Calabria 2025. Se ha già la vittoria in tasca, cosa agita Occhiuto?

A guardare Occhiuto nei comizi e nei confronti televisivi, un dato salta subito agli occhi: appare nervoso, irritabile, tremolante. Sembra sull’orlo di una crisi di nervi pronta a esplodere da un momento all’altro. Il viso tirato, come appena uscito da un lifting, le mani che tremano come foglie al vento, gli occhi lucidi e lo sguardo assente che pare quello di chi ha fumato una tonnellata di crack. I movimenti tesi, rigidi come una corda di violino. Ansioso, agitato, tanto che per calmarlo non basterebbe una tonnellata di psicofarmaci.

Basta osservarlo per capire che vive costantemente sull’attenti, incapace di rilassarsi anche per un istante. Suda, si interrompe, si agita, alza la voce più per nascondere che per convincere. E quando sorride, sembra più una smorfia che un gesto spontaneo.

E allora la domanda sorge spontanea: perché Occhiuto è così agitato? Se i sondaggi – e lui stesso – dicono che è avanti di 30 punti rispetto a Tridico, cosa lo preoccupa? Uno che ha la vittoria già in tasca non dovrebbe essere così: potrebbe gestire con calma la campagna elettorale, senza neanche la necessità di sparare cazzate e promettere di tutto a tutti.

E invece no. Ogni gesto, ogni parola, ogni smorfia tradisce un nervosismo che non si spiega con la semplice competizione elettorale. È come se parlasse sempre con il pensiero rivolto altrove, come se temesse che da un momento all’altro qualcuno possa alzarsi in piedi e presentargli il conto. Perché in fondo Occhiuto lo sa: non c’è palco, comizio o applauso che possa cancellare quello che lo insegue.

La verità è che non è Tridico a togliergli il sonno. Quella partita non è mai esistita. A tormentarlo è altro: qualcosa che lo consuma dall’interno, che aleggia come un’ombra costante, pronta a materializzarsi da un momento all’altro. Qualcosa che non riguarda solo la politica, ma la sua vita stessa. Un segreto, una verità nascosta, che quando verrà fuori lo metterà a nudo. Ed è questa, non la paura di perdere, la sua vera ossessione.