in Calabria, su cui possono contare i perpetui ladri e perché, soprattutto negli ultimi 6 anni, tutti, dal tavolo Adduce, al povero usciere dell’ultimo ufficio di rappresentanza governativa, si rifiutano di ricostruire, pedissequamente,i bilanci delle Asp, in modo da dare stabilità alle finanze della Calabria e scoprire e arrestare i 3/4 dei colletti bianchi italiani, ladri esistenziali della sanità calabrese, per sempre.
Insomma, siamo dentro un enorme buco nero di Sistema, dove l’imperativo è istituzionalizzarci come bancomat per il Nord, trasformare la nostra sanità in un bene di consumo e i pochi straccioni, sperduti Calabresi, condannati all’estinzione, dopo essere stati spremuti come le grosse ed infiammate mammelle di una vecchia capra, prostata perchèé afflitta da una perpetua, dolorosissima mastite, per l’uso improprio dei suoi capezzoli. Finchè, qualcuno, non chiami all’ordalia della RIVOLTA.









