Quando la cura diventa un calvario: il dramma dei pazienti dopo la chiusura della Farmacia del Ciaccio
Nel cuore della nostra città di Catanzaro, dove la speranza dovrebbe essere la forza più grande per chi lotta contro il cancro, si consuma una vicenda che definire dolorosa è poco. La chiusura della Farmacia dell’Ospedale Ciaccio, storicamente punto di riferimento per la preparazione dei farmaci antiblastici, ha segnato l’inizio di un nuovo, pesantissimo calvario per i malati oncologici di Catanzaro.
Quel presidio, quel piccolo grande centro, permetteva a tanti pazienti di affrontare la loro dura battaglia con una dignità in più: visita, prelievi e somministrazione della terapia avvenivano nella stessa giornata, in un unico luogo, senza dover subire il peso di continui spostamenti. Oggi, invece, tutto è stato trasferito al nuovo centro di riferimento del Policlinico di Germaneto, che fa parte della stessa Azienda Ospedaliera, l’AOU Renato Dulbecco. Ma il cambiamento organizzativo, che in teoria avrebbe dovuto ottimizzare il percorso terapeutico, si è tradotto in un incubo quotidiano per chi già sopporta la sofferenza della malattia.
Immaginate di dover tornare più volte in ospedale nell’arco di pochi giorni. Immaginate il peso fisico e psicologico che significa sottoporsi a continue visite mediche, a prelievi, a terapie che ti costringono a lasciare la tua casa e a muoverti da un punto all’altro della città, spesso senza un valido supporto logistico. Per un malato oncologico, ogni uscita è una fatica enorme. Ed è proprio questo rispetto che manca oggi: il rispetto per la condizione di chi lotta per vivere, per non arrendersi.
Non è solo una questione di organizzazione sanitaria, è una questione di umanità. Chi è malato di cancro non ha bisogno di ostacoli burocratici o di complicazioni inutili; ha bisogno di vicinanza, di cura e di un sistema che metta al centro la persona, non le procedure.
La politica calabrese, che oggi si prepara a nuove sfide elettorali, non può continuare a ignorare questa realtà. Ai candidati, al futuro Presidente della Regione, chiediamo con forza di ascoltare la voce di chi soffre, di chi ogni giorno vive questa vergogna e questa indifferenza. La sanità calabrese deve tornare a essere un luogo di speranza, di cura e di ascolto. Deve garantire che chi ha bisogno di cure oncologiche possa riceverle in modo dignitoso, efficace e umano.
I malati oncologici di Catanzaro non chiedono privilegi, chiedono soltanto il rispetto di un diritto fondamentale: il diritto alla salute. Non possono essere costretti a moltiplicare viaggi e visite, né a vedere la loro sofferenza aggravata da disservizi che si potrebbero evitare. È tempo che le istituzioni si facciano carico di questa emergenza, perché dietro ogni numero, dietro ogni statistica, c’è una persona, una storia, una famiglia.
La sanità pubblica deve tornare ad essere un baluardo di giustizia sociale, non un luogo di abbandono. È una questione di civiltà, di coscienza e di futuro per tutta la Calabria.









