Calabria 2025. La via dell’arcobaleno. Occhiu’, vieni a sfilare con noi al prossimo Gay Pride. Una risata ti seppellirà (prima di Natale)

Da quattordici giorni Occhiuto ormai ce l’ha fatta: è stato riconfermato presidente della Regione Calabria e continua a “volare” sulla sempre più tragicomica via dell’arcobaleno. Nonostante l’inchiesta pilotata dal governo suo presunto alleato per eliminarlo, nonostante il tritacarne mediatico agitato sempre dallo stesso fuoco amico, non c’è stato verso di fargli fare un passo indietro. E se qualcuno anche solo per un attimo aveva pensato di fargli male “soffiando” il contenuto di quelle intercettazioni che ancora non hanno visto la luce, è stato ridotto a più miti consigli. Almeno per ora. Non solo: adesso fa esporre sempre di più mediaticamente la compagna Matilde Siracusano e un motivo ci sarà… Anche se l’intervista con Monica Setta ha fatto sbellicare dalle risate l’Italia intera e non solo la Calabria. 

Per una migliore comprensione dei fatti, riassumiamo in poche battute quanto è accaduto dagli inizi di settembre ad oggi. Voci molto attendibili riferiscono che dentro gli atti dell’inchiesta per corruzione su Occhiuto e sul suo cerchio magico sono contenute pesanti accuse omofobe contro Occhiuto da parte di Maria Gabriella Dodaro, moglie magistrata del socio Paolo Posteraro. Chi si aspetta reazioni, resta deluso: solo silenzi e imbarazzo. I media nazionali, che pure erano stati così “generosi” di dettagli anche intimi e personali della relazione di Occhiuto con la compagna, dicono di cadere dalle nuvole. Le fonti interne ai partiti del centrodestra si trincerano dietro un preoccupatissimo no comment, quelle del centrosinistra come sempre… non toccano palla. 

Passano le ore e Occhiuto, sia pure con il cuore in gola, arriva al giorno in cui firma la sospirata accettazione della candidatura e lancia un avviso a chi ancora cerca le carte: “Non mi fermerò mai”. Ovviamente anche lui reagisce col silenzio alle voci che dilagano sulle accuse omofobe e ai contenuti imbarazzanti e probabilmente devastanti delle carte. Quegli atti, in sostanza, altro non sono che le versioni integrali delle intercettazioni, alcune delle quali captate anche all’interno del suo ufficio alla Cittadella di Germaneto. Ma la cortina di ferro resiste. Nonostante qualche fuga di notizie riferisca a piene mani di particolari molto spinti riguardanti il voyeurismo del suo intimo amico Daffinà, che hanno tenuto banco per anni a Vibo e provincia. Niente, Occhiuto va avanti come un treno e resiste ancora: ormai le schede sono state stampate, neanche se le carte uscissero fuori adesso gli impedirebbero di cogliere il suo secondo trionfo consecutivo alla Regione. Insomma, ormai il parassita, almeno per ora, si può rilassare.

In ogni caso, stanno arrivando dappertutto le conferme che la Dda ha piazzato oltre alle cimici anche una telecamera nella celeberrima control room del presidente e pare che ci siano vicende abbastanza compromettenti ma che – almeno per il momento – Occhiuto è riuscito a nascondere, magari con l’aiuto di qualcuno che sta molto in alto.

Ora, pur con tutta la comprensione che si può avere per il risentimento e il rancore che la donna cova nei confronti di colui che ha provocato guai e noie a suo marito, questa circostanza non può passare sotto silenzio e rivela un lato squallido delle loro relazioni. La “considerazione” che la signora Dodaro ha di Occhiuto apre comunque una serie di interrogativi ancora più pesanti sul tenore di vita di questa gente, che non si fa problemi ad esternare quello che pensa. E non c’è dubbio che la signora Dodaro, per come emerge dal contesto delle intercettazioni, sia estremamente convinta di quello che dice, tanto da ripeterlo per due volte.

Roberto Occhiuto non ha mai dichiarato di essere gay o bisessuale. Il fatto che sia stato sposato, che abbia una relazione con una donna e anche dei figli non significa che non possa comunque esserlo: nessuno si scandalizza ormai dei legami bisessuali di un qualsiasi individuo e non saremo certo noi a gridare allo scandalo. Ma qui, tuttavia, non siamo al semplice chiacchiericcio da bar: qui siamo davanti a delle intercettazioni nelle quali le accuse omofobe contro Occhiuto vengono lanciate da una persona che lo conosce benissimo. E Paolo Posteraro, che lo conosce ancora meglio di lei, non interviene minimamente per dirle che sta esagerando o per dirle che non è vero.

Siamo uomini di mondo… Noi di sinistra – anarchici, comunisti o progressisti che dir si voglia –, almeno per la stragrande maggioranza dei casi, non abbiamo nessun problema con i gay e anzi siamo sempre in prima fila ai cortei dei Gay Pride. Ma quelli di destra no, per motivazioni che affondano nella notte dei tempi, da quando Hitler li bruciava nei forni e Mussolini li perseguitava in ogni modo: non solo hanno problemi a rapportarsi con i gay ma non hanno il “coraggio” di partecipare alle sfilate e in qualche caso negano persino il patrocinio degli enti che rappresentano alle manifestazioni gay. Qui a Cosenza, tanto per dirne una, ancora ricordiamo quando nel 2017, sindaco proprio Mario Occhiuto, il Comune negò il patrocinio al Gay Pride.

All’epoca si diffusero le caricature di Mario Occhiuto in versione Gay Pride e non fu una bella pagina di apertura mentale da parte del potere di destra. Perché se c’è una differenza tra le due ideologia è proprio quella dell’apertura mentale. A destra non è concepibile dichiararsi gay o lesbica, c’è da salvare la tradizione… E allora il messaggio satirico che vogliamo lanciare oggi risponde proprio all’esigenza di alleggerire la mente della destra. A Robertino facciamo una proposta: l’anno prossimo vieni con noi a sfilare in corteo per il Gay Pride. No, senza travestimento: quella della vignetta è una provocazione. Vieni con la tua faccia, che basta e avanza. Sempre se nel frattempo tu non l’abbia persa. E ricordati: una risata ti seppellirà, forse anche prima di Natale. Si accettano scommesse. Arrivederci. PS: se non ti piace, rivolgiti ai tuoi amici: una squadra di poliziotti che menano, una bomba o tre colpi di pistola si trovano sempre. A futura memoria auuuuu!