Al funerale di Padre Fedele non è voluto mancare il magistrato Eugenio Facciolla, che nel corso degli anni ha sempre ricordato e sottolineato il ruolo del frate nel denunciare gli orrori dell’Istituto Papa Giovanni di Serra d’Aiello. Facciolla è stato fondamentale per far emergere quanto accadeva e ieri, nel giorno del ricordo, abbiamo voluto avvicinarlo per chiedergli una testimonianza di quegli anni.
Dottore Facciolla, quale fu il ruolo di Padre Fedele in quella drammatica circostanza?
Padre Fedele fu l’unico a denunciare davvero ciò che accadeva nell’Istituto Papa Giovanni di Serra Aiello, rimase inascoltato dalla Chiesa, dalla Procura e dalle forze dell’ordine, arrivò’ a provare ad entrare con la forza all’interno ma glielo impedirono in ogni modo, allora decise di scrivere un atto di denuncia al vescovo, rimasto lettera morta. Nel frattempo la politica mestava con chi gestiva per consumare l’ennesima truffa in danno dei malcapitati ospiti ridotti in condizioni terribili. Mentre i prenditori locali si contendevano il bottino, con sospetta coincidenza partiva l’indagine nei confronti di Padre Fedele e io riuscii a sentirlo solo a distanza di tempo quando ormai libero si presentò in procura, con indosso una specie di saio di corda legato in vita con una corda (proprio una corda ..,) portandomi le copie delle sue denunce. Ebbi modo così di scoprire che era stato l’unico negli anni a denunciare le gravissime condizioni in cui erano tenuti gli ospiti, il dispendio di danaro spettante agli stessi, e gli agi di don Alfredo Luberto (condannato poi in via definitiva per quei reati).
Che cosa è rimasto di quelle coraggiose denunce?
Pagine e pagine di una giustizia schizofrenica, che tanto danno ha finito per arrecare a lui e a un’intera collettività divisa (come accade in questi casi) tra innocentisti e colpevolisti a prescindere dagli atti di indagine e dalle prove e persino delle sentenze.
E poi ci fu il caso Bergamini…
Sì, certo. Le nostre strade continuarono a incontrarsi con la vicenda di Denis Bergamini. Padre Fedele si recò la mattina dopo la notizia del “suicidio” all’obitorio di Trebisacce per constatare, nell’assenza di forze dell’ordine e personale addetto, come il corpo di Denis coperto da un lenzuolo sembrava dormisse, senza graffi in viso, senza nulla che facesse pensare a un corpo investito in pieno da un camion … Ancora una volta dichiarazioni cadute nel nulla per molti anni … testimonianze, ancora una volta, di un uomo prima ancora che del religioso, che non ha esitato a esporsi nel dire la verità … Questo è il ricordo di Padre Fedele, che non era solo il prete ultrà, non era solo il prete missionario, ma la persona che in una società come quella cosentina, malata, inquinata, magmatica, nella quale l’apparenza è ciò che conta e la linea di demarcazione tra onesti e farabutti è inesistente, rappresentava una speranza per gli ultimi, un punto di riferimento per i tanti senza voce, la persona sempre pronta ad abbracciare la sua croce e quella degli altri.









