Lettera aperta al Sig. Sindaco di Cosenza, arch. Mario Occhiuto.
di Gerardo Napoletano
Egr. Sindaco, una città della cultura si “costruisce” con i fondi.
E’ duro da accettare ma è così. Reperiamo i fondi necessari e non disperdiamoli, come spesso è in uso fare…
Cosenza, da anni ormai, si è mossa trascurando la sua dignità di città storica, abbandonando i segni di un passato caratteristico e vitale, attuando sciaguratamente il passaggio da un Corso Telesio che Guido Piovene ebbe a definire – nel suo libro “Viaggio in Italia” – “una Spaccanapoli lunga e stretta” ad uno spersonalizzato Corso Mazzini che lo stesso Pievene defini (nella medesima opera) una “Broadway” meramente commerciale.
In tal modo Guido Piovene già negli anni ’50 intravedeva (e segnalava!) lo snaturamento dell’aspetto originario della città.
Cosenza non merita di finire come quella gran dama che – al fine di apparire moderna e “à la page” nonchè al fine di nascondere il suo fisico decadimento – si agghinda come un’adolescente frivola e vanesia.
La città, al momento non ha il Centro storico e pertanto ha perduto ogni memoria del passato, è solo un grosso borgo risalente, architettonicamente, ai famigerati anni ’50-’60 su cui, penso, non si potrà più intervenire granchè.
Il cittadino di Cosenza, nel frattempo, vive una condizione annosa dal punto di vista dell’edilizia, da me definita, se così si può dire, di “deprivazione estetica”.
Si parla adesso di qualificare la città “culturalmente”. Ben vengano, egregio sindaco, i suoi progetti, le sue “Vision e Mission”. Mi sembra che nei suoi predecessori, eccetto il grande Giacomo Mancini (il Senior!), la preziosa facoltà dell’ “Immaginazione” non sia mai stata esercitata con il massimo impegno, ma i cosentini ormai, credo, vorrebbero la politica dei piccoli, umili passi che provvedano ad elminare secolari inconvenienti presenti in città.
La saluto cordialmente con gli auguri più sentiti che la storia di Cosenza inverta virtuosamente il suo percorso.