di Saverio Di Giorno
Ma ci avete fatto caso che la ‘ndrangheta – anche solo come parola – è scomparsa da questa campagna elettorale? Il fatto è che questa nuova ‘ndrangheta fatta di boss chiacchieroni e delatori pronti a vendere l’amico o il candidato nella propria loggia ha inquinato tutta l’economia e sono tutti terrorizzati che esca una carta o un bonifico o un’intercettazione. Siamo alla farsa: i boss che quasi parlano più dei candidati. Così va il mondo. Che non lo faccia Occhiuto, che si limita al solito “la mafia ci fa schifo” come faceva Cuffaro in Sicilia, ce lo si può aspettare.
Il fatto è che è scomparsa anche dai discorsi di Tridico e dei suoi. Eppure, sarebbe molto facile per Tridico chiedere conto a Occhiuto e i suoi dei problemi di ‘ndrangheta. Avrebbe un argomento facile e un tema importante da mettere sul tavolo, ma non lo fa. Quando Berlinguer scendeva in Calabria chiedeva di sapere preventivamente a chi fosse bene o no stringere la mano o farsi fotografare. Tridico: puoi o non puoi chiedere di fare pulizia dei rapporti con la ‘ndrangheta? Tridico puoi o non puoi chiedere pulizia e chiarimento sugli indagati di Occhiuto? Tridico: puoi o non puoi accusare gli altri di essere troppo morbidi su questo tema? Se puoi è ora di farlo. Tridico: puoi o non puoi mettere sul tavolo tra gli altri temi il tema della presentabilità e della credibilità? Se puoi farlo è ora di farlo.
Abbiate un po’ di pazienza. Qui di seguito tutti i nomi e i rapporti emersi finora tra ‘ndrangheta e politica su cui è calato il silenzio tombale. Una geografia dei rapporti degli ultimi anni.
Diciamolo francamente: il rapporto tra ‘ndrangheta e potere è profondamente cambiato. Sono completamente cambiati i rapporti di forza tra le due parti (ammesso che di due parti separate si possa ancora parlare in alcuni casi). Nonostante si faccia fatica a dirlo e i boss odiano che si dica questa cosa, il rapporto principale adesso non è più tra ‘ndrangheta e politica, ma tra ‘ndrangheta e magistratura. L’importante è avere un magistrato o, meglio ancora, un membro delle forze dell’ordine a cui poter far arrivare delazioni, informative, con cui parlare o farsi intercettare. Queste sono le principali armi per bruciare o ricattare un politico. La vecchia regola di omertà è molto più diluita all’interno di logge dove i rapporti sono molto più aperti e si dialoga di più.
Da una parte i mammasantissima da serie tv, pantofolai e silenziati nelle loro ville abusive. Dall’altra i nuovi boss chiacchieroni, ciarlieri, vecchie comari, delatori, collaborazionisti e inaffidabili. I politici creati e finanziati sanno che possono essere venduti al magistrato di turno, ma devono stare al gioco.
Nel libro Sodomìa uno dei membri della vecchia guardia dice: “ora si fanno chiamare boss chi prima puliva le celle ai boss”. Non è solo una battuta. È il fatto che adesso non è più richiesto il fatto di sangue o la potenza militare, ma basta la loggia giusta e l’ufficiale di riferimento per salire di influenza. Lo sanno bene i sottoposti terrorizzati da capi inaffidabili e lo sanno i politici che devono sperare di non essere venduti.
Qualche decennio fa il politico cercava di accreditarsi al clan, adesso nasce e deve la sua carriera grazie al clan. Sono ormai lontani i tempi delle processioni dei politici per chiedere voti ai mammasantissima. Sono sempre meno i casi tipo Cesareo che andava a farsi benedire dal boss Pelle, nel 2010, poco prima di essere nominato direttore di Cetraro e Paola (Da quell’inchiesta della Dda di Reggio era comunque rimasto fuori e adesso stanno pure in minoranza a Cetraro). L’ultimo caso del candidato UDC indagato con l’aggravante mafioso nelle liste di Occhiuto è un esempio su quale siano i luoghi in cui si gioca, tra tribunali e legali: “il legale, insieme al presunto capo cosca Domenico Cracolici, avrebbe debitamente istruito altri due indagati, Mariagrazia Bertuca e Andrea Molea, che avrebbero poi dichiarato il falso”.
Oramai i mammasantissima all’interno delle loro dimore abusive sanno una cosa: che devono continuare a rimanere zitti per aver garantita l’impunità. Lo sa bene Muto che oramai è diventato una starletta televisiva che, come una comare dal balcone, non vede l’ora di fare interviste. Non può fare altro dal momento che sono altri i gruppi che ora comandano. Al contrario i nomi forti e i grembiuli di Cetraro continuano ad avere un peso anche in questa campagna elettorale. Appunto sono altri i luoghi. Di politici creati ne abbiamo due esempi fulgidi: uno è Peppe Scopelliti, letteralmente “il capolavoro” dei De Stefano, secondo la ricostruzione della DDA di Reggio Calabria tra esplosivi trovati ad hoc e operazioni orchestrate dai servizi. Ci diranno ora i voti che riuscirà a dirottare quanto sia ancora influente. L’altro è Pittelli dei Mancuso. Praticamente unico politico di peso reale (ma appassito) davvero finito nel tritacarne delle mega-inchieste degli ultimi anni. Anche lui sacrificato e bruciato, silenziato, per non andare oltre: qualcuno quale sia la posizione delle cene a casa sua? Quale sia la posizione di Gentile anche lui secondo i pentiti intraneo alle logge? E ancor di più nel cosentino il clan Patitucci-Porcaro e quindi il caso Manna unico nome grosso uscito (per salvare Cosenza), fa da scuola in questo. L’unico che voleva parlare, Nicolino Grande Aracri, è stato ritenuto inaffidabile da Gretteri ed è un peccato perché ci avrebbe potuto dire qualcosa sul gruppo renziano e i ruoli del clan nei territori tra Cutro e Reggio Emilia.
I rapporti economici, i potentati imprenditoriali e le risorse e le coperture della magistratura: da investitori alla sanità privata.
Molto più complesso è invece tutto il mondo economico. Quello non è mai stato intaccato veramente dalla giustizia. Mentre i boss possono essere portati in cella o confinati, mentre i politici da sacrificare possono essere dimenticati e accusati di tutto, il tesoretto rimane inviolabile e mai veramente toccato. Ed è attraverso questo però che si rigenera l’influenza, i finanziamenti, quando servono le mazzette. Il clan e i suoi gruppi imprenditoriali hanno fondi, mettono denaro con cui finanziano campagne elettorali, acquisiscono aziende. A fare da cerniera imprenditori, legali e ovviamente massoni.
Avete presente quanto nel 2018 (regionali) Salvini veniva a fare un comizio a Rosarno davanti a membri familiari dei clan Pesce e Bellocco? Ecco quello è l’emblema del nuovo rapporto: i finanziamenti opachi, le inchieste azzoppate e il politico ora creato ora bruciato.
Il sottobosco nel quale si muove Occhiuto è una palestra di questi rapporti di ricattabilità. Su tutti pesa la nomina ad amministratore unico di RFI di Ferraro. Nipote di Michele Di Puppo (il figlio della sorella per essere precisi), notoriamente braccio destro di Ettore Lanzino, che ha ereditato lo scettro del comando tanto da entrare persino nelle carte del processo Rinascita Scott per essere stato il referente della ‘ndrangheta cosentina in un summit di grande importanza. Lo raccontava bene Porcaro durante il pentimento. Nono solo è ancora Potestio (capogabinetto di Occhiuto sindaco di Cosenza) che fa visita durante la latitanza a Lanzino e a tranquillizzare (informative della finanza) il clan Rango-Zingari. Potremmo continuare a parlare del rapporto con i gruppi imprenditoriali dell’informazione (si legga Maduli) e i collegamenti estorsivi con il clan Piscopisani.
Parliamo degli elefanti nella cristalleria di Tridico. E forse il motivo del perché non può parlare. Parliamo, cioè, del potente gruppo iGreco i cui successi finanziari sono decollati dall’omicidio del capostipite Tommaso Greco. E le vicinanze del gruppo alla cosca Farao-Marincola emergono dagli interrogatori dello stesso Farao (dice di aver conosciuto Giancarlo Greco nel camping di tale Lavorato, coinvolto nell’operazione Stige) e dice anche di sapere che hanno avuto un ruolo di primo piano nella chiusura dell’Ospedale di Cariati. Parliamo anche dell’ex onorevole Bruno Bossio, che nel 2013 ottiene 5mila euro dall’ex clinica Tricarico. Inutile anche ricordare cosa abbia rappresentato storicamente la clinica sul territorio e le coperture di cui ha goduto negli anni (inchiesta Cartesio). Inutile anche ricordare le polemiche a proposito di omissis mai pervenuti a proposito un’assidua frequentazione di un politico del Pd con un boss della sanità privata intestatario di cliniche per conto dei Muto. Il fallimento è stato poi gestito da Caldiero (stesso dei Greco), nome forte del territorio e vicino ai soliti grembiulini. È questo il canale attraverso i clan si muovono. Attraverso i loro imprenditori, le reti di imprese coinvolti in inchieste continuano a gestire operazioni (si veda da ultimo la caserma di Cetraro), riciclano e possono avere influenze.
In tutti questi casi il rapporto con i magistrati eterodiretti da informative, delatori, falsi collaboratori o direttamente tramite logge è fondamentale. In tutti questi casi i magistrati silenti o direttamente amici sono stati una costante: dalla Bossio che chiama i magistrati quando indagata da de Magistris, ai Greco che parlano con Luberto o Cozzolino fino all’inquinamento della procura di Paola.
Tutto ciò per dire: Tridico dimostri di sapere come funziona questa terra e queste dinamiche. Il garantismo è solo un alibi per non parlare. Qui si parla di garanzie democratiche. Di chiedere di prendere una posizione forte contro la ‘ndrangheta.









