Crotone. L’imboscata… a mare: 16.500 euro di comizio balneare. La campagna elettorale con i soldi dell’Eni

L’IMBOSCATA A MARE: 16.500 euro di comizio balneare

Altro che rassegna culturale: all’Orto Tellini il sindaco Voce fa campagna elettorale con i soldi dell’ENI.
Tra insulti agli “uccellacci”, Obama confuso con Osama e applausi a comando, la città resta spettatrice di una farsa tragicomica.

Fonte: U’Ruccularu

Doveva essere la “Capalbio di Calabria”, e invece è venuta fuori la sagra della frittella sotto le stelle. L’Imboscata a Mare, 16.500 euro pagati dall’ENI e spacciata come rassegna culturale, si è trasformata in un comizio da baraccone.
Due sedie, due luci storte e tanta autocelebrazione: il “Premio Caccuri dei poveri”, come lo ha ribattezzato qualcuno, con più rancore che cultura.

IL MONOLOGO DI “THE VOICE”
Sul palco c’era lui, sempre lui, solo lui, Vincenzo Voce, che non ha resistito alla tentazione di fare l’unica cosa che sa fare: parlare di sé.
Ventotto minuti di rosario elettorale:
“la piscina pronta in poche settimane” (ma senza citare l’acquisizione degli atti da parte della Guardia di Finanza),
“gli asili” (in una città che non fa più figli),
“le strutture sportive” (ma non il PalaMilone, interdetto alle associazioni non compiacenti),
“i cantieri” (un paio di marciapiedi e qualche parcheggio costruito dall’Autorità Portuale),
“gli spettacoli” (immancabile citazione di repertorio).
Un’agonia per chi cercava letteratura, ma un’orgia di applausi telecomandati per i Voce Boys sempre presenti.
Il conduttore, Federico Casanova, non ha osato interrompere il sermone.
Ridacchiava, scuoteva la testa e, quando qualcuno gli ha fatto notare che sembrava un’intervista pilotata, si è giustificato: “le domande non erano preparate”.
Appunto: era già tutto scritto nel copione.
E intanto Mario Giordano, che doveva presentare il suo libro, restava seduto come un invitato a un matrimonio sbagliato: chiamato per il brindisi e rimasto a guardare gli sposi litigare.
Alla fine ha ironizzato lui stesso sul comizio: “che ci sto a fare qui, tanto il sindaco ha già parlato”, chiudendo la serata con più sarcasmo che applausi.

MISERIA UMANA E UCCELLACCI
Il clou però è arrivato quando il sindaco ha trasformato la rassegna in un tribunale, come suo solito fare anche in consiglio comunale.
Ha definito I consiglieri D’opposizione “miseria umana”, proprio mentre erano assenti e quindi impossibilitati a replicare.
Ha tirato fuori la sua teoria degli “uccellacci”, quelli che “vogliono il male della città” solo perché criticano e non si allineano alla sua politica.
Un linguaggio da bar dello sport, non da palco istituzionale, e per giunta pagato coi soldi dell’ENI, che ricordiamo sta finanziando la sua perpetua campagna elettorale fatta di spettacolini e intrattenimenti.
Poi la chicca: i voti altrui non contano, i suoi sì. Voce ricorda sempre i suoi 16.600 voti, come se fossero una collezione di figurine Panini da esibire in eterno.
Peccato che i voti non siano un titolo di proprietà, ma un mandato temporaneo.
Ma questo, a quanto pare, non rientra nel vocabolario di Enzo “santo subito”.

OBAMA O OSAMA?
Non è mancato il momento da cabaret.
Nel pieno della foga, Voce ha confuso Obama con Osama.
La platea – un centinaio di spettatori scarsi – ha riso amaramente.
Non si capiva se fosse più la gaffe o la tristezza del contesto a strappare i sorrisi.
Ma si sa: quando attacca a testa bassa, preso dai suoi soliti deliri di onnipotenza, la ragione scompare e non c’è freno inibitore che tenga. Come dimenticare l’attacco di rabbia di qualche mese fa, in cui “ordinava” al presidente del consiglio comunale, lo statista (cit.) Mario Megna, di cacciare il consigliere Pingitore semplicemente perché esercitava la propria funzione di opposizione sull’ampliamento dell’inceneritore A2A?

LE REAZIONI: CONSIGLIERI SUL PIEDE DI GUERRA
Sei consiglieri (Riga, Cantafora, Giancotti, Pingitore, Capparelli e Prisma) hanno firmato un comunicato durissimo: “Gli eventi culturali non possono trasformarsi in passerelle personali né in arene di scontro.
I fondi pubblici vanno usati per cultura, non per insultare avversari”.
E chissà se questa nota non siano i presupposti per una denuncia di diffamazione.
La polemica si è accesa anche sui social: Iginio Pingitore e Fabrizio Meo, bersagliati dalle offese, hanno risposto pubblicando i video della serata. Meo si è spinto fino a un confronto diretto con Casanova, smontando l’imbarazzante complicità giornalistica dell’evento e mettendo alle corde il conduttore, visibilmente in difficoltà e imbarazzato.

GIORNALISTI E GIORNALISTI
Nel suo monologo da “one man show” in stile The Donald, Voce non ha risparmiato nessuno. Non poteva mancare l’attacco alla stampa che semplicemente fa il proprio lavoro.
Ha bollato come “fasulli” i giornalisti che hanno osato, a suo dire, distorcere la (sua) realtà e non volere la crescita della città Per come lui l’ha narra.
In poche parole: o ti prendi i soldi del Crotone Summer Festival, ti fai comprare e stai zitto. oppure sei fasullo, attaccabile e Oggetto di denigrazione e denuncia.

ALL’ALBA DI UNA CAMPAGNA SPUMEGGIANTE
Di cultura non c’è traccia. C’è un sindaco che predica il bene della città e intanto maledice gli “uccellacci”.
Che confonde Obama con Osama.
Che usa i soldi dell’ENI per fare campagna elettorale a due passi dal mare.
Crotone avrebbe bisogno di libri, dibattiti, idee. Invece si ritrova con un teatrino da cabaret, dove gli avversari sono “miseria umana”, i giornalisti locali “fasulli”, e l’unica vera imboscata è quella alla democrazia.
Da questo spettacolo emerge una riflessione chiara: sempre di più “The Voice” sta perdendo la calma e la bussola.
Non sa calibrare le parole, inciampa nei suoi stessi lapsus, non riesce a distinguere i veri successi dalle illusioni, finisce per scadere nella violenza verbale e nella retorica stantia.
Sono lontani i tempi di Piazza dei Mariani, quando bastava agitare lo spauracchio di Enzo Sculco e Mario Megna per tenere il palco.
Oggi la campagna è diversa, più dura, ma l’animale da palcoscenico non è riuscito ad evolversi: è rimasto la caricatura di sé stesso.

E mentre gli eventi galoppano e il presente si fa sempre più incerto (vedi anche la perdita del padrino politico Occhiuto), il quadro è desolante ma realistico: un uomo politicamente sempre più solo (Torromino bye bye), senza più idee, che non avendo particolari capacità politiche né amministrative non riesce più a impressionare come la prima volta, e così si arrampica sugli specchi.
E cosi pian piano emerge qual’è davvero il suo l’identikit politico: cioè quello di un politicante senza spessore né carattere, un fantoccio agitato delle multinazionali che amministra con una carta di credito in tasca, con progetti scritti e redatti dai dirigenti di ENI e A2A incentrati sul distretto energetico, con il piano regolatore modellato su misura allo scopo.
La sua parabola politica si riassume come quella del grillismo a 5 stelle da cui proviene e che lo ha forgiato: nato per abbattere il sistema, diventato sistema, scaduto nel qualunquismo vittima delle sue stesse promesse… ma sempre con il vizio di gridare più degli altri.
Unico dubbio rimasto: ma alla fine, era L’Imboscata a Mare… o L’Imboscata alla città?