Cosenza. Giacomo Mancini ricorda Pietro Mari: “In prima linea in tutte le nostre battaglie”

di Giacomo Mancini

CIAO PIETRO | Che dolore, carissimo Pietro, apprendere della tua scomparsa. Sei stato un ingegnere di qualità, un professionista stimato, un amministratore capace, un socialista pugnace.
E non poteva che essere così.
Del resto buon sangue non mente.
Sei stato nipote di Mario Mari, il primo sindaco socialista di Cosenza. Ci piaceva ad entrambe ricordarlo pubblicamente quando qualcuno ometteva il ricordo.
Perché la storia si onora tutta. E non a convenienza. Strappando alcune pagine. O sfrattandola come in questi tristi giorni.
Mario Mari fu eletto sindaco nel 1920. Anche lui allievo di Antonio Labriola come Pietro Mancini che di Mario fu amico e guida.

E da quel legame tra Pietro e Mario forgiato negli anni bui del regime fascista nasque un rapporto di amicizia profondo, di comunanza di ideali, di comuni battaglie che dura da generazioni.
E anche per questo che Giacomo, mio nonno, ti chiamò al suo fianco nel 1993, quando fu eletto sindaco scelto direttamente dai cittadini.
Sei stato, da assessore con diverse e difficili deleghe, parte importante di quel decennio che ha regalato alla nostra città una crescita straordinaria e ancora oggi è ricordato con rimpianto per i risultati a vantaggio della vita o dei cittadini.

Nel corso di quella stagione, caro Pietro, si rafforzò il legame tra noi. Sei stato protagonista della nascita del Pse-Lista Mancini e in prima linea in tutte le nostre battaglie.
Sempre leale. Mai una incrinatura. Il tuo carattere affabile, i tuoi modi garbati, i tuoi tratti morbidi erano fonte di empatia immediata. Non mancavi mai di fornire i tuoi suggerimenti frutto di studio, di letture, di approfondimenti e offrire le tue analisi. Come durante le iniziative della Fondazione alle quali mai facevi mancare la tua presenza.
Sono appena venuto a salutarti con un groppo in gola. Ho abbracciato forte Marialuigia, compagna di una vita e tuo formidabile completamento. E i tuoi splendidi figli Lorenzo, Margherita e Federico, cittadini del mondo di cui giustamente eri orgoglioso.
E ho pensato al tuo ultimo messaggio. Al tuo incoraggiamento di spenderci per la nostra città. Lo faremo, caro Pietro. E non ti dimenticheremo.