di Alessia Candito
Fonte: Repubblica
Dopo due giorni di sosta a Creta per riparare barche e animi dopo la notte di attacchi subiti, riparte alla volta di Gaza la Global Sumud Flotilla. Le 46 barche avrebbero dovuto lasciare Koufonisi e Ierapetra attorno alle 13, ma la partenza è stata rinviata di qualche ora nella speranza che il meteo si mostrasse più clemente e il vento mollasse la presa e per mettere le carte a posto. Gli attacchi hanno messo fuori uso alcune barche, la Familia Madeira, una delle ammiraglie, è rimasta senza motore, quindi è stato necessario ridistribuire gli equipaggi a bordo di altre imbarcazioni.
Insieme alla flotta c’è anche la Karma, la barca di Arci con a bordo i parlamentari del Pd Arturo Scotto e Annalisa Corrado, oltre al consigliere regionale dem Paolo Romano, e il presidente dell’Ucoii Yassine Lafram. “La Flotilla è e resta un’azione umanitaria, non violenta e dal basso, nel solco del diritto internazionale. Su questa base continueremo a navigare al suo fianco nel rispetto dei principi di non violenza ed azione pacifica”, spiegano da Arci. “La missione non è fine a se stessa. Il vero obiettivo è rompere l’assedio e fermare il genocidio in corso. Per questo chiediamo con forza l’apertura di un corridoio umanitario permanente, che resti attivo al di là della Flotilla”.
Nel frattempo, da Catania ha preso il largo un’altra flotta di dieci vele, che insieme a altre barche partite nei giorni scorsi da Otranto farà rotta verso la Striscia. Le hanno messe su la Freedom Flotilla Coalition, storica organizzazione che da anni tenta di rompere l’assedio via mare, e la Thousand Madleens to Gaza (TMTG), nata dopo la violenta intercettazione che ha messo fine alla missione della Madleen, la barca che a giugno ha tentato di raggiungere Gaza via mare ed è stata abbordata in acque internazionali dalla Marina israeliana, che ha poi arrestato e portato in Israele tutti gli attivisti.
La partenza era programmata da tempo, ma l’intervento del presidente Mattarella e le interlocuzioni in corso fra la Global Sumud Flotilla già in navigazione, il Vaticano e l’Italia, cambiano lo scenario. Certo non modificano l’intenzione di partire: le dieci barche come previsto salperanno domani con a bordo 70 cittadini di oltre 20 Paesi, fra cui 9 rappresentanti dei Parlamenti belga, danese, irlandese, francese, spagnolo, statunitense e dell’Ue.
Mentre le prime navi salpano da Otranto per raggiungere le altre a Catania, il presidente di Freedom Flotilla Italia Zaher Darwish, noto esponente della comunità palestinese di Palermo e quadro della Cgil cittadina, si rivolge direttamente al presidente della Repubblica. “La nostra azione non si limita al piano umanitario – pure fondamentale per alleviare le sofferenze di un popolo martoriato, affamato e colpito da un assedio che assume i tratti di un genocidio”. L’obiettivo è preciso, “politico e istituzionale” e per questo Mattarella potrebbe giocare un ruolo fondamentale: “Richiamare la comunità internazionale al rispetto del diritto internazionale, sistematicamente violato dallo Stato di Israele da decenni”.
In questo modo, spiega, gli attivisti portano avanti quella tradizione dell’Italia, che ha avuto “un ruolo determinante, fondato sui principi di libertà, democrazia e difesa dei diritti umani. Valori radicati nella memoria storica della Resistenza e dei nostri Partigiani, la cui eredità ha ispirato la Costituzione repubblicana”. Loro li porteranno con sé in mare, ma è necessario che lo si faccia anche a terra e che “l’Italia possa e debba avere un ruolo centrale nella promozione della cultura della democrazia e della libertà anche a sostegno del popolo palestinese”. E per questo al presidente Mattarella dice: “Siamo convinti che sia doveroso sostenere sempre le iniziative umanitarie – e Lei, Presidente, può esserne protagonista insieme agli altri leader europei”, sottolineando però che questo non basta. “Riteniamo altrettanto imprescindibile un’azione politica forte, capace di ristabilire il diritto internazionale e di impedire che simili crimini, che rievocano le pagine più oscure della storia, possano ancora ripetersi. A Lei, Presidente, chiediamo di assumere un’iniziativa trasversale e coraggiosa, che richiami ogni istituzione e ogni popolo alle proprie responsabilità e doveri umanitari”.
Frontex: “non è nel nostro mandato”
Le agenzie Ue nel frattempo si sfilano. “Frontex è un’agenzia di controllo delle frontiere europee, un’organizzazione civile, non militare: non abbiamo la capacità di fornire protezione o scorta” alla Global Sumud Flotilla diretta a Gaza. Su iniziativa del gruppo 5s al Parlamento europeo, cinquantotto eurodeputati di Sinistra, Verdi, Socialisti e non iscritti hanno scritto a Ursula von der Leyen per chiedere un intervento di Frontex. Da Bruxelles, dice un portavoce dell’agenzia, non è arrivata alcuna richiesta in tal senso: “La Commissione sa che non rientra nei nostri compiti”.









