«I miei avvocati mi dicono che entro fine mese sarò sentito, sono felice di questo perché potrò chiarire ogni cosa». Roberto Occhiuto è andato in procura stamattina e le cronache di regime ci dicono che ha parlato per 5 (!) ore con i pm… e che – ipse dixit – ha risolto tutto e attende… l’archiviazione. Robertino ha fretta, una maledetta fretta di lasciarsi alle spalle questo mese drammatico che oltre a lasciarlo politicamente in mutande ha fatto crollare il castello d’argilla che aveva tirato su pazientemente a suon di chiacchiere, propaganda e spargimento inutile di milioni e milioni di fondi pubblici.
Tuttavia, vorremmo sommessamente ricordare a Occhiuto che la sua vicenda giudiziaria non si chiuderà entro la fine del mese dopo il suo pseudo interrogatorio alla procura di Catanzaro. La stessa procura non a caso gli ha notificato un avviso di proroga indagini di sei mesi, che è partito da fine maggio e si protrarrà fino a novembre di quest’anno. Di conseguenza, prima di andare a blaterare – a fine interrogatorio – che è uscito fuori dall’inchiesta dovrà ancora attendere. Anche perché ci sono altre questioni, oltre al suo rapporto “triangolare” con il socio Posteraro e l’ex compare Ferraro, che attendono di essere chiarite. Per esempio, il suo rapporto con Tonino Daffinà, che ha portato tra le altre cose alle consulenze affidate alla sua assistente Veronica Rigoni. Ma anche alle interferenze dello stesso faccendiere vibonese in vicende riguardanti la sanità. Per non parlare del coinvolgimento del dirigente generale del Dipartimento Sanità Tommaso Calabrò, che invece portano alle autorizzazioni e agli accreditamenti per le strutture sanitarie private, tra le quali quella del suo “uomo” Carmine Potestio. Insomma, caro Occhiuto, con questo mezzo interrogatorio di oggi non chiarirai ogni cosa ma semmai solo una piccola parte delle questioni ancora aperte. Altro che chiacchiere.









