Calabria 2025. Il miracolo della rima: Ninuzzu fa rima ccu Natuzza

Benedetto Ninuzzu, che fa rima ccu u Signuruzzu.
E non vuole essere una rima blasfema, perché Ninuzzu ccu u Signuruzzu ci parla. Anzi, pare che sia u Signuruzzu a parlare con Ninuzzu. Tra i tanti sulla terra, u Signuruzzu pare abbia scelto Lui (maiuscolo). Infatti Ninuzzu parla da profeta: pontifica, assolve, maledice, benedice, stabilisce ciò che è bene e ciò che è male, e lancia anatemi e scomuniche su tutti gli infedeli. Persino sui papi. Famosa è la sua scomunica di papa Francesco. Del resto è u Signuruzzu che glielo ha chiesto. Il perché u Signuruzzu abbia scelto Lui resta un mistero (della fede).

Ma non è solo ccu u Signuruzzu che Ninuzzu parla: Lui dialoga anche con Madonne, santi, apostoli, beati, angeli e tutte le altre divinità che vivono in Paradiso e che noi comuni mortali non conosciamo. Beato Lui. Non inteso nel significato religioso — la beatificazione avviene sempre dopo la morte e noi a Ninuzzu auguriamo altri cent’anni di buona salute — ma nel suo più volgare sinonimo: viata a iddru.

Quello che stiamo per raccontarvi è un vero e proprio miracolo. Il miracolo della rima. Che conferma la grazia mistica di Ninuzzu. U Signuruzzu ha ancora una volta scelto Lui per mandare un messaggio all’umanità, in un momento così drammatico, specie per i bambini, che manco ai tempi di Erode.

Come ogni giorno, Ninuzzu era intento nel suo quotidiano rosario, quando, nel bel mezzo del momento topico — alla battitura del petto: Gesù mio, perdona le mie colpe…il rumore di un vetro rotto interruppe la litania. Ninuzzu sussultò. I suoi occhi erano ancora pieni di tutto l’orrore che aveva visto in tv: la rottura di due vetrate alla Stazione Centrale di Milano durante il corteo di Hamas per Gaza. E il ripetersi di quell’orrore, attraverso quel drammatico suono, a casa sua non poteva certo essere una coincidenza. Era evidentemente un segno divino, un messaggio du Signuruzzu. O, più semplicemente, il pallone di qualche ragazzino del vicinato. Ma Lui, abituato a ricevere messaggi celesti, non poteva certo ridursi a spiegazioni terrene.

Si alzò di scatto, col rosario ancora attorcigliato alle dita, e con passo solenne si diresse verso la finestra. Lì, tra i cocci e la tenda svolazzante, vide l’ombra: piccola, furtiva, quasi diabolica. Un bambino con lo sguardo colpevole e il pallone sotto braccio.

Come doveva interpretare quel segno Ninuzzu? Scosso nel profondo, cadde in un silenzio cupo. Toc­cava a Lui interpretare il segno e lanciare all’umanità il messaggio divino. E dopo una lunga meditazione e prostrazione, si schiarì la voce, alzò gli occhi al cielo e, convinto di essere strumento del Signuruzzu, proclamò la sua verità: “ non lasciate che i bambini giochino a pallone sotto casa mia. Il pallone è lo strumento che usa il demonio per possedere i bambini. Beati coloro che negano ai bambini il gioco. Loro sarà il Regno dei Cieli. Ogni pallone tolto a un bambino è una vetrata in più salvata dall’Apocalisse”. 

E la profezia fu proclamata. La voce si sparse subito nell’alto dei Cieli, tanto che u Signuruzzu convocò d’urgenza santi, profeti, Madonne e tutto il Paradiso. Tutti si chiedevano se u Signuruzzu avesse fatto davvero la scelta giusta nell’affidare un messaggio così importante a Ninuzzu, visto come l’aveva interpretato. Perché il messaggio non era il vetro rotto: erano i bambini stessi. Quelli che non possono più giocare, non perché rompono le vetrine, ma perchè morti sotto le bombe, di fame, di malattie. E mentre la discussione si faceva sempre più accesa, fu San Pietro ad avere l’idea giusta. “Visto che Ninuzzu non ne azzecca una per renderlo affidabile e capace di interpretare i segni — disse — da oggi in poi Ninuzzu farà rima anche con Natuzza, la mistica che ci azzeccava sempre”.

A quel punto intervenne San Giuseppe: “Ma scusate, Ninuzzu e Natuzza hanno assonanza, non fanno rima”. “Che problema c’è?” ribatté San Tommaso. “Basta cambiare l’ultima vocale: invece di Ninuzzu si chiamerà Ninuzza. E la rima con Natuzza è fatta”.
Il miracolo della rima era compiuto. Così cadde su di lui la benedizione divina, e l’illuminazione arrivò. Ma la luce, anziché schiarirgli la mente, si deformò nel filtro dei suoi pregiudizi: le parole del Cielo si ricomposero nella sua testa come pezzi di un mosaico sbagliato, e ne uscì una verità tutta sua. Poi rilanciò al mondo la nuova profezia:” per evitare che i bambini rompano le vetrate con le palle, è meglio abbattere tutti i palazzi e le case, con ogni mezzo necessario, così potranno giocare senza il problema di rompere qualche vetro”.

Fu allora che San Matteo, quello del Vangelo, scuotendo la testa concluse: “altro che profeta… Ninuzza può fare rima solo con pagliuzza”. E aggiunse: “perché guardi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo?”. E Ninuzzu, che nel profondo del suo cuore sentì le parole di Matteo, disse: “perché, oltre alla vetrata, quel disgraziato di bambino mi ha rotto pure l’unico specchio che avevo in casa”. E il Signuruzzu, agitando la mano con pazienza amara, concluse: “non basta una rima per fare un miracolo. E con Ninuzzu l’unica rima possibile è: statti cittu, ca è miagliu, ca ni fa fa sulu brutta figura” . E gli angeli osservano: “ma non fa rima”, e u Signuruzzu rispose: non fa rima, ma è la verità. E se lo dice u Signuruzzu, ci si può credere.