Crotone. Voce, il civico di corte

VOCE, IL CIVICO DI CORTE

Fonte: U’Ruccularu

“Con Roberto Occhiuto senza se e senza ma”.
Così Vincenzo Voce, il sindaco che amava definirsi civico, ha scelto di togliersi la maschera.
Non più l’uomo libero dai partiti, non più il cittadino prestato alla politica: oggi Voce è il civico di corte, fedele scudiero del governatore di Forza Italia e del presidente della Provincia.
Eppure, nel suo post, si premura di chiarire: “Non cerco capi politici, resto civico”.
È la contraddizione vivente: negare di avere padroni mentre ci si inchina al potere regionale.
Una forma di civismo che sa di cortigianeria, l’arte di restare apparentemente “indipendenti” mentre si esegue la linea altrui.
Nel suo bilancio, Voce elenca i “risultati” della famosa sinergia: vertenza Abramo, bonifica, università, SS106, aeroporto.
Ma basta grattare la vernice per vedere le crepe: Abramo non è stata salvata: è stata precarizzata. Ad oggi porta il nome di vertenza Konecta.
La bonifica è un cantiere a singhiozzo, senza trasparenza per i cittadini con i veleni in balia del vento e una discarica temporanea in situ.
L’università inaugurata è un corso simbolico, non un progetto strutturale. Non si capisce effettivamente quanti iscritti siano e se si possono contare tranquillamente sulle dita di una mano.

SS106 e aeroporto restano slogan, più che infrastrutture. Della strada sono stati fatti Mega-lotti spezzatino che molto probabilmente gestira la ndrangheta come sempre. Il Sant’Anna e in continuo sabotaggio tra voli cancellati e ritardi cronici.
Eppure Voce liquida tutto con un “Niente male”, come se bastasse una foto con Occhiuto e Ferrari a cancellare anni di disillusioni.
Non è un post da sindaco, è un manifesto elettorale camuffato.
Una carezza al potere regionale e provinciale per garantirsi protezione in vista del 2026.
Con la solita etichetta “civico”, ma con il marchio di fabbrica di chi ha già scelto il suo padrone politico.
La verità è che Voce non fa crescere Crotone: fa crescere sé stesso.
Crotone, invece, resta la stessa città marginale, piegata da bonifiche mai concluse, lavori mai partiti, occasioni sprecate.
E i simboli del fallimento restano lì, sotto gli occhi di tutti:
Come i milioni dell’Antica Kroton sprecati in progetti mai realizzati, trasformati in urbanistica per far lavorare gli amici degli amici.
La piscina comunale futuristica che esiste solo nei rendering e nelle carte acquisite dalla guardia di finanza
il Magna Grecia Park lasciato morire senza neppure una visione alternativa come euro Paradiso, alla faccia della visione turistica da dare alla città.
La chiusura è semplice: non è Crotone a crescere con Voce, è Voce a crescere sulle spalle di Crotone.
Trattata come un feudo da spartire con Occhiuto e Ferrari.