Calabria. Occhiuto “tradito” sull’asse Sisto-Sticchi Damiani-Ferraro. Il ruolo fondamentale dell’Aci

Che l’inchiesta della procura di Catanzaro sul cerchio magico di Roberto Occhiuto sia stata accolta con favore all’interno del centrodestra calabrese (e non solo) ormai non è più un mistero. Lo ha sussurrato persino il diretto interessato mentre i partiti di opposizione (compreso il M5s) non sono andati oltre qualche imbarazzante comunicato nel quale dimostrano chiaramente che non sanno che pesci pigliare. A parte i… tridici. 

Occhiuto era (ed è tuttora) seriamente preoccupato perché è facile intuire che l’inchiesta non si ferma qui e se queste sono le premesse non c’è da stare allegri. Persino se dovesse vincere – com’è sempre più probabile – le elezioni del 5 e 6 ottobre. Intanto, però, ha capito che la fuga di notizie sull’inchiesta non solo viene dal centrodestra ma addirittura da uno dei soggetti del suo stesso cerchio magico ovvero l’amministratore unico delle Ferrovie della Calabria Ernesto Ferraro, spalleggiato alla grande dallo studio legale che fa capo nientemeno che al viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e al suo rampollo Roberto Eustachio.

Il legame tra Ferraro e i Sisto è iniziato e poi si è consolidato grazie all’Aci – Automobile Club d’Italia -. Ferraro è presidente dell’Aci di Cosenza dal 2020. Secondo molti è un presidente “abusivo” ma non secondo il padre padrone della combriccola ovvero il leggendario Angelo Sticchi Damiani, il samurai della rappresentanza, il Tazio Nuvolari dell’incarico come lo hanno ribattezzato al Foglio. E’ presidente dell’Aci dal 2011, si è fatto rieleggere, a ottobre 2024, con il 90 per cento degli iscritti, e il suo mandato, il quarto, sarebbe scaduto nel 2028. Usiamo il condizionale perché, proprio qualche giorno fa, il Consiglio di Stato ha stabilito che dovrà cedere il passo a un commissario pro tempore ma non per questo mollerà l’osso, anzi…

E Sticchi Damiani porta dritti dritti alla famiglia Sisto, che lo rappresenta legalmente in tutte le sue magnifiche e pericolose avventure. L’ultima delle quali ha riguardato una vicenda di falso in bilancio che è anche rimbalzata per qualche mese sui media nazionali. Secondo la procura di Roma, Sticchi Damiani avrebbe omesso di dichiarare alla segreteria dell’Aci entrate che percepiva da altre società, o avrebbe minimizzato la retribuzione ricevuta dall’ente da lui presieduto. E così sarebbe rimasto sotto la soglia stabilita dalla legge, 240mila euro. Una condotta che gli investigatori, al termine delle indagini appena concluse, hanno bollato come un “falso”. E a chi si è affidato Sticchi Damiani? All’avvocato Roberto Eustachio Sisto, nonno del celebre penalista barese da cui ha ereditato il nome e lo studio attraverso il padre, Francesco Paolo, parlamentare pugliese di Forza Italia e attuale viceministro della Giustizia. Esponente di punta di quel Governo che dovrà dire l’ultima parola su quella “rivoluzione” dell’Aci con la nascita di una holding nella quale è coinvolta anche la Sara assicurazioni, altro “gioiello” di famiglia.

Sticchi Damiani è una sorta di mito ormai e la sua spregiudicatezza non conosce confini. Il governo, in Finanziaria, gli decurta i soldi, il denaro destinato alla sua associazione? Sticchi Damiani cosa fa? Avvocato! Chiede una “consulenza legale preparatoria” contro il governo avvisando che senza quei soldi, “l’ente dovrà attivare procedure di contenzioso”. In pratica Aci contro Palazzo Chigi… Il governo vuole mandarlo via? Ma Sticchi Damiani cosa fa? Politica! Sussurra e lavora su Salvini, che fa sempre parte del governo, tanto da fargli pensare “meglio avere Sticchi Damiani, che il figlio di La Russa, Geronimo, alla guida di Aci”. E naturalmente si fa difendere dal figlio del viceministro Sisto, che una mano sicuramente gliela può dare.

Ricapitolando: eletto per la prima volta presidente di Aci, nel 2011, 14 anni fa, il Nuvolari dell’incarico, sempre rieletto dagli iscritti, è rimasto da allora alla guida di Aci, cumulando anche l’incarico di presidente di Sara Assicurazioni (qui è al terzo mandato) per finire adesso in ogni caso come simbolo del potere intramontabile. Siede anche al Coni, e come Aci ha gestito persino l’autodromo di Monza. Capito con chi abbiamo a che fare?

Eppure, quando non si tratta di comunicare gli emolumenti che gli entrano in cassa, il pluripresidente dell’Aci è sempre pronto ed efficiente: basta guardare a come è riuscito, in un batter d’occhi, ad estromettere dall’Automobile Club di Cosenza chi si era permesso di contrastare usi ed abitudini e ad intaccare equilibri ed interessi che, evidentemente, non andavano toccati. Ed è proprio qui che la sua strada si incrocia con quella di Ernesto Ferraro. 

Come avevamo già sintetizzato in questo articolo (https://www.iacchite.blog/aci-cosenza-di-nuovo-senza-guida-da-forciniti-ad-arena-tutti-i-retroscena/) in meno di un mese, con tutte le cose che aveva da fare, è riuscito a commissariare l’AC di Cosenza, di fatto impedendo all’Ente di organizzare la terza Coppa Sila sul percorso storico di questa gara.

Ma quale era “la colpa” di questo Consiglio?
Forse aver organizzato i corsi di abilitazione per Ufficiali di Gara consentendo a tantissimi (il primo anno ben 35) appassionati cosentini di essere utilizzati in occasione di gare automobilistiche con costi calmierati per le Società organizzatrici, senza dover per forza far venire in trasferta dalla Puglia (toh…) i commissari?

Per le nuove elezioni era sceso in campo addirittura il direttore della Motorizzazione Civile, tale Renato Arena, e in quella occasione si era cementata “l’unità delle incompatibilità”: incompatibile il direttore della Motorizzazione con la carica di Presidente dell’AC di Cosenza (infatti si dimise subito dopo le elezioni, su richiesta precisa del Ministero), affiancato nella sua campagna elettorale dal proprietario di una delle agenzie della Sara Assicurazioni, al secolo Piergiorgio Sabato, marito dell’ormai ex assessora comunale alle Attività produttive della Giunta Occhiuto del tempo, la signora Loredana Pastore altrimenti conosciuta come “cascetta”.

Una “perfetta macchina di guerra” quella messa in campo con la benedizione del Commissario mandato da Sticchi Damiani: il “sorvegliante” delle scuole guida della provincia (direttore della Motorizzazione) aiutato dall’agente della Sara Assicurazioni, di cui è ancora presidente Sticchi Damiani, si candidava a presiedere l’AC di Cosenza che è Agente Generale, per statuto, della Sara Assicurazioni della Provincia di Cosenza.

Come già fatto dal distratto pluripresidente, che è controllore e controllato, così anche a Cosenza si cementava una alleanza fondata sullo stesso principio tra Motorizzazione Civile, scuole guida e assicurazioni, con la benedizione, attraverso il suo assessore alle Attività produttive, del sindaco Occhiuto.

Purtroppo per i sodali, il diavolo a volte dimentica di fare i coperchi ed il Ministero obbligò il suo direttore a scegliere una delle cariche ricoperte, quindi l’AC di Cosenza restò senza presidente dopo poco tempo (in pratica il Ministero accolse la tesi che lo Studio Paolini aveva perorato davanti al Tar Calabria che tardava a decidere).
Così l’AC di Cosenza, commissariato un anno prima dal solerte Sticchi Damiani perché il Presidente (Forciniti) si era dimesso dalla carica ed anche da consigliere, si trovò nella identica situazione: stavolta però fu consentito al Consiglio Direttivo di nominare un presidente nuovo e continuare l’attività (?) come se nulla fosse.

E questo presidente era – ed è ancora – proprio il Nostro Ernesto Ferraro, lupus in fabula. La sera dello scrutinio all’Aci, nella elezione vinta dal direttore della Motorizzazione (che poi si dimise), l’assessore “cascetta” con il marito Piergiorgio Sabato (che tanta parte ebbe in quella elezione, essendo agente Sara…) applaudì a scena aperta e gridò “Ora abbiamo anche l’Aci!”. Ferraro fu una soluzione di ripiego quando il Ministero pose la questione di incompatibilità per Arena.

Ah, naturalmente anche Ferraro doveva in qualche modo avere una sua incompatibilità e quindi si trovò qualcuno che avesse a che fare con le scuole guida. E uscì fuori come un “fungo” il nipote dei boss Michele e Umberto Di Puppo, tale Ernesto Ferraro, che oggi non dirige solo l’AC di Cosenza ma addirittura le… Ferrovie della Calabria. Naturalmente in quota Occhiuto. Noblesse oblige. Il trampolino di lancio di questo nipote con laurea in Ingegneria è una scuola guida di Rende. Si chiama Easy Drive, tutti sanno che è controllata dalla famiglia Di Puppo attraverso Ferraro. Lo scrive lui stesso nel curriculum vitae che presenterà per essere eletto presidente dell’Aci. Sì, avete letto bene. A Cosenza tutto è possibile. Ferraro incapperà in un mezzo scivolone sulle patenti CQC scoperchiato dalla Polizia Stradale e cederà le quote alla sorella, poi nelle carte figureranno altri soci prestanome.

Ma la sua ascesa non inizia dall’Aci ma dall’Amaco, dove intanto è approdato Paolo Posteraro, nominato in pompa magna da Mario Occhiuto ormai da tempo. Ferraro vince un concorso truccatissimo ed è direttore di esercizio, il perfetto trampolino di lancio per essere eletto nel 2020 presidente dell’Automobile Club di Cosenza, l’Aci insomma. Nel curriculum di Ferraro presentato e pubblicato da ACI, si legge: dall’08/2010 – ATTUALE SPECIALISTA DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE E COMMERCIALI DELLE IMPRESE – Easy Drive Autoscuola ed ente di formazione“…
Il che significa che lavorava in questa scuola guida, di cui non risulta (più?) socio. Nel PDF, estratto dagli archivi della Camera di Commercio, non è tra i soci. C’è, socia accomandataria (e quindi amministratrice) una sua parente, non sappiamo di che grado.
C’è anche un altro amministratore di cui non c’è altra traccia negli archivi, fa solo questo.

Ma, al di là del fatto che Ferraro sia ancora socio o no della scuola guida, già è assurdo che questo soggetto, il Ferraro, fosse stato eletto presidente dell’AC Cosenza, dell’AC Calabria e membro del Consiglio nazionale dell’ACI e contemporaneamente dipendesse o fosse comunque responsabile di una scuola guida.

Anche perché, come presidente dell’AC Cosenza, si è fatto nominare dal Consiglio quale amministratore di ACI Service, che è l’Autoscuola dell’AC Cosenza (e vi lasciamo immaginare che fine possa aver fatto questa autoscuola…).
Se il direttore della Motorizzazione Renato Arena, che era stato eletto presidente dell’AC Cosenza, si è dovuto dimettere, Ferraro non poteva neppure candidarsi, essendo responsabile o dipendente di una autoscuola che comunque è stata sua fino a quando non ha ceduto le quote alla sorella.

Ma come spesso accade in Italia, chi ha le giuste conoscenze scala vette impensabili e così non solo Ferraro resta in sella all’Aci, ma arriva addirittura al comando delle Ferrovie della Calabria. Ed è qui che si consolida sempre più il suo rapporto con Sticchi Damiani, che non gli consente soltanto di continuare a fare il presidente abusivo dell’Aci di Cosenza ma diventa fondamentale nel momento in cui una larga parte del centrodestra decide di eliminare politicamente Occhiuto.

Sticchi Damiani nel frattempo ha avuto bisogno delle prestazioni di Roberto Eustachio Sisto, un campione del diritto, e come accennavamo figlio del sottosegretario alla Giustizia, di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto. Insomma, il meglio. Grazie al meglio, Sticchi Damiani ha superato tutte le controversie giuridiche. Anche quella sugli emolumenti dell’Angelo che ha contrapposto Aci, ministro della Cultura e Mef. L’Aci aveva fissato i trattamenti economici di presidente e segretario generale al limite dei 311 mila euro contro i 240 mila euro stabiliti per legge, ma l’Aci si è appellata. Alla fine, è arrivata la sentenza, durissima, che ristabiliva il tetto a 240 mila euro. E ancora, in piena legge di bilancio, il governo taglia 50 milioni di euro all’Aci, ma l’Angelo, anche in questo caso, non dispera. Affida una consulenza da 57 mila euro, a uno studio legale “collegato” ai Sisto e dà battaglia… Antonio Tajani non si capisce che posizione abbia, se non fare il pesce, anche perché sulle federazioni sportive si rischia di nuocere a un altro intramontabile, Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia, e presidente di Fin. FdI rivela: “Vedrete che per salvare Sticchi Damiani si finirà per emendare l’articolo 7”. I leghisti: “Parlano così perché vogliono Geronimo la Russa. Eh, no”… In sostanza, ancora se la gioca eccome se se la gioca.

Morale della favola. Sticchi Damiani insieme ai Sisto riesce addirittura a mettere in crisi il governo e se un amico ha bisogno, lui c’è. E l’amico Ferraro è il gancio perfetto per un’operazione che al governo va benissimo e che stavolta li vede in linea: eliminare Occhiuto dalla Regione Calabria. Roberto Eustachio Sisto, così, lo prende sotto la sua ala protettiva ed è in prima linea a dettare i tempi del processo mediatico quando la procura di Catanzaro manda la Finanza alle Ferrovie della Calabria e a casa di Ferraro per la perquisizione. Le carte escono fuori in tempo record su un giornale “insospettabile” e il casino è servito. Scommettiamo che Ferraro in qualche modo se la caverà? Garantiscono i Sisto e Sticchi Damiani. E Occhiuto? Beh, qualcuno va pur sacrificato.