(Davide Carlucci – repubblica.it) – MANDURIA (Taranto) – In Puglia mette paletti. Nelle Marche apre. In Campania, al contrario, è lui che chiede aperture, ma senza sciogliere il nodo sulla candidatura di Roberto Fico, inviso al presidente della Regione Vincenzo De Luca. A seconda della Regione, varia la strategia di Giuseppe Conte in vista delle prossime elezioni amministrative, previste in autunno. Ma ora il leader del Movimento 5Stelle comincia a scoprire le carte.
Unico ospite dell’opposizione al forum in masseria di Bruno Vespa, illustra il tortuoso e ancora incerto percorso per la convergenza con il centrosinistra. In palio ci sono sei bandierine. Due da strappare al centrodestra: oltre alle Marche – dove si potrebbe andare al voto già il 21 settembre con l’europarlamentare Pd Matteo Ricci che sfida l’uscente Francesco Acquaroli, di Fratelli d’Italia – anche il Veneto; e quattro da difendere: Puglia, Campania, Toscana e Val d’Aosta, dove Union Valdotaine e altri autonomisti cercano di arginare la destra con un’alleanza centrista e trasversale.
Nella sua regione, per la prima volta l’ex premier dichiara la sua disponibilità a sostenere il dem Antonio Decaro, presidente della commissione ambiente a Bruxelles: «Ha le carte in regola per assumersi anche la responsabilità di un rinnovamento». Ma, ecco la premessa, non dev’essere «un maquillage». Il riferimento è agli scandali che hanno funestato gli ultimi mesi della stagione di Michele Emiliano di cui Decaro, visto oggi come rinnovatore, è stato pur sempre il delfino. «Ci sono state cose molto buone, in questa regione, che vanno portate avanti – concede l’avvocato di Volturara Appula – Ma su molte altre, qualcuno deve ammettere che qualche errore di sottovalutazione c’è stato». A vestire panni legalitari, del resto, sarà anche il centrodestra. Lo fa già Antonio Tajani, che ieri ha lanciato una rosa di candidati di Forza Italia «a cominciare dal segretario regionale Mauro D’Attis» sottolineandone il suo ruolo di vicepresidente della commissione parlamentare antimafia. Ma la discontinuità che chiede Conte potrebbe essere un’arma in più nella battaglia che Decaro sta conducendo per evitare la candidatura, da lui ritenuta ingombrante, di Emiliano come consigliere a suo supporto. L’ex presidente dell’Anci la pone come condizione, ventilando perfino la possibilità di una sua rinuncia.
In Campania, invece, è Conte a chiedere a De Luca di ragionare, rimuovendo il veto sui 5Stelle: «Sarebbe un suicidio, non avrebbe senso». Ma se si nomina l’ex presidente della Camera, il presidente del Movimento glissa: «La candidatura è l’ultimo passaggio…». Il forzista Martusciello lo dà per scontato: «Prepariamoci, candidano Fico». Ma De Luca, orientato a restare nel centrosinistra ma con un suo movimento civico-meridionalista, sembra più disponibile a digerire la candidatura dell’ex ministro pentastellato Sergio Costa. Conte sa che non è un fatto banale. E per questo è cauto su Fico.
Per il leader M5S del resto l’importante è portare a casa, nella contrattazione interna al campo largo, almeno una Regione. E quindi da qualche parte bisogna aprire. Spiega di averlo fatto nelle Marche con Ricci: «Abbiamo fatto decine di riunioni con i semplici iscritti. C’erano perplessità iniziali, ma alla fine l’assemblea territoriale si è convinta». Nell’evento pugliese organizzato da Comin and partners, Conte non la nomina. Ma nella partita c’è anche la Toscana, storico granaio rosso. Lì i Cinquestelle non sono affatto convinti dell’uscente Eugenio Giani, Pd. Non lo è nemmeno Avs, di cui il toscano Nicola Fratoianni è uno dei due portavoce. E anche per Italia Viva, nella ex roccaforte di Matteo Renzi, il governatore uscente non è conditio sine qua non. Il campo largo, insomma, arranca. E il Pd toscano dice: «Serve un candidato unitario».