Ormai da qualche mese tutta la Calabria parla rigorosamente sottotraccia di quanto cova nei palazzi del potere. Parliamo in particolare della “via dell’arcobaleno” che ha intrapreso il centrodestra calabrese e che è sbocciata ormai da tempo sull’asse Vibo/Cosenza.
Ammettiamo, per onestà, che i gusti e le preferenze sessuali di chiunque non sarebbero da mettere sul banco degli imputati, salvo però che queste vicende non rientrino in squallide dinamiche di potere che influenzano in maniera drammatica la vita quotidiana della parte sana dei calabresi. E qui siamo proprio in questo caso.
Di recente, alcuni nostri articoli riguardanti accuse omofobe hanno scoperchiato il vaso di pandora riguardo alle presunte tendenze sessuali del presidente dimissionario/ricandidato Roberto Occhiuto. “Ricchione di merda” è stato definito Occhiuto nelle intercettazioni captate dalla procura di Catanzaro dalla moglie/magistrato del suo ex socio, rendendo pubblico quello che alcuni già sapevano ma che nessuno aveva avuto il coraggio di svelare. Le versioni integrali delle intercettazioni ci sono, “esistono”, ma non vengono fuori o meglio nessuno riesce a farle uscire. Ma il tam tam cresce di giorno in giorno e se ci sono prima o poi salteranno da qualche parte. Anche perché vanno ad aggiungersi ad un contesto che è già noto e che già ha sollevato polveroni.
Da anni, infatti, a Vibo e a Cosenza si conoscono bene le vicende sentimentali, alquanto “bipartisan”, di alcuni personaggi della politica. In questa Dinasty versione casereccia, tra i personaggi più chiacchierati vi è certamente Tonino Daffinà, commercialista, politico e faccendiere, nominato recentemente addirittura subcommissario nazionale della depurazione, attualmente indagato e molto, ma molto amico di Roberto Occhiuto fin dai tempi in cui militavano nelle file dell’Udc di Casini.
A Vibo questo politico ha o quantomeno ha avuto come “amico del cuore” un noto e conosciuto gioielliere, con il quale va o almeno andava molto, ma molto d’amore e d’accordo. Sempre a Vibo, in passato, anche alcuni affermati personaggi di Cosenza hanno frequentato la gioielleria del noto commerciante. E non è certo un mistero, anzi lo raccontano in molti che in un’occasione la moglie inviperita di Daffinà, al secolo Marina Petrolo (attualmente titolare di un importante ruolo di dirigente generale alla Regione Calabria) si sia presentata con un martello all’ingresso del negozio, frantumando con l’utensile varie vetrine. Alcune malelingue affermano che per fare ciò, la donna abbia avuto uno scatto d’ira (funesta) dopo per aver scoperto un giro di scambismo in cui era coinvolto il marito. A Vibo lo sanno tutti. 
Ora, sempre le stesse malelingue, affermano che diverse mogli e compagne di personaggi apicali del centrodestra, non siano altro che paraventi di facciata per ben altri gusti sessuali in desiderio all’alta borghesia calabra. Tra questi vi sarebbe anche un importante assessore della giunta Occhiuto, del quale non tarderemo di occuparci appena lo “scandalo” inevitabilmente si allargherà. E prima o poi succederà. Perché le voci invece di diminuire, aumentano in maniera esponenziale.
La procura di Catanzaro ha avuto modo di indagare due medici del cerchio magico di Occhiuto, guarda caso nello stesso periodo nel quale ha (ri)aperto l’inchiesta per corruzione sul presidente della Regione. Si tratta di Andrea Bruni ed Eugenio Garofalo, anestesisti, professori associati all’Umg di Catanzaro e a coronamento di una folgorante carriera nominati addirittura primari di Anestesia e Rianimazione rispettivamente all’Annunziata di Cosenza e alla Dulbecco di Catanzaro. Il tutto nonostante la procura abbia dimostrato, con carte alla mano, che hanno truffato lo stato lavorando in alcune cliniche private e mettendosi in tasca oltre 138 mila euro (peraltro sotto sequestro) mentre ricevevano anche l’assegno di specializzandi dall’Umg di Catanzaro. Roba che se fosse accaduta a un comune mortale sarebbe stato già cacciato a calci nel sedere dall’Ordine dei medici e invece questi due sono stati addirittura “premiati”. 
Bruni non è un medico qualunque. È l’amico/consulente personale del presidente della Regione, Roberto Occhiuto. Un rapporto stretto, noto a tutti negli ambienti della sanità e della medicina calabrese e cosentina e catanzarese in particolare, che ha spalancato a Bruni le porte della prestigiosa direzione di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Per quanto già prima dell’inchiesta della procura di Catanzaro, si vociferasse (e si vocifera ancora) che Bruni non avrebbe i requisiti per la nomina non avendo maturato i previsti sette anni di servizio.

In ogni caso, quella stessa poltrona è stata “liberata” proprio per lui, con un’operazione costruita a tavolino: per far spazio a Bruni, è stato chiesto a Pino Pasqua di lasciare l’incarico e accettare la Direzione Sanitaria dell’ospedale. Tutto documentato. Tutto noto a chi doveva sapere. Occhiuto ha dato l’ok e il via libera a Pasqua solo a una condizione: che liberasse il posto per il suo uomo di fiducia. Il resto è stato una formalità, con la complicità silenziosa di altri attori istituzionali, tra cui il rettore dell’Unical Nicola Leone, che ha dato il benestare a questo scambio.
Ci chiediamo: è così che si garantisce la meritocrazia nella sanità pubblica? È così che si premiano i professionisti migliori? No. È così che si costruisce un sistema clientelare e opaco, che toglie ai cittadini e regala agli amici. Anzi, all’amichetto o se preferite all’amico del cuore. E anche in questo caso non mancano le voci che riferiscono di weekend travolgenti nel localino dei Daffinà a Roma, delle quali si troverebbe traccia anche nelle carte della procura di Catanzaro.
E per dare a tutti la prova provata di quanto stiamo affermando, appena quattro giorni fa l’Azienda Ospedaliera ha sfornato la determina finale che mette al riparo Andrea Bruni da ogni brutta sorpresa, che non sia ovviamente un intervento diretto della procura di Catanzaro. Eccola qui sotto…. ovviamente con la riverita firma e il riverito parere dello stesso Pasqua.
Insomma, mentre la Calabria affonda tra sanità ridotta in macerie, trasporti da terzo mondo, giovani che fanno la valigia per non tornare mai più, la comitiva arcobaleno del centrodestra pensa a come continuare a spolpare l’osso e saccheggiare quel che resta di una regione bellissima ma disgraziata.
Inevitabile a questo punto il paragone con il caso del governatore del Lazio Piero Marrazzo (che peraltro non era neanche di… destra come Occhiuto), che aprì la strada ad un mondo nascosto e consentì al Popolo della Libertà di Berlusconi – guarda un po’ quanto è beffardo il destino – di ottenerne le dimissioni nonostante la vicenda non abbia mai avuto ripercussioni giudiziarie e penali. Ma anche di questo torneremo a scrivere. Che Occhiuto voglia o non voglia.











