di Delio Di Blasi, Cgil Cosenza
In primo piano sul sito del comune campeggia la notizia della intitolazione di una centralissima via della città a Ernesto d’Ippolito. Egli, a detta del sindaco, avrebbe “lasciato un segno profondo nella nostra comunità”.
In diverse città dell’isola in cui sono nato, le targhe stradali recano scritto il nome della via sia in italiano che in arabo e resistono persino alla barbarie di quest’epoca oscura, a testimonianza di una secolare storia d’integrazione.
Quando la politica sceglie la toponomastica di un luogo, prova a scriverne la vicenda storica, cerca di sintetizzarne la cultura, o di manipolarla.
Qui, dopo la rimozione della statua di Mancini e la cancellazione della via intitolata al parlamentare comunista Cesare Curcio, colui che ospitò in Presila Pietro Ingrao quando era ricercato dall’OVRA, oggi siamo alla quadratura del cerchio.
A Cosangeles c’è un diffuso atteggiamento omertoso intorno alle questioni che riguardano la massoneria. Eppure, a volerne indagare le dinamiche, probabilmente si comprenderebbe meglio come in questa città si declina il potere, quello vero.
Il 21 dicembre del 2022, a conclusione del congresso della Camera del Lavoro, venne approvato all’unanimità un ordine del giorno che oggi, purtroppo, torna d’attualità. Ecco il testo:
“Nel febbraio del 2021 veniva avanzata pubblicamente la proposta di intitolare una via di Cosenza all’avv. Ernesto D’Ippolito.
Nell’agosto del 2021, la Giunta comunale presieduta da Mario Occhiuto, nell’ambito di un intervento di riordino della toponomastica cittadina, ha deliberato l’intitolazione di un tratto della ex via Luigi Miceli al massone, già difensore di Licio Gelli, Ernesto D’Ippolito.
Nel 2018, dopo le inchieste della DDA e l’intervento della Commissione parlamentare antimafia che aveva richiesto l’elenco degli affiliati calabresi, il gran maestro D’Ippolito scrisse una lettera in polemica con la presidente Rosy Bindi affermando testualmente: “non esiste ragione giuridica e/o morale perché gli elenchi degli iniziati massoni, oltre alle questure d’Italia, siano consegnati ad altri organismi od istanze; ci saremmo aspettati, prima e più, indagini sugli iscritti dell’Opus Dei. E poi partiti politici e sindacati”.
Quegli stessi partiti politici e sindacati la cui attività e libertà è disciplinata e garantita dalla Costituzione della Repubblica fondata sul lavoro.
Senza volere entrare nel merito del ruolo opaco ed equivoco che la massoneria esercita nella vita pubblica di questa città ed al fine di tradurre in atti simbolici concreti il richiamo ai valori costituzionali condivisi fatto dalla tribuna di questo Congresso, la Cgil di Cosenza chiede alla Giunta comunale un segnale politico e culturale di discontinuità con le scelte operate dalla precedente Amministrazione della città.
Si revochi l’intitolazione decisa nel 2021 dalla Giunta di destra e si intitoli quella via a Raffaele Tenuta, detto Maurizio, morto sul lavoro nella costruzione del ponte di Calatrava”. Le cose, come era facile immaginare, sono andate diversamente.









