Calabria, l’anti Occhiuto: il sindaco di Corigliano-Rossano federatore a sinistra (di Claudio Dionesalvi)

Calabria, l’anti Occhiuto: il sindaco di Corigliano-Rossano federatore a sinistra

di Claudio Dionesalvi

Fonte: il manifesto (FLAVIO STASI, L’ANTI OCCHIUTO)

Lo sguardo acuminato, il naso diretto in alto, come a voler fiutare l’aria. In Calabria Flavio Stasi è temuto dalle destre, odiato dalle organizzazioni criminali e corteggiato da un’ampia area politica e sociale che non sarebbe farsesco definire “di sinistra, ma non solo”. Stasi è sindaco di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza. Amministra il comune più vasto della regione, terzo per numero di abitanti. Nel 2024 ha riottenuto la fascia tricolore dopo averla conquistata nel 2019, nelle prime elezioni del municipio che si è unificato anche in virtù del referendum consultivo del 2017. Per i suoi concittadini, lui è “U’ guagnune”, il giovane chiamato ad impersonare ed attuare un cambiamento. Laureato all’università della Calabria in Ingegneria Informatica, attivo e partecipe nel movimento dell’Onda studentesca del 2008, è stato militante di movimenti a difesa del territorio e delle formazioni politiche di sinistra. Sin da ragazzo si è impegnato nelle lotte contro le discariche, per la sanità ed i trasporti pubblici.

Flavio sogna

Se fosse una canzone, sarebbe “Flavio” di Gazzelle, “ma se dovessi scegliere io, sarebbe “Sogna ragazzo sogna”, perché – spiega il Sindaco di Corigliano-Rossano -vorrei che i nostri ragazzi credessero in loro stessi e nella nostra terra come forse, un po’, ho fatto io. Continuo a farlo. Se invece fosse un personaggio mitologico, preferirebbe impersonare Davide, “almeno nella parte in cui combatte con Golia, con una fionda fatta di idee e coraggio che gli altri non avevano calcolato”. Nel 2017 un referendum ha fuso i Comuni di Rossano e Corigliano. Se non è come unire Livorno e Pisa, poco ci manca. I campanilismi ogni tanto riemergono. Lento e delicato è il cammino di unificazione sostanziale, ma Stasi non si perde d’animo: “I campanili, nell’accezione negativa, ogni tanto riemergono fisiologicamente e saranno superati dalle nuove generazioni, ma questi non vanno confusi col senso di appartenenza alla propria origine, che invece è sano. Dai centri storici alle marine, passando per montagne e contrade, Corigliano-Rossano è una città con diverse anime che si completano a vicenda. Non sarebbe cosi senza l’orgoglio di appartenere al borgo marinaro, al proprio quartiere del Centro Storico, alla propria contrada rurale, ognuno con la propria storia, i propri riti ed accenti”.

Rigenerazione ionica

In questi anni ha riservato tante energie ai progetti di rigenerazione urbana: 55 milioni di finanziamenti derivanti dal PNRR. Altri 120 milioni sono arrivati dall’UE. Dalla Regione però i fondi glieli bloccano. Inoltre, si è impegnato per l’ambiente, la manutenzione dei fiumi, le spiagge inclusive, gli asili e le scuole.I progetti di rigenerazione urbana – spiega Stasi – sono quelli più complessi che certamente daranno tanto alla città, in prospettiva, ma sono semi che dovranno essere coltivati: modificare l’impatto iniziale di Schiavonea, recuperare zone abbandonate come i Vasci o edifici storici come l’Ex Carcere sarà davvero importante, se come comunità ci approprieremo socialmente di quegli spazi. Cose di cui sono orgoglioso sono tante. Le spiagge pubbliche inclusive sicuramente sono tra queste: le ritengo un passo di civiltà vera, ma anche aver ridato dignità ad alcuni quartieri, pezzi di comunità abbandonati. Le scuole rurali le abbiamo riprese quasi tutte, con un significato sociale importante, perché da noi le contrade sono vita, storia ed economia, e poi tra pochi mesi avremo moltiplicato quasi per dieci (sembra assurdo ma è così) i posti in asilo nido comunali”.

Ci sono pure obiettivi programmati, ancora da raggiungere. “Unire la città sulla litoranea – prosegue il giovane Sindaco – è un obiettivo strategico. Ho fatto inserire alcuni attraversamenti complessi, come il torrente Cino, nel progetto della nuova Statale 106 e con Enel stiamo trattando il rilascio di quel pezzo di possibile lungomare, sanando la frattura storica tra nord e sud dell’attuale città. Dopo l’ex carcere ed il Faro di Capo Trionto, stiamo lavorando sul Castello San Mauro, attualmente privato ma che ritengo debba appartenere alla comunità e valorizzato. Infine i nostri centri storici, che credetemi sono bellissimi, vanno ripopolati. Il progetto della sede distaccata del Conservatorio è avviato, grazie al “Giacomantonio” di Cosenza, ora intendo lavorare a delle facoltà universitarie che possano rafforzare le attuali Università calabresi: bisogna sempre pensare a valori aggiunti, mai a sottrazioni”.

La sesta provincia calabra

Non è inverosimile che Corigliano-Rossano diventerà capoluogo della sesta provincia calabrese. “Non lo so. Che ci sia una discrasia storica – precisa Stasi – credo sia evidente, basta leggere i numeri. Ma il ragionamento non riguarda il capoluogo come pennacchio o come rivendicazione territoriale, ma lo strumento per riflettere sulla esigenza di enti intermedi che possano valorizzare meglio tutti i territori, migliorandone i servizi. Viviamo in una epoca di scaricabarile istituzionale inaccettabile e credo sia frutto, oltre che dell’inadeguatezza della classe politica, di strutture amministrative folli. Credo vada fatta una riflessione sulla riorganizzazione istituzionale perché che qualcosa, nell’ultimo mezzo secolo, non abbia funzionato in Calabria, mi sembra evidente e se un’area si sviluppa meglio, ne giovano anche quelle intorno, non il contrario”.

La società Baker Hughes, che produce componenti per l’industria energetica, ha rinunciato ad un cospicuo investimento nel porto di Corigliano. Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha dato la colpa a Stasi, ma l’amministrazione regionale aveva compiuto tutti gli atti normativi e strategici necessari a questo insediamento produttivo? “Questa è una barzelletta amministrativa – contrattacca Stasi – che Occhiuto ha provato a buttare in caciara. Il comune si è limitato a formalizzare una ovvietà, ovvero l’impossibilità di dare la conformità urbanistica in assenza di Piano Regolatore. Quando parli di procedimenti amministrativi con questa giunta regionale, ti prende lo sconforto. Basta pensare a che disastro stanno facendo col Piano di Assetto Idrogeologico: hanno dato parere positivo forse mentre dormivano. Il Piano Regolatore doveva farlo l’Autorità Portuale, ed è solo con 30 anni di ritardo. Avrebbero potuto superare questo problema facilmente, coi poteri speciali ZES. Il problema è che nel frattempo il Governo ha messo in piedi la “Zes Frittata”, cioè la Zes unica del mezzogiorno, ed allora è cambiato tutto, ma questo in Regione non lo diranno mai perché al governo ci sono sempre loro”.

Una regione sconnessa

Intanto la strada statale 106 continua ad essere teatro di incidenti mortali. Le destre se la prendono col Sindaco, ma le competenze in materia di sicurezza sono dell’Anas. Lo Jonio calabrese non riesce ad avere una ferrovia ed un’arteria stradale dignitose. “Lasciamo stare le posizioni di alcune destre: parliamo di cose serie. Anas – spiega Stasi – ha alcuni progetti pronti, che il Comune ha già visionato e che non realizza per mancanza di fondi; su altri credo che Anas debba accelerare con le progettazioni. In entrambi i casi è il governo che controlla Anas, che deve dare fondi ed indirizzi. In generale su strade e ferrovie si fa molta propaganda ma pochi fatti.

Il nuovo progetto della SS 106 fino a Coserie lo abbiamo migliorato con un anno di interlocuzione serrata, ed è giustificato dal volumi di traffico. È un’opera importante che deve avere attenzione massima. Sulla ferrovia siamo all’anno zero. La cancellazione del Nodo di Tarsia per l’Alta Velocità è stato il più grande schiaffo alla Calabria dal dopoguerra ad oggi perché, come ho detto fin dall’inizio (quasi in solitaria), era un pretesto per togliere l’opera alla Calabria: altro che 7 minuti in più per arrivare a Reggio Calabria, 10 miliardi di fondo complementare al PNRR in meno, nel silenzio tombale della giunta regionale. Sulla ionica è ancora peggio. Un tratto è stato chiuso per mesi, senza nemmeno finire il lavoro di elettrificazione, mentre fonti interne ad RFI mi dicono che non ci sono nemmeno i soldi per la chiusura dei Passaggi a Livello, fondamentale per sicurezza e qualità. La Calabria per molti non è una regione da infrastrutturare, ma una terra da attraversare: una visione che va capovolta”.

A proposito, la centrale elettrica di Rossano è in dismissione. Entro il 2026 dovrebbero esserne demolite le ciminiere. Nel decennio scorso, l’Enel propose addirittura un impianto a carbone, ma il progetto fu bloccato dalla mobilitazione popolare. Questo pezzo di Calabria può vivere di solo turismo? “Anche se potesse – chiarisce Stasi -, non è quello l’obiettivo. Serve un piano di rilancio, anche industriale, ma sostenibile ed integrato. Avevamo lavorato con Enel e Regione ad un percorso condiviso sull’idrogeno, con 15 milioni di PNRR sul piatto. È andato tutto bene fin quando Enel non ha cambiato il top management: tagliati i due progetti di idrogeno, il nostro e La Spezia. Una scelta miope: l’Italia sarà in ritardo sull’idrogeno (come sempre) e sulla nostra centrale siamo tornati punto e a capo. Io credo bisogna ripensarci. Una centrale ad idrogeno può integrarsi col rilancio del Porto e delle Ferrovie, persino in assenza di elettrificazione. Vanno poi realizzati i collegamenti tra Porto, ferrovie e le nostre zone industriali, moltiplicando l’economia. Questo dovrebbe fare chi Governa: pianificare per lo sviluppo. Dalle nostre parti invece chi governa pensa di essere il broker di presunti investitori dopati con finanziamenti pubblici”.

“Nu guagnune” scomodo

Flavio Stasi si muove sotto scorta. Ha ricevuto minacce: “Ho avuto per un periodo la sorveglianza operativa delle Forze dell’Ordine a seguito di alcuni episodi critici, che non erano i primi e che penso non saranno gli ultimi. Non so se “qualificare” questi episodi come ‘ndrangheta, non mi avventuro in analisi di criminologia. Credo piuttosto che la nostra sia una terra che sta lottando e superando una mentalità che normalizzava l’arroganza sociale, di cui certamente la criminalità è stata storica generatrice e di cui si nutre. È ovvio che questo percorso non piace a tutti, perché nell’arroganza sociale le comunità perdono ma qualcuno ci guadagna e mostra scomposti segni di insofferenza. Io sono convinto che questa mentalità si sconfigge con lavoro quotidiano e gesti costanti ed imperturbabili”.

Nell’ultima campagna elettorale, a proposito della politica delle destre sulla sanità, il Sindaco ha usato l’espressione “mmasciate e ricatti”. Il cantiere dell’ospedale in costruzione ad Insiti è oggetto di ripetuti incendi dolosi. Logico chiedersi se davvero siano le ‘ndrine a compiere questi atti a scopo estorsivo o c’è qualcos’altro che con la ‘ndrangheta non ha alcun rapporto. “Mi riferivo – spiega -ad un sistema di potere, particolarmente radicato nella Sanità pubblica e privata, che durante la campagna elettorale si è mosso con una ferocia politica al di fuori dei canoni della civiltà. Il mio non è un giudizio morale: non mi interessa e non è il mio ruolo. Giudico un processo distorto con il quale in Calabria si erogano servizi, anche delicati come quelli che riguardano la salute, e come tale distorsione diventa mostruosa nelle campagne elettorali. Gli episodi incendiari nel nuovo ospedale sono inquietanti e gravi e sono contento del grande interesse mostrato da Prefettura e Forze dell’Ordine in questi giorni: il nuovo ospedale non è di una parte politica, ma dei calabresi e chiunque lo ostacoli, qualsiasi sia la ragione, deve essere individuato e fermato, con la massima unità istituzionale. Questo ovviamente prescinde dalla mia opinione su alcuni aspetti del nuovo ospedale che trovo sbagliati, a partire da un project financing folle che consegnerà la gestione dell’ospedale ai privati per decenni, con costi enormi per i cittadini, ma sono aspetti slegati rispetto ai gravi episodi incendiari, e che devono restare slegati in tutto”. 

Il candidato possibile

Frattanto nel centrodestra calabrese è in atto un duro scontro interno. Tra fughe di notizie sulle indagini che lo riguardano e ripetuti blitz della Guardia di Finanza negli uffici della Regione, l’attuale presidente Roberto Occhiuto non vive giorni sereni. Anche nel PD calabrese, in particolare quello cosentino, stanno mutando alcuni equilibri. Stasi non ha tessera di partito e in tanti la vorrebbero candidato alle regionali del 2026 (forse inizio 2027). È possibile? “Delle inchieste giudiziarie del governatore non mi importa – precisa Stasi -, il disastro di questa giunta regionale è politico e totale: credo tra le peggiori che ci siano state. Non saprei da dove iniziare, dal silenzio totale sull’Alta Velocità alla totale mancanza di programmazione in alcuni settori nevralgici. Ogni tanto, di fianco a foto pletoriche con presidenti, assessori, commissari ed ammiragli, leggo cose come “offensiva sulla maladepurazione, stanziati 15 milioni”. Mi viene da piangere, altro che offensiva: con 15 milioni ai depuratori di un solo Comune (non dell’intera Regione) sostituisci al massimo i cancelli di ingresso. Per non parlare della programmazione dei fondi di coesione 21-27 per i quali siamo sotto zero, e cosi via. Queste sono le ragioni per le quali bisogna dare alla Calabria una nuova classe dirigente, slegata da interessi e con una visione del futuro. Per quanto riguarda la mia candidatura, non posso non rispondere come di consueto: faccio, con orgoglio e fatica, il sindaco della mia città. Da sindaco sono interessato a questa battaglia perché ne va del futuro della mia terra”.

Se si candidasse, è probabile che si inquadrerebbe in un campo largo esteso ai comitati civici.Al netto delle candidature – conclude -, io credo che questa sia la formula vincente: le strutture tradizionali sono fondamentali, ma per molte ragioni oggi tantissime risorse umane, intellettuali e politiche si ritrovano al di fuori di esse e non possono essere disperse. Una coalizione di partiti di centrosinistra e di movimenti civici e territoriali sono certo che possa non solo vincere, ma anche ben governare la Calabria, partendo ovviamente da programmi chiari. Cosa si vuole fare, per esempio, di Azienda Zero e come vogliamo riorganizzare le Aziende Sanitarie? Cosa fare del Consorzio di Bonifica Unico? Quali percorsi attivare per la programmazione dei fondi europei, visto il disastro di questi decenni? Come supportare gli enti locali in una pianificazione che agevoli lo sviluppo turistico, dell’agricoltura di qualità e dei servizi, visto che finora la regione si è occupata solo di vincoli e gestione fondi? Sono solo una piccola parte delle questioni da affrontare. Personalmente ho le idee chiare ed a questa discussione spero presto di poter dare il mio modesto contributo”. Lo sperano in tanti.