Massoneria. La nuova P2 tra Palmi, Malta e il silenzio della Commissione Antimafia

di Saverio Di Giorno

Qui di seguito un approfondimento estivo sulle ultime vicende riguardanti la massoneria italiana. Abbiamo ricontattato le fonti esclusive interne alla massoneria italiana che ci hanno riassunto il clima degli ultimi mesi, la sconfitta delle istanze legalitarie ma tutte le gigantesche questioni aperte che vedono la Calabria in primo piano. Nella prima parte riassumiamo gli ultimi mesi di guerre intestine, nella seconda parte invece andremo oltre con altri dettagli rispetto all’inchiesta de L’Espresso.

Di fronte ad una potenziale nascente P2 e come in quell’epoca i legami tra ndrangheta, banche e servizi. Su tutti emerge il silenzio inquietante della magistratura inquirente e degli organi parlamentare a cominciare dalla presidente della Commissione Antimafia Colosimo, della quale è facile ricostruire le vicinanze agli ambienti neofascisti. Cominciamo dall’inizio con un po’ di pazienza. Ma d’altra parte si è capito come i partiti attualmente al governo nazionale e locale vedono la questione morale e legalitaria…

Ci siamo lasciati ormai qualche mese fa con la massoneria completamente spaccata e un fuoco incrociato tra appartenenti. All’improvviso pareva essersi aperto il vaso di pandora e si parlava di logge coperte, di approfondimenti sulle Case massoniche, di pagamenti equivoci, poi il giro intorno al Monte dei Paschi. Ora è tutto rientrato? Qual è il clima di questi ultimi mesi?

Il nostro è un osservatorio interno alla massoneria italiana, ma soprattutto è un punto di vista indipendente su di essa, per questa ragione non abbiamo difficoltà ad ammettere che il fronte legalitario nel Grande Oriente d’Italia, rappresentato soprattutto dal Grande Oratore eletto (oggi espulso) Silverio Magno, è stato sconfitto. Tuttavia, un risultato è stato ottenuto, infatti l’enorme portata degli scandali venuti in essere negli ultimi cinque anni nel GOI ha rafforzato il convincimento del Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia Fabio Venzi a completare, senza esitazioni, il percorso della GLRI sul versante della chiarezza e della trasparenza nei confronti dello Stato italiano e della Costituzione repubblicana.

La vicenda delle Logge coperte finto-maltesi, costituite in realtà da cittadini italianissimi (siciliani, calabresi e sardi) ha reso ancor più evidente la spaccatura legalitaria: da un lato il GOI, che ha dato asilo nei suoi templi a logge coperte internazionali, dall’altro la GLRI, che attraverso una nota ufficiale al nostro Canale Telegram ha stigmatizzato ogni comportamento anomalo e si è impegnata a non autorizzare i propri membri a partecipare ad alcuna riunione di Logge coperte sul territorio nazionale. Un problema serissimo, di cui ha ampiamente parlato l’inchiesta del settimanale L’Espresso, cui abbiamo collaborato insieme allo staff del Gran Maestro eletto (lo resterà almeno fino alle prossime elezioni per la Gran maestranza previste per il GOI nell’inverno prossimo) Leo Taroni.

Su questa questione, qualche mese fa, lo stesso Leo Taroni ha presentato un esposto alla Procura di Palmi. Adesso saranno i magistrati – avendone voglia (temiamo di no) – a dirci che cosa si nasconde dietro questa corsa di massoni italiani verso Malta e verso la SGLoM, la Sovrana Gran Loggia di quell’isola. Per quanto riguarda, invece, il balletto di acquisti e ristrutturazioni delle Case massoniche del GOI, poi cedute alla Società immobiliare URBS, e adesso di nuovo veicolate alla Fondazione Grande Oriente d’Italia (Ente del Terzo Settore dal maggio scorso), ci è stato riferito in via riservata che esisterebbe un esposto presentato da Leo Taroni a Roma. Ma questa notizia non può essere da noi verificata. Infine, circa il Monte Paschi di Siena, sono note alcune connessioni tra suoi ex dipendenti e il clan ‘ndranghetista Grande Aracri di Cutro, come risulta dagli atti dell’inchiesta giudiziaria denominata Dirty Banking.

Anche qua, ci siamo sempre e solo limitati a segnalare fatti e coincidenze: lo stesso Giuseppe Mussari, prima di diventare Presidente di MPS, era un avvocato penalista catanzarese… Ora, senza voler fare per forza i precisi, notiamo che la Calabria è sempre ben rappresentata quando si parla di massoneria, di soldi e di affari. Mussari, lo ricordiamo, da Presidente di MPS autorizzò lo spregiudicato acquisto di Banca Antonveneta, a condizioni giudicate dagli analisti del settore tali da mettere in pericolo i risparmi dei tanti piccoli risparmiatori della sua Banca. Il costo del successivo salvataggio di MPS a carico dello Stato fu di dodici miliardi di euro, sottratti alla collettività come minori risorse per ospedali, scuole e servizi. Ma di cosa stava dietro a questi “errori” ne parla al massimo “Report”… perché, se in Italia c’è una verità è quella che chi manovra ad alti livelli gode di una speciale immunità, costruita sulle tante falle del sistema. Alcuni rapporti tra quella Alta dirigenza senese/calabrese e l’allora semi-sconosciuto vicedirettore del Corriere dell’Umbria Stefano Bisi sono noti.

La grande spaccatura e grande guerra che doveva celebrarsi a nuove elezioni sembra in realtà aver ristabilito e ricucito anche meglio di prima il potere di Bisi & Co., che non hanno dovuto dar conto di nulla né rispondere a domande di interesse pubblico. Questa è l’impressione esterna. È così?

È assolutamente così. Ed è a questo punto che tanti “fratelli”, del tutto legittimamente dobbiamo dire, si sono arresi. La vicenda post-elettorale nel Grande Oriente d’Italia ha dimostrato che la Massoneria del GOI non è scalabile democraticamente dall’interno, soprattutto per la sua componente legalitaria, neppure risultando questa vincente nelle urne elettorali. Il potere esecutivo, di fatto, controlla ogni altro contropotere (che dunque non esiste). Nel GOI il Consiglio dell’Ordine, una sorta di Senato massonico, è stato progressivamente posto sotto il controllo totale del Gran Maestro, con i Consiglieri ridotti a manovrabili marionette di regime, mentre la Giustizia interna prevede un funzionamento tale da risultare poco più di una macchina farsesca ad uso e consumo dell’esecutivo, che ne determina comportamenti e decisioni.

Essa oggi funge esclusivamente da strumento per eliminare tutti coloro che non vogliono restare ciechi e sordi di fronte alle tante storture della vita associativa e di fronte al più bieco negazionismo dei pericoli e dei legami della massoneria, anche di quella ufficiale e riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, con gli ambienti della criminalità organizzata. Basti pensare alla vicenda del medico e “fratello” Alfonso Tumbarello, medico del superboss Matteo Messina Denaro, fondatore della Loggia del GOI Valle di Cusa – Giovanni di Gangi di Campobello di Mazara. Per lui a gennaio di quest’anno sono stati chiesti diciotto anni per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Ricordiamo che il trapanese conobbe già le vicende malavitose delle Logge Scontrino e Iside 2, ma nonostante questo per il “podestà” siciliano Giuseppe Trumbatore, per il suo “vice” Antonino Recca e, a Roma, per Stefano Bisi tutto è “giusto e perfetto” (così diciamo noi massoni quando tutto va bene).

E le ulteriori vicende di questi anni, da quella dell’ex senatore e “fratello” Giancarlo Pittelli (condannato recentemente a undici anni di reclusione per essere stato “a disposizione del Clan Mancuso” di Limbadi), a quella dei due “Venerabili” Lucio Lutri (Loggia Pensiero e Azione di Palermo) e Vito Lauria (Loggia Arnaldo da Brescia di Licata) a processo (con Lauria già condannato in via definitiva a otto anni) per concorso esterno nell’agrigentino, all’orafo Vittorio Tedeschi e ai “fratelli” Licata dell’Accademia Fidia di Stefanaconi, della Loggia Michele Morelli di Vibo Valentia (un centro di potere assoluto nel GOI), al medico anestesista e “fratello” Tomaso Cocco, arrestato e poi posto agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Monte Nuovo” sulla mafia in Sardegna, appartenente alla Loggia Armando Corona di Cagliari…

Dicevamo, tutti segnali inquietanti per chiunque, ma che evidentemente lasciano dormire sonni tranquilli ai nostri vertici, che non solo ritengono di non doverne rispondere, neppure a titolo, quantomeno, dell’impegno a garantire un maggior controllo associativo, ma neppure assumono quei provvedimenti di giustizia domestica sanciti dall’art. 18 del nostro Regolamento, che vorrebbe che tali soggetti siano sottoposti repentinamente a “tavola d’accusa” (l’incolpazione di fronte ai nostri organi di giustizia), da parte del Grande Oratore (attualmente il sardo Michele Pietrangeli) per grave condotta antimassonica. Invece ci si limita, nei loro confronti, ad una generica “sospensione”, che a norma dell’art. 7 della Costituzione del GOI non li pregiudica nel godimento dei diritti e benefici massonici, che in questo modo gli restano garantiti in un limbo senza fine. È lecito chiedersi il perché di simili omissioni? Fatto sta che chiunque abbia osato interrogarsi su di esse è stato repentinamente accompagnato alla porta, con tavola d’accusa quale “traditore” del GOI e successivo decreto d’espulsione ad opera della nostra Corte massonica centrale. Stavolta la domanda gliela facciamo noi: “A Lei sembra normale?”

D’altra parte, anche il vostro canale è stato segnalato. Insomma, si è corsi ai ripari. Nessuna commissione anticriminalità, nessuna audizione e nessuna procura. È una resa su tutta la linea o dobbiamo aspettarci altro?

Il nostro Canale Telegram non è solo d’informazione, veicoliamo anche toni e commenti satirici, sempre nei limiti del buon gusto e del rispetto per tutti gli attori delle vicende. Qualche documento da noi pubblicato in passato riportava l’e-mail di alcuni “tavolati”, degli organi centrali del GOI e dati considerati “sensibili”; per questo gli algoritmi di Telegram, su segnalazione dei nostri avversari, non ci ha lasciato scampo, e abbiamo subito l’oscuramento. Qualche mese fa avevamo 2000 iscritti, siamo ripartiti da zero e attualmente ne abbiamo nuovamente 700. Per noi, comunque, la lotta per la legalità non è mai stato un discorso numerico, semmai di principio. Abbiamo rapporti diretti con i vertici della massoneria italiana, e tra i nostri utenti ci sono tutti i maggiorenti in gioco, che si avvalgono con molta soddisfazione del nostro spazio. In realtà nel nostro Canale c’è ben poco di “anonimo”… è tutto alla luce del sole!

Oggi, comunque, cerchiamo di essere più attenti, per evitare problemi con Telegram. Per quanto riguarda, invece, la Commissione antimafia presieduta dall’on. Chiara Colosimo, sappiamo dal diretto interessato Leo Taroni che egli ha più volte richiesto di essere audito in quella sede. Su cosa? Questo non lo sappiamo, ma qualche idea ce l’abbiamo. Lo stesso Leo Taroni, sulla propria pagina Facebook, ha ripreso un’immagine da noi creata e pubblicata sul nostro Canale, in cui sta scritto: “In attesa di chiamata”. Ovviamente il riferimento è alla Presidente Colosimo, che per ora gli ha risposto picche. Purtroppo la Colosimo, alla quale abbiamo formalmente chiesto le sue dimissioni, non si rende conto che la massoneria è una faccenda davvero seria, perché capace di sviluppare canali sotterranei non solo a livello nazionale ma anche internazionale, e che se un Gran Maestro eletto, nonché ex Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato quale Leo Taroni, con profondi legami con Washington e la massoneria americana ti dice che ha qualcosa da raccontare, qualcosa da riferire alle Istituzioni… be’, tu lo devi ascoltare! Devi trovare il tempo.

E non sono valse, in questo senso, neppure le ambascerie del “fratello” Domenico Pelliccia, amico personale tanto della Colosimo che di Taroni. Il quale ha poi pagato a livello massonico la propria posizione di fautore della legalità, con l’espulsione dal GOI avvenuta pochi mesi fa, tanto per questa vicenda quanto per l’aver difeso (davanti alla nostra Corte massonica centrale) il medico Claudio Solinas, ex Presidente del GOI sardo, anch’egli “tavolato” ed espulso per le sue nette posizioni antimafia all’interno dell’Ordine. Sia chiaro: Leo Taroni è stato oggetto di manovre oscure e a tratti persino spericolate, per far sì che non potesse arrivare dentro la stanza dei bottoni del GOI e della Fondazione a questo collegata, il minimo che ci si può chiedere è: perché tanta paura di lui, riconosciuto come persona onesta e di grande spessore massonico? Per quanto riguarda, invece, le Procure, diciamo subito che sappiamo essere stati presentati proprio da Leo Taroni alcuni esposti, e ci sarebbero quindi dei fascicoli aperti, ma i tempi di indagine a nostro avviso richiederanno anni, con tutti i potenziali presumibili tentativi di insabbiamento (il “Tinebra style” insegna). Nel frattempo, il GOI avrà avuto il suo nuovo Gran Maestro, in totale continuità (almeno sulla carta) con l’attuale pastrocchio. Dunque, per ora la resa è definitiva, perché senza pressioni dall’esterno lo spirito legalitario non ha alcuna speranza di prevalere. Per questo motivo tanti tra di noi stanno lasciando il GOI per passare in GLRI, all’obbedienza del Gran Maestro Fabio Venzi, stanchi di lottare contro una situazione che riconoscono come pericolosa ma ritengono anche irrisolvibile, proprio perché all’esterno non interessa praticamente a nessuno.

Piuttosto, una critica a Leo Taroni gliela dobbiamo fare: “Sei tuttora il Gran Maestro eletto del GOI su posizioni legalitarie, non avere paura a chiedere l’aiuto del giornalismo libero!”. Al contrario, è prevalsa nei mesi sul fronte “taroniano” una penosa strategia fatta di carte bollate, che ha affogato tutto il movimento nell’immobilismo dei tribunali civili italiani e nella assoluta mancanza di incisività. Così chi era al comando, non vedendosi spodestato da atti concreti e “di forza”, ha fatto quadrato, ha implementato le purghe interne, e perseguendo la via del negazionismo più ostinato è riuscito a sedare ogni tentativo di ribellione, ristabilendo la piena disciplina corporativa. Quella che oggi viene impropriamente chiamata “pacificazione” resta, per chi rimane, l’unica alternativa possibile per la propria sopravvivenza associativa. Una “pacificazione” che mira a sedare le coscienze, lasciando immutati gli errori.

Di recente l’Espresso ha aperto una luce su una vicenda che ci avevate anticipato qualche mese fa. L’esistenza di una loggia transnazionale che opera anche in Italia e si muove tra Malta e paesi dell’Est Europa. Perché – per i non addetti – è pericolosa tale loggia?

L’Espresso ha fatto un’inchiesta molto coraggiosa e per nulla scontata. Segno evidente che, se dalla Commissione antimafia non ci possiamo aspettare nulla e dalle procure solo anni di indagini, il giornalismo investigativo in Italia si conferma come presidio democratico assoluto, e voi di Iacchite’ ne siete, d’altronde, un esempio straordinario. La questione è molto semplice: con la complicità morale della Gran Loggia Unita d’Inghilterra a partire dal 2023 si è affermata a Malta la possibilità di intensificare, sotto la giurisdizione di quella Gran Loggia, la formazione di “officine” massoniche costituite quasi esclusivamente da cittadini italiani, già inquadrati nella nostra massoneria nazionale regolare.

Queste Logge risultano solo formalmente “maltesi”, perché di maltese sfruttano soltanto la disciplina sulla privacy, con il fine di non rendere conoscibili i propri piedilista non  all’esterno, ma addirittura tra gli stessi affiliati, proprio come era d’uso nella P2 di Licio Gelli. Queste “officine” negli ultimi due anni hanno rafforzato la loro presenza in Italia, non solo come avevano già fatto in passato attraverso riunioni presso sale riservate di hotels e ristoranti, ma spostando i propri corpi rituali e amministrativi nei templi del Grande Oriente d’Italia; soprattutto in aree del meridione quali Palmi e Ragusa, già di per sé molto pericolose, figuriamoci se utilizzate per attuare simili operazioni di “sdoganamento”. Addirittura in tali casi si sono consentite “iniziazioni”.

Ci chiediamo: non bastano le oltre 900 Logge regolari del GOI e le altre centinaia della GLRI per fare massoneria riconosciuta in Italia? Non basta la crescita esponenziale della massoneria calabrese per far sì che a Palmi, a Vibo Valentia, a Cutro e a Limbadi si possa serenamente lavorare alla propria crescita spirituale, senza sperare di trovar maggior misticismo a Malta? Lo diciamo francamente: secondo noi di Notizie massoniche italiane chi va a Malta cerca altro. Inoltre, queste Logge finto-maltesi non solo sono transnazionali, ma operano una massoneria transumante del tutto sconosciuta al mondo.

Poiché migrano in Italia ma le ritroviamo itineranti anche in altri contesti, quali Tirana, la Romania, Lugano e la Turchia, dove anche lì operano affiliazioni… “Fratelli” coperti che poi ci ritroviamo automaticamente nei nostri templi del GOI (abbiamo già altrove spiegato il meccanismo della “Convocazione diretta” che lo consente), senza per noi poter conoscere chi essi siano. Ora, con tutto il rispetto per Tirana e i Balcani… abbiamo ragione di credere che dalla loro unione con certe nostre realtà “particolari”, ci sia davvero poco da sperare! E noi non parliamo della commissione di reati, parliamo semplicemente della difesa del nostro interesse nazionale ad evitarci guai Questi pericoli preoccupano solo noi o dovrebbero preoccupare anche il Gran Maestro Stefano Bisi e il nostro Governo, se non proprio le nostre procure? Sicuramente hanno preoccupato, e molto, il Gran Maestro della GLRI Fabio Venzi, che ha, con molta lungimiranza, preso le distanze dal fenomeno andato fuori controllo.

Come ci anticipavate voi siete in possesso dell’elenco di questa loggia. All’interno avete trovato anche inquisiti in alcune indagini? Possiamo sapere a che titolo erano inquisiti e di cosa parlavano tali indagini?

Noi siamo in possesso della parte pubblica di questo elenco, non della parte coperta. Quella pubblica consta una ventina di aderenti, ma stimiamo che gli affiliati alla Flos Mundi, la più attiva delle Logge transnazionali finto-maltesi in questione, arrivi a circa 250/300 aderenti, tutti coperti dalla privacy maltese. L’esempio che ci chiedete è presto fatto: colui che oggi risulta ricoprire la dignità di Mentore, nella Loggia Flos Mundi, tale T.L., fu coinvolto nel 2011 nell’Operazione denominata “Saggezza”, condotta dalla Procura di Reggio Calabria. Il punto di partenza di questo filone d’indagine furono le intercettazioni nei confronti degli affiliati alla “Corona” aspromontana e al “locale” di Ardore. Dalle intercettazioni emerse che il capo del clan della cittadina aspromontana, tale Giuseppe Varacalli, era iscritto alla Loggia Zaleuco, guidata per il primo anno proprio da T.L., e facente parte della Gran Loggia Regolare d’Italia. Da un colloquio tra il boss e l’attuale Mentore della Flos Mundi emerge che l’investitura massonica di Varacalli sarebbe avvenuta nel 2001 proprio a Malta, quale “Cavaliere dell’ordine massonico nato in quell’isola”, testuale nell’intercettazione. Seguendo il percorso del capoclan gli investigatori si imbatterono in altre investiture e in altri dialoghi tra gli indagati, “conversazioni dalle quali era desumibile la loro appartenenza alla massoneria”. Noi di Notizie massoniche italiane non vogliamo trarre da tutto questo alcuna considerazione. Le traggano piuttosto i lettori, e ci dicano se a buon diritto non esercitiamo il nostro timore a che simili personaggi pascolino liberamente per i templi ufficiali del Grande Oriente d’Italia nel meridione del nostro paese!

Sarebbe interessante anche sapere che mestiere facevano. Perché incrociando i documenti che avevamo pubblicato nei mesi scorsi e i luoghi dove opera tale loggia questa potrebbe essere la base per una gigantesca operazione di riciclaggio e movimentazione di denaro? Secondo voi è possibile?

Non vogliamo sostituirci ai magistrati e ai giornalisti d’inchiesta, ma da altro elenco in nostro possesso, sui “fratelli” frequentatori di Malta, registriamo che per lo più essi sono piccoli professionisti e una varietà quasi infinita di imprenditori e medi impresari. Ma soprattutto non possiamo non sottolineare come i nomi degli ultimi Gran Maestri della Sovrana Gran Loggia di Malta siano stati tutti lambiti dagli scandali dei “paradise papers” e “panama papers” (lo si può velocemente verificare on-line). Sarà un’altra cinica coincidenza? Non bastasse un ex pezzo grosso del Board nazionale della SGLoM, il siciliano Ivan Vassallo, è stato accusato dalla magistratura maltese di gravi reati, sia a titolo personale sia come rappresentante delle sue società Technoline, Eurabytes Ltd e Gateway Solutions. Le autorità fiscali maltesi hanno tracciato rapporti economici tra Vassallo e Brian Tonna, quest’ultimo noto per essere colui che, tramite la Nexia Bt, ha aperto le società a Panama per conto dell’ex capo di gabinetto dell’allora premier maltese Joseph Muscat, Keith Schembri, e dell’allora Ministro del Turismo Konrad Mizzi. Proprio la Nexia Bt ha fatto parte del comitato di valutazione che ha aggiudicato la famigerata concessione sugli ospedali maltesi, tradottasi nel più grosso scandalo di frode in forniture pubbliche nella sanità che abbia mai interessato un paese dell’Unione Europea. Ma non è tutto: l’inchiesta maltese oltre ad aver individuato un accordo di insider trading tra il “fratello” siciliano Ivan Vassallo e gli azionisti di Vitals, società al centro dello scandalo, ha appurato che proprio un azionista di Vitals, tale Yaser Ali Bader, era stato nominato direttore della Technoline prima che la società fosse venduta a Ivan Vassallo dall’attuale Gran Maestro della SGLoM Simon Cusens, per cinque milioni di euro. Technoline è stata acquistata da Ivan Vassallo da Simon Cusens con una cambiale degli azionisti di Vitals, ed è poi diventata il fornitore esclusivo di apparecchiature mediche per Vitals… A tutto questo aggiungiamo che è notizia di due settimane fa la richiesta inviata dalla magistratura maltese alla Svizzera per ottenere cooperazione giudiziaria proprio sul caso Vitals-Hospitals è stata clamorosamente respinta (sic!). Sicuramente, un’altra coincidenza tra le altre…

Eppure, tutto questo non ha preoccupato minimamente il nostro Gran Maestro Stefano Bisi e la sua Giunta, che su quanto accade a Malta, di loro competenza, e cioè sulla costituzione di Logge finto-maltesi messe su da nostri connazionali del GOI con i nomi di Garibaldi & Co., come minimo non hanno operato i necessari controlli preventivi. Oltre ad aver scelto di tacere di fronte alle precise domande rivolte loro dall’Espresso. Anzi, per dare il massimo segnale di menefreghismo sul fronte GOI, il sig. Simon Cusens sedeva qualche giorno fa al fianco di Stefano Bisi, nel corso di una cosiddetta “Tornata sotto le Stelle” organizzata a Bagheria, dal Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Sicilia. Noi, in verità, in queste vicende di luccichii di stelle ne abbiamo visti ben pochi, mentre abbiamo odorato tanto fetore di stalla…

Visti i vari stati in cui opera tale loggia sono state informate le massonerie degli altri paesi? Magari incrociando altre informazioni su altri nomi potrebbe diventare più chiaro il vero scopo di questa loggia?

L’Agenzia di stampa parlamentare AGENPARL, tramite il suo Direttore Luigi Camilloni, chiese a suo tempo alla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, alla Gran Loggia d’Irlanda (Gran Loggia Madre della SGLoM) e alla Gran Loggia di Scozia se conoscessero o avessero avuto rapporti con la Loggia Flos Mundi. Fornimmo noi stessi ad AGENPARL le e-mail a cui scrivere. Per intenderci, quelle lette dalle rispettive Gran Segreterie, non quelle generiche che si trovano on-line… Ebbene, soltanto la Gran Loggia di Scozia rispose, sostenendo piuttosto fermamente di non conoscere e di non riconoscere alcuna “Loggia Flos Mundi”. Il silenzio degli inglesi, ma soprattutto quello degli irlandesi (che della SGLoM sono i fondatori) è stato altrettanto eloquente. La Scozia rispose perché non compromessa con certi usi distorti della Massoneria. Gli altri silenziosi… lo sanno loro! Per noi di Notizie massoniche italiane gli scopi della Loggia Flos Mundi sono più che chiari, ma ovviamente non spetta a noi entrare nel merito. Noi segnaliamo soltanto le anomalie e le “coincidenze”…

Sappiamo che c’è un fascicolo alla procura di Palmi. Ma sappiamo anche quanto siano permeabili le procure calabresi. Se ne interessa anche qualche altra autorità nazionale?

Lo diciamo molto francamente: nel Grande Oriente d’Italia si è superato da un pezzo il livello di guardia. Il GOI andrebbe commissariato e posto sotto tutela governativa, a garanzia della collettività nazionale prima ancora che dei suoi affiliati. Il Commissario governativo saprà, con il dovuto tempo a disposizione e la necessaria serenità e competenza, far luce su carte, conti correnti bancari e rapporti circolari tra GOI e la Fondazione che da esso promana, e da cui riceve annualmente montagne di soldi. È soltanto questo ciò che serve. Ogni altra soluzione avrebbe il sapore dell’aria fritta.