BONIFICA DI POLVERE E PAROLE: IL CONSIGLIO COMUNALE DI CROTONE VA IN TILT TRA MASCHERINE, LAPSUS E SBUFFI AMBIENTALISTI
Fonte: U’Ruccularu
Altro che dibattito. Quello andato in scena ieri pomeriggio al Comune di Crotone somigliava più a una tragicommedia civica che a un confronto istituzionale. L’ennesimo.
Il Consiglio Comunale del 17 giugno ha confermato che in riva allo Ionio la politica non bonifica nemmeno se stessa.
Tra mozioni verdi, impianti grigi e dichiarazioni tossiche quanto le polveri della bonifica, il palazzo si è trasformato in un palcoscenico di nervi tesi, frasi sbagliate e applausi mancati.
ATTO PRIMO: “CI VUOLE PARI OPPORTUNITÀ” (ALMENO NEI TITOLI)
La seduta si apre con l’ingresso di Francesca Carnuccio nella Commissione Pari Opportunità, su proposta di Dalila Venneri. Un atto dovuto, ci mancherebbe.
Un po’ meno dovuto è il silenzio tombale sul perché ci si sia arrivati solo ora. Ma tant’è: l’aula applaude — almeno formalmente — e si passa alla prossima “battaglia”.
ATTO SECONDO: IL VERDE È POLITICO (MA ANCHE UN PO’ MARRONE)
Il consigliere PD Andrea Devona propone che il Comune pubblichi online il calendario della manutenzione del verde pubblico.
Una piccola rivoluzione trasparente che, in un mondo normale, passerebbe liscia.
Ma Crotone non è un mondo normale.
Si alza il sindaco Vincenzo Voce, visibilmente irritato, che difende con tono risentito il suo operato: “Personale ridotto, estensione grande, ci stiamo attrezzando”. Tradotto: non rompete. Ma la miccia vera non è il prato incolto. È quello che brucia.
ATTO TERZO: PASSOVECCHIO, POLVERI & PINGITORE
Il consigliere Iginio Pingitore (capogruppo di “Stanchi dei soliti”, e non a caso) accende la polveriera: A2A starebbe ampliando il termovalorizzatore a Passovecchio, portandolo fino a 800.000 tonnellate di rifiuti industriali.
Il sindaco sbotta: “Non è un ampliamento, è un ammodernamento!” — la parola magica che trasforma ogni mostro in innovazione.
Poi parte il monologo tecnico-accademico: polveri abbattute, mezzi meccanici, conferenze dei servizi, “documentatevi e poi venite a sbraitare!” — con tono da professore irritato e pazienza smarrita.
Nel frattempo un cittadino mascherato (che non è batman) contesta a voce alta e viene scortato via dalla Polizia Locale, col presidente del Consiglio Megna costretto a sospendere la seduta per 30 minuti.
Più che un’aula, un reality show con divise e PM10.
ATTO QUARTO: BONIFICA O MESSA IN SICUREZZA?
Si parla finalmente della bonifica Eni. O meglio, si urla.
Dieci consiglieri avevano scritto una lettera per esprimere dubbi, ma il sindaco li liquida: “I dati delle centraline saranno analizzati. È una bonifica attesa da anni”.
E se non siete d’accordo, andate a studiare.
Il tono si fa da scuola media, il livello pure.
Poi la stoccata ai 5 Stelle — con la principesca Elisabetta Barbuto presente in aula: “Eravate voi al Ministero quando fu approvata la messa in sicurezza permanente, e oggi venite a lamentarvi”.
Quando si dice memoria selettiva a uso e consumo del microfono.
ATTO FINALE: “MI SONO ALBERATO”
Il momento clou arriva in pieno surriscaldamento verbale, quando Voce, pressato dalle accuse, sbotta con un memorabile: “Mi sono alberato”, subito corretto in “inalberato”. Lapsus? Di rabbia. Simbolo perfetto di un ambientalismo improvvisato? Sicuro.
Mentre fuori si contestano camion che alzano polveri e impianti che fanno tremare i quartieri, dentro si litiga sul vocabolario.
LA POLITICA IN STATO DI EMERGENZA
Nessuna proposta, nessuna chiarezza, nessuna reale difesa della salute pubblica.
Solo attacchi, scuse e retorica.
I numeri della bonifica restano opachi, le competenze invocate a comando, il termovalorizzatore scivola tra semantica e propaganda.
E il sindaco “ambientalista” si ritrova solo, assediato e scosso, più che inalberato, disarcionato.
Se Crotone aspettava un Consiglio Comunale risolutivo per il futuro della città, ha avuto invece l’ennesimo talk show istituzionale con effetti collaterali: urla, polveri, distorsioni e un sindaco sempre più in trincea contro il mondo, inclusa la grammatica.
LA SUPER CHICCA: “MARIÙ, CACCIALO!”:
LA DEMOCRAZIA SECONDO VOCE
La scena è questa: aula consiliare, clima rovente, consiglieri al limite del collasso nervoso. Il sindaco Voce sbraita verso il presidente del Consiglio comunale, Mario Megna, e urla come un caporale di caserma in vena di epurazioni:
“Mariù, caccialo!”
Il “caccialo” è riferito al “consigliere Pingitò”(vox dixit) reo di aver… espresso un parere.
Una critica. Un dubbio. Un pensiero.
Una frase che pesa come un macigno.
Un ordine perentorio, a metà tra sceneggiata napoletana e distopia da sottoscala.
E Mario – lo si vede dal video – china il capo.
Più che un presidente del Consiglio comunale, sembra Sir Biss: il personaggio serpente del cartoon Disney La spada nella roccia, consigliere inascoltato del Principe Giovanni detto il Re fasullo di Inghilterra, noto per essere spesso vittima degli scoppi d’ira del Re.
Così, la democrazia balneare di Crotone trova il suo manifesto:
un sindaco che grida, un presidente che obbedisce, un’opposizione cacciata, un cittadino zittito.
Il tutto sotto il cartello invisibile (ma chiarissimo) appeso sopra la porta:
“Qui si entra liberi, si esce zittiti.”
E allora il titolo è servito:
“Una microdittatura balneare.”
Una formula perfetta: soffocante, ma vista mare.
Da oggi il Consiglio comunale non è più un’istituzione. È un bagno.
Dove si entra in silenzio, si ascolta il bagnino, e si esce quando lui fischia.
Sperando che il prossimo “caccialo!” non sia per voi.









