fonte Redazione Contropiano
Se si chiama alla guerra, la guerra prima o poi arriva… Nella notte scorsa c’è stata da parte russa la solita ondata di droni “Geran” su obiettivi militari, industriali e infrastrutturali ucraini. Da tre anni e mezzo è in corso una guerra, Kiev risponde facendo altrettanto e fin qui – si potrebbe dire con un bel po’ di cinismo – «tutto normale».
Nel corso di questo attacco una decina di droni, lanciati probabilmente dalla exclave di Kaliningrad o dalla Bielorussia e diretti verso la zona di Leopoli, hanno attraversato uno spicchio di spazio aereo della Polonia.
Basta guardare la carta geografica per capire che un «viaggio» del genere presenta il rischio di eventuale sconfinamento aereo. Ma altrettanto ovviamente – e nessuno può saperlo meglio dei diretti interessati – questa pericolosa «scorrettezza» non dimostra affatto un’intenzione aggressiva verso il paese interessato.
In genere questo tipo di «incidenti» vengono regolati in modo formale: lo Stato che vede violato il proprio spazio aereo da «oggetti volanti» fa decollare i propri aerei militari, controlla il tipo di «oggetti», la loro rotta, valutandone perciò la pericolosità per il proprio territorio. Una volta concluso che sono diretti altrove presenta una «vibrata protesta» allo Stato responsabile della violazione (la Russia, in questo caso) e chiede scuse formali.
Anche l’abbattimento degli «oggetti volanti», specie se contenenti materiale esplosivo, viene di solito valutato con cura, perché non serve essere degli esperti militari per sapere che tutto quello che sta in aria deve prima o poi cadere a terra. E un drone che andrebbe per conto suo in Ucraina rischia invece di precipitare, se non completamente distrutto, lì dove viene colpito.
Come in effetti è accaduto, stanotte, quando uno dei droni abbattuto dai caccia polacchi è caduto su una casa di Wyryki Wola, nella regione di Lublino.
La «strategia della drammatizzazione», così, si è messa in moto con tutte le ovvie conseguenze che ci si possono aspettare.
L’esercito polacco ha denunciato un “atto di aggressione” con oltre dieci oggetti volanti rilevati dai radar durante un attacco russo contro l’ovest dell’Ucraina occidentale. “A seguito dell’attacco odierno della Federazione Russa sul territorio ucraino, si è verificata una violazione senza precedenti dello spazio aereo polacco da parte di oggetti tipo drone. Si tratta di un atto di aggressione che ha creato una reale minaccia alla sicurezza dei nostri cittadini“, ha sottolineato il comando operativo dell’esercito polacco.
In realtà non è esatto, perché era già accaduto che missili fossero arrivati in territorio polacco, ma si trattava di missili ucraini che Kiev provava spacciare per russi, con l’esplicita intenzione di provocare un ingresso ufficiale di Varsavia e della Nato nel conflitto.
In questa direzione sembra muoversi l’attuale governo «europeista» di Donald Tusk: “Ho informato il Segretario Generale della NATO sulla situazione attuale e sulle azioni intraprese in merito agli oggetti che hanno violato il nostro spazio aereo. Siamo in costante contatto.” In modo piuttosto “volenteroso”, insomma, visto che fa parte del gruppo informale pro-guerra, Varsavia butta altra benzina sul fuoco.
Stamattina, perciò, il presidente polacco, Karol Nawrocki, guiderà una riunione di emergenza dell’Ufficio per la sicurezza nazionale, alla presenza del primo ministro Tusk, in seguito alla segnalazione di droni russi entrati nello spazio aereo polacco.
“Dal momento in cui si sono verificati i casi di violazione dello spazio aereo della Polonia, sono rimasto in costante contatto con il vicepremier, il ministro della Difesa e i principali comandanti delle Forze Armate“.
Gli aeroporti polacchi più vicini al confine con Bielorussia e Ucraina – tra cui l’aeroporto di Rzeszow, il principale hub logistico dei rifornimenti NATO, che è stato chiuso per “attività militare non pianificata” – sono stati chiusi per qualche ora, venendo poi riaperti senza problemi o rischi.
Quasi comica la dichiarazione di Kaja Kallas – “alto rappresentante per la politica estera” della UE – ad un parlamento “attentissimo”…
Ma diventa chiaro anche al più ingenuo che la situazione globale sta andando fuori controllo.
P.s. Interessante, per avere un quadro chiaro, la dichiarazione del capo di stato maggiore dell’esercito bielorusso. L’aviazione militare bielorussa «ha monitorato costantemente i droni entrati poi nello spazio aereo polacco» e «ha scambiato informazioni sulla situazione aerea» nella notte tra martedì e mercoledì con Varsavia e Vilnius «durante lo scambio notturno di attacchi con droni tra la Federazione Russa e l’Ucraina» (uno “scambio di attacchi”, non una iniziativa unilaterale russa).
Il capo di stato maggiore Pavel Muraveiko, inoltre, ha precisato che i velivoli senza pilota hanno cambiato traiettoria, andando verso la Polonia, “in seguito ad azioni di guerra elettronica“.
«Così facendo, [l’esercito bielorusso] li ha allertati dell’avvicinamento di un velivolo sconosciuto al territorio dei loro Paesi», ha aggiunto il generale. «Questo ha permesso alla parte polacca di rispondere rapidamente alle azioni dei droni mobilitando le proprie forze in servizio». La Polonia ha a sua volta informato «le forze bielorusse in servizio dell’avvicinamento di un velivolo non identificato proveniente dal territorio ucraino verso il confine bielorusso».
In sintesi: uno o più droni deviati dalla loro rotta da “azioni di guerra elettronica” (presumibilmente ad opera della Nato o di Kiev) sono stati seguiti congiuntamente in pieno accordo tra i due paesi confinanti – la Russia, come si vede sulla cartina, è decisamente più a est – in modo da non correre rischi. La drammatizzazione successiva è tutta fuffa politica guerrafondaia…









