Il ministro arriva, il Museo chiude: Crotone perde ancora l’appuntamento con la storia

IL MINISTRO ARRIVA, IL MUSEO CHIUDE: CROTONE PERDE ANCORA L’APPUNTAMENTO CON LA STORIA
Tra Ferragosto, cancelli serrati e passerelle istituzionali: cronaca amara di una città senza rappresentanza

Fonte: U’Ruccularu

Crotone terra di Paradossi archeologici e ministeriali. Mentre infuria la polemica sulla chiusura del Museo di Capo Colonna a Ferragosto, nel pieno del picco turistico, ecco che – come in una commedia dell’assurdo ben diretta – si annuncia la visita del Ministro della Cultura Giuli.
Tempismo perfetto: la città discute di cultura e accessibilità, e il rappresentante del Governo arriva a chiudere il sipario. Ma non il museo: quello è già stato chiuso da altri.

IL MUSEO CHIUDE, IL MINISTRO APRE… A COSA, DI PRECISO?
È ufficiale: dal 15 agosto al mese di ottobre 2025, il Museo Archeologico di Capo Colonna verrà chiuso per “restyling”. Nessuno lo ha comunicato in tempo, né concordato con le istituzioni locali. La città lo ha saputo a decisione presa, come fosse una faccenda privata tra il direttore Filippo Demma (DEM, nomen omen) e la sua scrivania a Sibari.
Un dettaglio non da poco: la chiusura avviene proprio nel momento in cui Crotone si riempie di corregionali emigrati, di visitatori, di famiglie che scelgono la costa ionica per una vacanza fatta anche di storia, identità, cultura.
Ma si sa: qui la storia si fa, ma non si visita.

GIULI SUL PROMONTORIO, MA SENZA LA COLONNA (APERTA)
La visita del Ministro avrebbe potuto essere un’occasione d’oro: un sopralluogo simbolico, magari una conferenza al museo, un confronto con gli amministratori locali, un annuncio importante su investimenti o tutela del patrimonio.
E invece? Silenzio, foto di rito e forse un commento vago sulle “eccellenze calabresi”.
Nel frattempo, il Museo sarà off-limits, e il Parco Archeologico verserà nella solita condizione: pedane marce, erbacce alte, corrimano ossidati e recinzioni divelte. Quella che dovrebbe essere la perla culturale del Mediterraneo somiglia sempre più a un sito dimenticato dalla Repubblica, ma anche – e soprattutto – da chi amministra questo territorio.

LA SATIRA DICE…
Giuli è atteso. Il Museo è chiuso.
La cultura si celebra a porte sbarrate.
Crotone, città della Magna Grecia, si prepara ad accogliere l’ennesima occasione mancata: benvenuti nel Parco Archeologico della Disillusione Permanente.
Qui le rovine non sono solo antiche: sono anche politiche, istituzionali, morali.

VOCI DAL TERRITORIO: IL FUOCO DELLA PROTESTA E DELLA PROPAGANDA
Il consigliere comunale Iginio Pingitore ha espresso indignazione totale:
> “È inaccettabile. Nessuna concertazione, nessuna informazione. Tutto fatto all’improvviso, come se il museo fosse proprietà privata. Chi governa questo territorio?”
Anche il movimento “Noi Moderati Giovani Crotone” ha tuonato:
> “Crotone merita rispetto. Non si chiudono i musei a Ferragosto. Non in una città che già lotta per restare sulla mappa culturale del Paese.”
“Fratelli d’italia” invece celebra(a volte si ricordano di esistere):
> “la visita del ministro vuol dire attenzione del governo per il territorio”

UN RESTYLING, TANTE DOMANDE
Sia chiaro: riqualificare è giusto. Anzi, necessario. Ma perché proprio ora? Perché senza preavviso? Perché chiudere l’unico spazio museale pienamente funzionante, senza risolvere prima le criticità evidenti del Parco esterno, degradato e trascurato?
E perché nessun amministratore comunale, nessun parlamentare calabrese, nessun assessore regionale alla cultura ha sollevato la questione PRIMA che diventasse pubblica?

Di CAPOCOLONNA RIMANE SOLO UNA PASSERELLA
Crotone continua a essere trattata come terra di serie B, anche nella cultura.
Il direttore Demma sembra più attento a Sibari, più utile ai progetti da copertina che alla quotidianità della tutela.
Il Comune brilla per assenza o subordinazione, anche perché quando ci sarebbe da contare qualcosa non conta assolutamente nulla.
Mentre la classe politica calabrese – quella che ha tagliato la rappresentanza regionale e nazionale – ha ormai rinunciato anche alla battaglia simbolica.
E Giuli, Ministro della Cultura, arriva a celebrare non si sa bene cosa, mentre la cultura viene messa in pausa.
La Colonna resiste, ma la città abdica.
Ferragosto doveva essere festa, è diventato serranda.
Crotone non chiede miracoli, chiede solo di non essere chiusa per restyling ogni volta che serve restituirle dignità.
Perché la cultura, se non la apri quando serve, resta solo una parola sulle brochure. E una passerella per chi arriva, scatta e se ne va.