All’ombra della grande Giostra di Enea Dell’Innocenti, più di tre secoli di Storia vissuta
A ridosso della Festa di Sant’Adriano, nello spiazzo attiguo al Collegio, si colloca da quasi vent’anni la Giostra; non gli ho mai dato molta importanza; a dir la verità ho sempre temuto quelle sedie volanti, sin da bambino, così come l’autoscontro; preferivo il più tranquillo disco volante, che va su e giù a comando del conducente, e se rimani su più degli altri alla fine del giro, sparando all’impazzata con una mitraglia collocata all’esterno della navetta, vinci un giro, almeno così pensavamo noi bambini; ma quelle sedie che girano e ti fanno star male, le detestavo alla pari delle auto che si scontravano tra loro.
I miei figli non la pensano allo stesso modo, specie Alessandro, il più piccolo, che già l’anno scorso ha passato buona parte dei suoi pomeriggi alla Giostra, ed ancor di più quest’anno; lui non le chiama come le chiamavamo noi, ma con un termine più grezzo, calci in culo, che non mi piace affatto, ma le adora; sarà stato questo, ma, soprattutto, il fascino di questo mondo magico, tanto caro a Federico Fellini, che mi ha portato a scambiare quattro chiacchiere con Enea Dell’Innocenti, è lui che fa girare la ruota, che determina il divertimento dei nostri bambini; e lui che la ferma quando decide che il gioco è finito; è un po’ come il Mangiafuoco di Bennato, muove i fili per noi.
Enea è un Giostraio, fa uno dei mestieri più antichi del mondo; e la sua famiglia fa questo lavoro da ben quattro generazioni, o forse più; lui si ricorda del suo bisnonno, Carlo, nato a Trieste nel 1893, di suo padre, ma è sicuro che ancor prima i suoi antenati hanno fatto questo mestiere, che ha radici storiche molto antiche, considerato che le prime forme di giostre e spettacoli itineranti risalgono addirittura al Medioevo, quando i girovaghi e i saltimbanchi si esibivano nelle piazze e nei mercati; anche se quello del giostraio moderno, come lo conosciamo oggi, si è sviluppato principalmente tra il XVIII e il XIX secolo, quando le fiere e i luna park iniziarono a diventare più popolari e organizzati; da noi in Italia, ad esempio, le prime fiere e i primi luna park risalgono al XVIII secolo, e da allora il mestiere del giostraio ha continuato a evolversi e a adattarsi alle nuove tecnologie e alle esigenze del pubblico, diventando una parte importante della cultura popolare e del folklore italiano
Ma il suo cognome, il suo mestiere, non potevano non rimandarmi ad una grande storia, ed allora gliel’ho quasi bisbigliata quella domanda, per timore, forse; gli ho chiesto delle sue origini; ma lui ne è stato felice, rivendicandola con orgoglio la storia dei Sinti, che è la storia della sua famiglia in uno Stato che non li tutela, nonostante la Costituzione, da li ne è nata una bellissima discussione sotto la giostra che è durata più di due ore.
I Sinti sono una delle cinque comunità della popolazione Romanì che ha origini nell’India Nord Occidentale; alla pari di noi albanesi, sono emigrati dalla patria d’origine verso il Medio Oriente e poi, attraverso i Balcani, verso l’Europa intorno al XIV secolo; si sono stabiliti, più o meno, in diverse parti del vecchio continente: Germania, Austria, Svizzera e Italia, soprattutto nel nord, infatti i discendenti di Enea abitavano a Trieste.
Abbiamo parlato a lungo del suo bisnonno Carlo, morto nel 1940, a 47 anni, schiacciato da un enorme palo di legno della sua giostra, nel tentativo di “salvarlo dalla distruzione”; abbiamo parlato di quando, appunto, le giostre erano di legno ed i personaggi: cavalli alati, principesse, carrozze ed angeli volanti, erano di porcellana o di materiali simili; lui, poi, li ricordava tutti i giostrai che venivano a San Demetrio negli anni 70: i Gobbi, che avevano il disco volante, conosceva anche Luca, che aveva i capelli a caschetto, neri e lunghi, di carnagione scura, che li aiutava nel solito monta e rimonta, che in paese aveva pure trovato una fidanzata, morto qualche anno fa; e abbiamo parlato di Kriminal, che montava l’autoscontro nello spazio ove attualmente si trova l’ufficio della Polizia Municipale, allora vuoto, a ridosso della provinciale: era tutto vestito di nero, smilzo, col viso pieno di rughe ed i capelli bianchi; si diceva che avesse perso un figlio in tenera età, fulminato in una delle consuete operazioni di attacco dei pali alla rete metallica che stava in alto, il cui contatto, attraverso il detto palo, tra la rete e la piastra di ferro ove poggiavano le auto, consentiva alle auto di girare; abbiamo parlato anche di Ernesto, ormai cinquantenne, di Petilia Policastro, che rimasto orfano in tenerissima età, ha seguito il grande Carrozzone della Giostra, ed oggi vive all’interno della grande famiglia Dell’Innocenti/Grimaldi, come fece Pinocchio, quando decise di lasciare la quotidianità della vita e raggiungere a bordo di quel magico Carrozzone di cui parla Collodi, il Paese dei Balocchi; chi se ne importa, poi, di quello che è successo dopo, di cosa è diventato; l’importante è aver vissuto/vivere alla grande uno scampolo di Vita.
Ma nel grande Carrozzone della Giostra Enea vive con sua moglie Ester e con le sue bellissime figlie; quando gli chiedo cosa fanno, i suoi occhi chiari si illuminano e diventano ancora più grandi, e mi dice, sorridendo: ecco, in questo periodo ci danno una mano, e mi fa vedere che una sta al Tiro a segno, l’altra alla cassa delle Sedie Volanti e la più piccola si preoccupa di allacciare il ciuffo di piume al grande palo della Giostra, ogni qual volta viene staccato dagli abili avventori vincitori della corsa; poi, all’improvviso il suo viso diventa più serio, e con tanto orgoglio mi dice che loro studiano a Roma, che sono all’Università; ed allora gli chiedo: quindi la Tua sarà l’ultima generazione di giostrai; lui conferma, con una mimica del viso a metà tra la gioia ed il dolore: la gioia, perché ogni buon padre ambisce a veder coronato il sogno di ciascun figlio; il dolore, perche dopo quasi tre secoli, quella grande Giostra si fermerà; o meglio qualcun altro la farà girare; o forse non sarà così, e tutto rimarrà come prima? Chissà!
Un alone di affascinante mistero rimane rispetto a questo ultimo sprazzo di racconto, all’ombra della grande Giostra di Enea Dell’Innocenti, nello spiazzo attiguo al Collegio di Sant’Adriano, a San Demetrio Corone.
Adriano D’Amico