Se anche la vacanza (breve) diventa un lusso

di Stefano Pallara

Fonte: Collettiva

Vacanza al mare: più 2,5 per cento; in montagna: più 2,2; in crociera: più 6,2. Le vacanze estive stanno diventando un lusso per pochi, tant’è vero che solo il 43,2 per cento ci andrà, e la maggior parte, cioè il 54 per cento, sceglierà un soggiorno breve, di 3-5 giorni, cercando ospitalità da amici e parenti.

Questo quadro desolante dell’estate degli italiani è delineato dall’osservatorio nazionale Federconsumatori, che ha calcolato quanto dovrà spendere del proprio budget una famiglia media composta da quattro persone (due adulti e due minori) nel periodo di alta stagione, cioè da fine luglio a inizio agosto, mettendo a confronto i costi dettagliati con l’anno precedente.

Rincari e rincari

Innanzitutto, una considerazione generale: anche le vacanze 2025 saranno improntate alla prudenza e al risparmio, “una necessità dettata soprattutto dalle difficoltà crescenti delle famiglie e dall’aumento dei prezzi, specialmente di hotel e ristoranti, che dal 2021 hanno registrato, rispettivamente, rincari del 56 per cento e del 18 per cento” di legge nella nota dell’Osservatorio.

Il nodo carburanti

Anche quest’anno infatti si conferma la tendenza a rimanere entro i confini nazionali, visti i costi esorbitanti dei voli: oltre l’82 per cento degli italiani farà questa scelta. Complice anche il prezzo dei carburanti, che dopo le nuove tensioni geopolitiche in Medio Oriente e la guerra di Usa e Israele contro l’Iran, sono scattati all’insù al primo accenno di aumento della quotazione della materia prima: più 6 centesimi al litro dalla prima settimana di giugno per la benzina, con un aumento medio di 3 euro per un pieno, e più 9,8 centesimi per il gasolio, circa più 4,9 euro per un pieno.

Nonostante nell’ultima riunione della Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi sia emerso nei giorni scorsi che si va verso una stabilizzazione dei prezzi alla pompa e che si potrebbero registrare possibili riduzioni, per Adoc, Assoutenti e Federconsumatori, i ribassi ancora non si vedono. 

Tutti gli aumenti

Ciò non toglie che partire in queste settimane avrà un costo proibitivo per tanti. Di che cifre stiamo parlando? Secondo l’osservatorio di Federconsumatori, per una settimana in una località balneare la famiglia tipo spenderà ben 6.539,30 euro, il 2,5 per cento in più rispetto all’anno scorso.

“Altrettanto care le vacanze in montagna – affermano dall’associazione di difesa dei consumatori -: gli amanti del trekking e della natura spenderanno, per un soggiorno della stessa durata per quattro persone 4.779,80, il 2,2 per cento in più rispetto al 2024. Per chi sceglie di imbarcarsi su una nave da crociera la spesa ammonterà a 6.320,88 euro. In questo caso pesano in maniera determinante gli extra”.

Autostrade vade retro

Il costo per autostrada e pedaggi, su una tratta medio-breve come quella presa in considerazione, registra una crescita del 2 per cento. Aumentano anche i costi della sosta in autostrade (panini, bibite, gelati e caffè) che segnano un rincaro del 5 per cento, con prezzi che si discostano in maniera esagerata rispetto a quelli registrati in un qualsiasi bar o alimentari.

Inflazione, oh cara

Non va meglio a chi resta, che spenderà comunque tanto per riempire la dispensa con i prodotti base. Una coppia con due figli subirà un rialzo di 535 euro all’anno, di cui 174 solo nel settore alimentare.

La causa? L’inflazione. Quella annua (ultimi dati Istat) passa da 1,6 a 1,7 per cento, ma ciò che preoccupa maggiormente è il decollo del carrello della spesa: da 2,7 a 3,1, trainato dai prodotti alimentari e bevande analcoliche che salgono dal 3,2 di maggio al 3,7 per cento di giugno. Le spese obbligate fanno da volano all’inflazione, colpendo soprattutto le fasce meno abbienti della popolazione.

Italiani più poveri

Nell’Italia dei due stipendi che non bastano più, da tempo Federconsumatori denuncia la riduzione del consumo di carne e pesce (meno 16,9 per cento, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); l’incremento della tendenza a ricercare offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 51 per cento dei cittadini); l’aumento della spesa nei discount (12,1 per cento).

Tendenze che si aggraveranno – conclude l’associazione – se il governo non avvierà provvedimenti urgenti per arginare i rincari, sostenere il potere di acquisto delle famiglie e colpire i fenomeni speculativi”.