Diario dalla Flotilla. “La Farnesina tratta il nostro arresto”
di Alessando Mantovani. Il Fatto Quotidiano on line
Le dichiarazioni pilatesche di Tajani e la reazione dei 50 italiani sulle barche
Il vento nel mar Ionio è calato, l’onda pure e la Flotilla per Gaza, partita sabato 19 da Capo Passero in Sicilia, ieri ha avuto una giornata di navigazione tranquilla. Sulle barche però è arrivata l’ennesima dichiarazione pilatesca del ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Mi auguro che non succeda nulla, abbiamo chiesto al governo israeliano di tutelare i nostri cittadini e soprattutto i parlamentari”, ha detto Tajani al Festival di Open, il giornale online di Enrico Mentana. “Poi bisogna vedere cosa fa la flottiglia: se per gli israeliani commette un reato, il rischio è quello del fermo e dell’espulsione come è successo in passato”, ha proseguito il capo della diplomazia italiana, come se non sapesse che “in passato” Israele ha bloccato le imbarcazioni dirette a Gaza in acque internazionali, dunque illegalmente. E ancora: “Noi ci siamo raccomandati di tutelare i nostri cittadini, di più non possiamo fare. Non possiamo dichiarare guerra a Israele e accompagnare con la Marina militare la flottiglia e violare il blocco navale di Israele”.
Prende un po’ tutti per scemi, Tajani-Pilato, come se il mondo intero non vedesse che la Flotilla prova a portare ai palestinesi gli aiuti umanitari che non arrivano dai governi come il suo, legati ad Israele da mille accordi. Lo sa talmente bene che ieri Fabio Rampelli di FdI ha rivendicato gli aiuti italiani, per lo più bloccati da Israele ai valichi della Striscia, ma ha pure riconosciuto la “legittimità” della Flotilla. Ma dalle barche, nella chat dei circa 50 italiani a bordo, protestano: “La Farnesina si sta accordando con quei criminali per il nostro arresto”. La certezza di non andare oltre l’arresto e l’espulsione sarebbe comunque già qualcosa, sempre meglio di una sventagliata di mitra o del carcere speciale promesso di fatto dal ministro estremista israeliano Itamar Ben Gvir, ma sul piano politico non basta.
“A Tajani abbiamo chiesto due cose: fare pressione su Israele insieme agli altri governi europei e assicurare la protezione diplomatica agli attivisti”, replicano dal mar Ionio Arturo Scotto e Annalisa Corrado del Pd, i due parlamentari che navigano su Karma, la barca dell’Arci. Non c’è solo la Spagna di Pedro Sánchez, che ha esteso l’immunità diplomatica ai suoi cittadini che viaggiano con la Flotilla: altri 15 Paesi tra cui Irlanda e Slovenia, membri dell’Ue, hanno per lo meno sottoscritto una dichiarazione che chiede a Israele di evitare “atti illegali e violenti” e promette “conseguenze” se Tel Aviv ne commetterà. L’hanno firmata tra gli altri Brasile, Turchia, Indonesia, Sudafrica e Pakistan.
Il governo italiano invece ha l’aria di trattare la Flotilla come una iniziativa di discoli, Tajani qualche giorno fa aveva perfino detto che chi cerca di arrivare a Gaza lo fa “a suo rischio e pericolo”. Anche Benedetta Scuderi dei Verdi, eurodeputata imbarcata che da giorni chiede al governo Meloni la linea Sánchez, replica a Tajani:””Assurdo affermare che secondo Israele possiamo commettere un reato, il ministro Tajani sa benissimo che non è così. La possibilità è che proprio Israele, fermando la Flotilla e mettendo in atto un blocco navale, violi le norme”. E ancora Marco Croatti del M5S, sulla stessa barca Morgana che ospita Scuderi: “ Da 18 anni Israele mantiene un blocco illegale sulla Striscia su Gaza. Questo è un crimine, non gli aiuti umanitari e la solidarietà”.









