Reggio. Città metropolitana senza deleghe: “L’ennesima vigliaccata di Occhiuto”

A volte ritornano. Anzi, non se sono mai andate. E in questa imminente campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale saranno uno degli argomenti più gettonati nel territorio reggino: le agognate deleghe che la Città Metropolitana attende da 11 anni dalla Regione Calabria. Un’omissione ingiustificabile, quella della Cittadella di Germaneto, che sta causando un danno ingente all’intero territorio reggino e che il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà non si stanca di denunciare apertis verbis in ogni occasione.
L’ultima, in ordine cronologico, è stata proprio venerdì sera a Cittanova partecipando alla Festa metropolitana dell’Unità. Parlando del mancato trasferimento delle deleghe e delle funzioni alla Città Metropolitana da parte della Regione Calabria, Falcomatà ha tuonato: “È stato l’ennesimo atto di vigliaccheria nei confronti del nostro territorio. Perché – ha spiegato – noi abbiamo una macchina potentissima che, però, cammina al 30% delle sue potenzialità. Abbiamo una Ferrari che cammina come una 500… uno spreco incredibile che pagano a cario prezzo i reggini in termini di minori servizi e di mancato sviluppo del territorio. Dalla Regione Calabria non solo non sono state assegnate le deleghe che la legge ci assegna su settori importanti come mobilità, trasporti, cultura, turismo, ambiente o lavoro, ma addirittura le poche che avevamo ottenuto su mandato dell’allora governo regionale di centrosinistra, questa giunta regionale se l’è riprese. E mi riferisco alle deleghe all’Ambiente e a quelle del Trasporto pubblico locale”.

E’ ovvio che l’auspicio è che le cose possano cambiare con la prossima Giunta regionale. Anche perché il segretario regionale dem Irto sempre dal palco di Cittanova l’ha promesso solennemente…

Così, in funzione delle prossime scelte future, secondo in sindaco Falcomatà, quello che davvero potrà fare la differenza “è se le decisioni che spettano a Governo o Regione arriveranno a concretizzarsi seguendo la spinta dei territori e non attraverso imposizioni calate dall’alto come quelle sul Ponte sullo Stretto, discusse in un ristorante…”. Fonte: Gazzetta del Sud