Fonte: Calabria7
Il Tribunale di Palmi ha emesso nella serata di oggi la sentenza del maxiprocesso “Malapigna”, scaturito dall’inchiesta della Dda di Reggio Calabria sul clan Piromalli di Gioia Tauro. Al termine di una camera di consiglio durata l’intera giornata, l’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli è stato condannato a 14 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La pena è leggermente inferiore ai 16 anni chiesti dalla Procura antimafia, che aveva sottolineato il ruolo di Pittelli come presunto favoreggiatore della cosca. Condannato a 22 anni di reclusione (la Dda di Reggio aveva chiesto 29 anni) anche il braccio economico clan Piromalli di Gioia Tauro, Rocco Delfino.
Le pene accessorie
Per Giancarlo Pittelli il Collegio ha riconosciuto la responsabilità sul capo 2, ovvero in concorso esterno in associazione mafiosa escludendo l’aggravante del sesto comma dell’art. 416-bis c.p.. Il Tribunale ha applicato le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale durante l’esecuzione della pena, oltre alla libertà vigilata per 3 anni a pena espiata, previa verifica della pericolosità sociale. Trattandosi di primo grado, la decisione è impugnabile e resta ferma la presunzione di innocenza fino al giudicato.
Le motivazioni entro 90 giorni
Entro novanta giorni, il Tribunale di Palmi depositerà le motivazioni della sentenza con la quale, complessivamente, ha condannato 18 imputati mentre ne ha assolti otto. Pittelli è imputato anche a Catanzaro nel processo “Rinascita-Scott” che si sta celebrando davanti alla Corte d’Appello del capoluogo di regione. In primo grado, l’ex senatore è stato condannato a 11 anni di carcere per i suoi rapporti con il boss Luigi Mancuso di Vibo Valentia.
L’inchiesta “Malapigna”
L’operazione Malapigna scattò il 19 ottobre 2021, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Le indagini portarono a 29 misure cautelari e al sequestro di cinque aziende di trattamento rifiuti tra Calabria ed Emilia Romagna, per un valore complessivo di oltre 2,3 milioni di euro. Secondo la Procura, la gestione delle aziende avrebbe alimentato affari illeciti sotto l’egida della cosca Piromalli, con effetti negativi sul territorio di Gioia Tauro.









