Crotone. Il Partito della “Democrazia”

Il Partito della democrazia
Risse, richieste di espulsione e comunicati da fotoromanzo: il congresso PD di Crotone va in scena come una soap opera col budget della Pro Loco.

Fonte: U’Ruccularu 

“Un grande momento di democrazia”, hanno detto.
Dopo essersi lanciati addosso più insulti che a una cena tra suocere e cognate, i democrat crotonesi si sono congedati tra baci, abbracci e una manciata di lividi invisibili. Non in viso, certo, ma nella credibilità.
Annagiulia Caiazza è stata rieletta segretaria cittadina del PD con 154 voti contro i 102 dello sfidante Giuseppe Ferraggina.
Ma il vero vincitore della giornata è stato l’imbarazzo istituzionale, con tanto di richieste di espulsione, blocchi dei seggi, linguaggio denigratorio e atmosfera da “camera iperbarica senza ossigeno politico”.
Nel pieno della conta dei voti, Andrea Devona – capogruppo al Comune e portatore sano di indignazione democratica – ha denunciato un episodio che “lede i principi etici del partito”. Traduzione: qualcuno gli ha detto male e ha alzato le mani. O quasi.
Pare ci sia stato di mezzo un “atto fisico” che ha “messo a rischio l’incolumità” del denunciante.
Un colpo basso alla linea politica e, forse, pure al fianco sinistro.
Per due volte il povero presidente della commissione di garanzia, Carmine Talarico, è stato costretto ad abbandonare il seggio, probabilmente per evitare di abbandonare anche la pazienza.
Si narra che in certi momenti l’aria fosse così tesa che perfino le schede elettorali tremavano.

IL COMUNICATO FINALE: “TUTTO BENE, SOLO QUALCHE GRAFFIO!”
A urne chiuse, però, si cambia spartito. Compare un comunicato stampa da manuale delle giovani marmotte istituzionali: “una prova di democrazia”, “partecipazione attiva”, “vitalità e passione”, “grazie a tutti, pure ai teppisti”.
Firmatari? Lo stesso Devona, il pacificatore armato di querela, e Talarico, lo stesso che poco prima fuggiva dalla sua postazione come un naufrago su zattera.
Applausi registrati, sipario calato, cicatrici nascoste sotto giacche di lino stropicciato.

DIETRO LE QUINTE: COSA NON VA
Il congresso del PD crotonese è sembrato più un torneo di wrestling democratico che un confronto congressuale.
Due fazioni spaccate, due visioni del mondo che si scontrano sul niente, perché – dettaglio non trascurabile – nessuno ha parlato di programmi o idee.
La segretaria rieletta vince, sì, ma con numeri che raccontano una fiducia dimezzata.
Il direttivo? Dieci per lei, sei per l’altro.
E zero per la Crotone reale, che intanto continua a boccheggiare tra problemi veri e teatrini politici.

LAVARE I PANNI SPORCHI IN PIAZZA (E FARE FINTA DI NULLA)
Il paradosso è proprio nella discordanza tra realtà e narrazione: mentre dentro si litiga come nei peggiori centri sociali di paese, fuori si spaccia la baruffa per democrazia partecipata. Un’operazione di maquillage politico che neppure una puntata di “Un posto al sole” riuscirebbe a rendere tanto surreale.

MORALE DELLA STORIA?
Il PD di Crotone ha celebrato un congresso senza congresso, una vittoria senza unità, una leadership senza guida.
E lo ha fatto fingendo che l’aggressione fosse solo una critica costruttiva, che le sospensioni dei seggi fossero una pausa caffè, e che la sfiducia diffusa fosse soltanto una prova d’amore elettorale.
Altro che “nuovo corso”: qui si rischia il fuori corso permanente, in un partito che si mena in casa e si abbraccia in pubblico, come quei matrimoni finiti dove si litiga in cucina e si sorride in salotto davanti agli ospiti.

IL CONGRESSO È FINITO, LA FARSA CONTINUA.
E mentre il PD cerca di convincerci che tutto è andato bene, i cittadini assistono al teatrino dalla platea, sempre più convinti che la politica, a Crotone, non sia né democratica, né rappresentativa, ma solo teatrale.
Con attori improvvisati, regie confuse e il pubblico che, a forza di fischiare, ha perso anche la voce.
La prossima assemblea? Portate i caschi.
E magari pure le idee.