Diario di bordo. La Flotilla sfida Israele: dritti verso Gaza

di Alessandro Mantovani

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Dopo la notte dei droni che lanciavano bomboni su alberi e vele delle barche, dopo la paura e una giornata a prepararsi a nuovi attacchi, non è successo più niente. A parte i droni di sorveglianza che volano alti, ma gli equipaggi della Global Sumud Flotilla ci sono abituati, non fanno danni. Le barche si sono riparate in acque greche, hanno proseguito sotto costa per tutta la notte e ieri mattina era un po’ surreale. Con le luci dell’alba in faccia navigavamo a 5 nodi a motore su Otaria, il 12 metri a vela che ospita il Fatto Quotidiano, a 2 o 3 miglia dalle coste del sud di Creta. Rotta est. Sembrava un giro dell’isola, con la differenza che viaggiavamo in formazione con la Flotilla e nessuno si è fermato nelle calette a fare il bagno, anzi indossavamo pure i salvagente perché ormai sulle misure di sicurezza non si scherza.

Di prima mattina ci ha raggiunto un motoscafo greco, saluti calorosi a pugno chiuso e fischi, hanno accostato e ci hanno tirato un pacco: formaggi, un po’ di verdura fresca, un pacchetto di Marlboro. È una delle sei barche greche che si sono unite alla Flotilla proprio qui, dopo aver atteso per giorni quelle partite dall’Italia il 19 settembre e le altre, in viaggio da Barcellona o da Biserta (Tunisia).
Adesso sono tutte, 50, meno Zefiro che resta a Creta perché le bombe di martedì notte hanno fatto troppo danni.

Vediamo poi se le altre partiranno tutte. Resta qui anche qualcuno dei 4/500 imbarcati che non se la sente perché si rischia un po’troppo, o deve tornare al lavoro, compresi tre comandanti pare già rimpiazzati. Purtroppo i ritardi si accumulano da Augusta (Siracusa) e da Tunisi, altri hanno già mollato. Forse torna a casa anche Maria Elena Delia, la portavoce italiana, insegnante a Torino: “Sono fuori da un mese, tra cinque giorni mi scade l’aspettativa e non faccio in tempo”. Ce ne vogliono quattro per arrivare a Gaza, tutti peraltro immaginano che la Flotilla sarà intercettata prima dagli israeliani, come è sempre successo per iniziative simili, e poi c’è l’arresto. Le barche ieri sera si sono ancorate dietro l’isolotto di Koufonissi, sotto la punta ovest di Creta. Appena riparati i danni delle bombe si partirà per l’ultimo tratto di traversata.

Nel frattempo è cominciato il dibattito, prima gli italiani – oltre 50 almeno fino a ieri – sulla loro chat “nazionale” su Signal, poi la Flotilla si è fermata qualche miglio al largo di Koutsouras per una nuova lunga assemblea online, ognuno sulla sua barca. Conclusione: “Si va a Gaza, senza altre soste”. I leader del Comitato direttivo hanno fatto una conferenza stampa in cui hanno ribadito la scelta, sostengono di avere informazioni secondo cui Israele attaccherà la Flotilla nelle prossime 48 ore.

L’obiettivo è ridurre le barche, possono provarci con bombe incendiarie o anche affondarne qualcuna. C’è grande pressione, specie in Italia: la Farnesina ha contattato i familiari dei partecipanti e invitato gli italiani a sbarcare promettendo assistenza per il ritorno. Chi parte “si assume tutti i rischi sotto la sua personale responsabilità”.E “la presenza di una unità della Marina militare è volta ad assi curare ove necessario l’applica – zione della legge di soccorso.

In nessun caso potrà costituire fattore di difesa o offesa per la Flottiglia”. È la fregata Fasan, mandata qui in zona dal ministro della Difesa Guido Crosetto con l’accordo di Giorgia Meloni, quando il ministro degli Esteri Antonio Tajani due giorni prima diceva che non si poteva mandare. L’abbiamo vista, dovrebbe essere poi sostituita dalla Alpino. È in arrivo anche una nave militare spagnola. È dunque tramontata l’ipotesi di una consegna a Cipro degli aiuti umanitari a bordo delle barche, “una ventina di tonnellate di materiale” dicono. Li avrebbe presi in consegna lì il cardinale Pierbattista Pizzaballa, capo del Patriarcato latino di Gerusalemme, grazie alla mediazione intessuta anche con il presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi dal Pd, con i parlamentari Arturo Scotto e Annalisa Corrado e dall’imam di Bologna e presidente dei musulmani italiani Yassine Lafram.

Era chiaro che alla Flotilla non andasse bene perché l’obiettivo è “rompere l’assedio, aprire un corridoio umanitario”, mettere in crisi il meccanismo in cui è Israele a decidere cosa entra a Gaza, i camion con gli aiuti sono fermi ai valichi e inchieste indipendenti in ambito Onu dicono che questa è un’arma del genocidio. Infatti il governo israeliano aveva accettato Cipro. Comunque ripartirà anche Karma, la barca dell’Arci e del Pd. E quella della Flotilla che ospita l’europarlamentare dei Verdi Benedetta Scuderi e il senatore M5S Marco Croatti.
“Israele ha accettato la proposta del governo italiano di scaricare gli aiuti nel porto di Cipro e poi trasferirli a Gaza. La flottiglia ha respinto la proposta italiana, dimostrando che il suo vero scopo è la provocazione e il servizio ad Hamas”. Lo scrive su X il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sàar, ribadendo che “Israele non consentirà alle navi di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà violazioni di un legittimo blocco navale”.