“ACCORDO INFAME CONTRO I LAVORATORI ALL’ASP DI CATANZARO: ECCO I NOMI DEI CARNEFICI”
USB SANITÀ ASP CATANZARO DENUNCIA IL PEGGIOR PATTO SINDACALE MAI FIRMATO NEL SISTEMA SANITARIO REGIONALE.
Tutte le informazioni riportate nel presente comunicato sono verificabili sul sito dell’ASP di Catanzaro, tramite la delibera n. 150 del 05/02/2025.
È proprio con questa delibera che l’ASP di Catanzaro ha ratificato il peggiore accordo sindacale mai scritto in Calabria.
L’accordo riguarda il regolamento per il pagamento della produttività o, come definito tecnicamente, il:
“Protocollo applicativo per la gestione del sistema di valorizzazione delle performance individuali e connesso sistema premiante dell’area del comparto sanità – esercizio 2023 e seguenti.”
Una vera e propria porcata firmata dalle organizzazioni sindacali sulla pelle di oltre 2.000 lavoratrici e lavoratori.
Ma andiamo con ordine, perché – come nel migliore stile delle porcate contro i lavoratori – la burocrazia si nasconde dietro una montagna di carte bollate.
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Una prima macroscopica anomalia
L’ASP di Catanzaro ratifica con propria delibera nel febbraio 2025 una decisione assunta in un tavolo sindacale conclusosi il 18 giugno 2024.
Ci chiediamo: come mai l’ASP di Catanzaro ha impiegato ben 232 giorni per pubblicare la delibera con questo accordo bidone?
Forse per intorbidire le acque, far dimenticare la vicenda, oppure per approfittare di un momento di bassa attenzione da parte dei lavoratori.
Ma c’è di peggio.
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Dalla bozza alla trappola:
Dalla delibera si legge chiaramente che una prima bozza di CIDA era stata già sottoscritta in maniera completa in data 23 aprile 2024.
Quel regolamento – pur non perfetto – tutelava in parte i lavoratori, molto più della colossale porcata ratificata in data 18 giugno 2024.
E qui arriva il capolavoro dell’imbroglio.
Dopo due mesi di silenzio, senza che sia riscontrabile dalla delibera alcuna comunicazione ufficiale, l’ASP convoca improvvisamente un nuovo tavolo sindacale.
Motivo? Apportare una “piccola ma sostanziale modifica”, che però peggiora drasticamente la vita dei lavoratori:
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Il trafiletto della vergogna
«Dopo ampia e approfondita discussione, le parti concordano di confermare il contenuto del Regolamento firmato il 23 aprile c.a., sostituendo al paragrafo n. 9 penultimo capoverso il periodo seguente “In ogni caso si individua un valore soglia pari a 60 giorni di servizio nell’anno, al di sotto del quale il dipendente non ha accesso alla retribuzione di risultato di cui al presente accordo”, con periodo di seguito specificato: “In ogni caso si individua un valore soglia di giornate di effettiva presenza in servizio pari al 50% della somma delle giornate lavorative complessive annuali […]. A seconda dell’articolazione oraria, il totale dei giorni lavorativi per accedere alla retribuzione di risultato, corrisponderà rispettivamente a 125 su una media di 250 annui […] e a 151 su una media di 302 annui per i dipendenti con un orario di lavoro articolato su sei giorni settimanali”.
Tradotto in parole semplici:
I giorni di “effettiva presenza” passano di colpo da 60 a 151 per la gran parte dei lavoratori, quindi : se non sei presente almeno 151 giorni di servizio nell’anno (per chi lavora su sei giorni), non ti spetta la produttività.
E guai a pensare che un turno di 12 ore conti doppio. Anche in quel caso, vale solo un giorno.
E non finisce qui: tutte le assenze, per qualsiasi motivo, sono conteggiate come assenza. Non sono considerate scorporabili:
• Ferie
• Malattia
• Legge 104
• Infortunio
• Gravidanza
• Permessi studio
• Congedi parentali
Tutto azzerato. Risultato? Non prendi la produttività.
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I casi reali che dimostrano il disastro
Nei primi conteggi per la produttività del 2023, già pagata negli scorsi mesi, ci siamo imbattuti in situazioni aberranti:
• Un autista di ambulanza si rompe una gamba nel 2023. L’ASP, invece di riconoscere l’evidente impedimento, gli nega la produttività. Come se potesse guidare con una gamba ingessata.
• Un’infermiera sempre nel 2023 accompagna il figlio con legge 104 per autismo in ricovero fuori regione per 3 mesi.
Risultato? Nessuna produttività.
Colpa grave: essere madre e stare vicino al figlio.
Questi sono solo alcuni dei casi del 2023. Per la produttività del 2024, che andrà in pagamento a luglio, ci aspettiamo un’esplosione di situazioni ancora più numerose e assurde.
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Chi ha partorito questa follia?
Ad oggi non sappiamo con certezza chi, tra i dirigenti ASP, abbia proposto questo limite di 151 giorni, che non trova eguali in nessuna altra azienda sanitaria regionale.
Abbiamo forti sospetti, e se verranno confermati, faremo nomi e cognomi.
Ma quello che sappiamo con certezza è chi era presente per la parte sindacale alla riunione del 18 giugno 2024 e ha avallato questa porcata.
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Ecco i nomi dei presenti al tavolo della vergogna:
• Maurizio Iacopino – CGIL FP
• Francesco Maletta e Mario La Rosa – CISL FP
• Irene Torchia e Antonio Cristofaro – FIALS
• Giuseppe Federico – NURSING UP
• Fabio Bruschi – Vice Coordinatore RSU
• Luciano Santillo – Componente RSU
Questi erano i “sindacalisti” (li definiamo tali solo per amor di sintesi, ma non si meritano assolutamente questo titolo) presenti alla riunione
Inoltre aggiungiamo una menzione speciale per la grande assente:
Antonella Drosi, coordinatrice RSU allora in carica, assente anche in questa occasione, come molto spesso è accaduto alle riunioni precedenti. Lo diciamo solo perché ci sembra assurdo che proprio il coordinatore delle RSU non partecipi, pur potendo usufruire di permessi sindacali, in riunioni così delicate. Ma la Drosi ha preferito rimanere “a lavoro”, delegando anche in questo caso Fabio Bruschi, in qualità di suo vice.
USB SANITÀ NON CI STA: PRONTI A FARE GUERRA
Dopo colloqui informali con i vertici aziendali, abbiamo registrato un minimo spiraglio per correggere questa vergogna, ma i margini per una soluzione bonaria sono ridottissimi, visto che l’accordo bidone è blindato dalle firme sindacali.
Lo diciamo chiaramente:
la produttività è parte integrante del salario, e non può essere decurtata per assenze legittime come ferie, malattia, 104, maternità, infortunio, ecc.
Lo hanno stabilito infinite sentenze in più tribunali e più gradi di giudizio: quindi Invitiamo tutti i lavoratori danneggiati a contattarci immediatamente.
Come USB siamo pronti a garantire tutela legale gratuita per ricorrere contro l’ASP di Catanzaro per questo regolamento discriminatorio e vergognoso e per pretendere che ad ogni lavoratore venga garantito il pagamento della produttività.
Qui non si tratta solo di soldi: si tratta di dignità, giustizia, rispetto per chi lavora ogni giorno tra turni massacranti, ferie negate e condizioni disumane.
Questa è discriminazione. E noi non la tollereremo.
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USB SANITÀ – ASP CATANZARO