Per salvare la sua diversità la sinistra molli Ricci e Sala

(di Marco Lillo – ilfattoquotidiano.it) – Molte cose accomunano Milano e Pesaro. Non solo che Sala resta attaccato alla poltrona e Ricci alla sua candidatura nonostante siano entrambi indagati. Non solo che entrambi imbarazzano il Pd più del M5S e questa asimmetria mette a rischio le alleanze per le Regionali dalla Campania in su. Il punto più interessante è che in entrambi i casi si intravede un ‘sistema’ nel mirino dei pm nel quale gli interessi privati dominano, i sindaci non vigilano bene e anzi accrescono il proprio consenso grazie ai prodotti tangibili del ‘sistema’: che siano i palazzoni di Milano o i mega-murales buonisti a Pesaro.

Le responsabilità penali dei due amministratori pubblici si vedranno all’esito dei procedimenti penali, ma la responsabilità politica dovrebbe imporre un passo indietro a entrambi. Partiamo da Sala. Il sindaco ha permesso che Giuseppe Marinoni fosse nominato presidente della Commissione per il paesaggio del Comune di Milano, organo tecnico che esprime pareri obbligatori non vincolanti sui progetti e la giunta ha concesso il patrocinio gratuito a Marinoni per “lo studio di una strategia urbana e paesaggistica…”. Ebbene, da quanto scrivono i pm, scopriamo che Marinoni riceveva incarichi privati dagli imprenditori interessati e scriveva a un terzo nel 2023 “se riuscissimo a concludere anche solo metà dei lavori che abbiamo avviato in questi sei mesi, avremmo lavori per il prossimo lustro… ahah”. E 5 mesi dopo rincarava: “Stiamo attuando un Pgt (Piano di governo del territorio) ‘ombra’ e con alte parcelle”. Marinoni è incolpevole fino a sentenza definitiva e Sala tutto questo non lo sapeva, ok.

Però Sala deve rispondere politicamente della nomina, del patrocinio e dell’atteggiamento avuto dalla sua giunta, o no? Noi pensiamo di sì.

Anche Matteo Ricci (come Sala) ha una colpa politica ‘in eligendo e in vigilando’. Ricci ha rivendicato nel 2019 la scelta di Massimiliano Santini come collaboratore per gestire i social e gli eventi. Santini – secondo i pm – ha favorito per anni l’affidamento di opere ed eventi ad associazioni che poi giravano a lui utilità e soldi per più di 100 mila euro. Anche qui non si può applicare a Ricci il teorema ‘non poteva non sapere’. Però non si può far finta di non vedere che, grazie ai murales e ad altre amenità come il casco gigante di Valentino Rossi, questo ‘sistema’ regalava photopportunity e consenso a Ricci. L’ex sindaco probabilmente non sarà ritenuto colpevole penalmente di avere lucrato “accresciuta popolarità e consenso”, come ipotizzano i pm. Però ciò non toglie che non è il candidato migliore per gestire le Marche. Non solo perché ha voluto il dirigente sbagliato, ma perché ha permesso che fossero fatti dal Comune quegli affidi diretti fondamentali per fare spese allegre e consenso facile. Sia Sala che Ricci, prima di difendersi penalmente dalle accuse, dovrebbero trarre le conseguenze politiche di scelte sbagliate. Oneri e onori. Sia la ‘Palazzopoli’ di Milano sia la ‘Affidopoli’ di Pesaro hanno portato soldi nelle tasche dei privati, ma in passato hanno generato anche un riverbero di immagine positiva per i sindaci.

Ora i leader di centrosinistra non possono fischiettare aspettando le decisioni di pm e giudici. Qui ci vuole la politica non la magistratura per sbrogliare la matassa, e la sinistra si trova di fronte a un bivio: tenersi Sala sindaco e Ricci candidato o rischiare di perdere Milano e le Marche per non perdere la faccia? Quello che appare un problema per Schlein potrebbe diventare una grande opportunità. Nel breve periodo, a livello locale, il Pd potrebbe perderci ma nel lungo periodo, a livello nazionale, potrebbe guadagnarci dimostrando che ha ancora un senso parlare di diversità della sinistra.